“A spasso con Daisy”: due caratteri opposti a confronto in una commedia da Oscar

Vittorio Paolino Pasciari Vittorio Paolino Pasciari11 Settembre 20228 min

A spasso con Daisy (Drivng Miss Daisy) è un film di genere commedia-drammatico del 1989 diretto da Bruce Beresford ed è la trasposizione cinematografica dell’omonima opera teatrale scritta e diretta da Alfred Uhry che ha curato anche la sceneggiatura del film.

La pellicola ha per interpreti principali Jessica Tandy (Daisy Werthan)Morgan Freeman (Hoke Coburn)Dan Aykroyd (Boolie Werthan), Patti LuPone (Florine Werthan), Esther Rolle (Idella), Joann Havrilla (miss McClatchey), William Hall Jr. (Oscar), Alvin M. Sugarman (dottor Weill), Clarice F. Geigerman (Nonie), Muriel Moore (Miriam), Sylvia Kaler (Beulah) e Indra Thomas (Soloist).

Prodotto con un budget di circa 7,5 milioni di dollari, il film ha ottenuto un incasso globale di circa 145,8 milioni risultando un successo al botteghino con plauso della critica. Fra i riconoscimenti sono da annoverare, su 9 nomination, 4 Premi Oscar (miglior film, miglior attrice protagonista a Jessica Tandy, miglior sceneggiatura, miglior trucco), 3 Golden Globe (miglior commedia o musicale, miglior attore in un film commedia o musicale a Morgan Freeman, miglior attrice in un film commedia o musicale a Jessica Tandy), l’Orso d’Argento miglior coppia (Jessica Tandy e Morgan Freeman) al Festival di Berlino ed il David di Donatello miglior attrice straniera (Jessica Tandy) tutti del 1990 cui si aggiunge il Premio BAFTA 1991 miglior attrice protagonista (Jessica Tandy).

TRAMA USA, Atlanta 1948. Miss Daisy Werthan è un’anziana e distinta signora ebrea di 72 anni, vedova di un ricco produttore di tessuti anch’egli ebreo e maestra elementare ormai in pensione. Molto attiva e indipendente, nota come una donna molto burbera, cocciuta e bacchettona, vive da sola nella sua bella casa, dove è assistita dalla domestica afroamericana Idella, che con gli anni ha imparato a sopportare il suo indomito temperamento quanto le sua bizzarre fissazioni. Un giorno, dopo che l’auto di miss Daisy è finita nel giardino dei vicini durante una manovra uscendo dal garage, Boolie, unico figlio dell’anziana e burbera maestra ed erede dell’azienda paterna, decide di assumere un autista per l’ormai anziana madre, nonostante le furiose proteste di quest’ultima. La scelta di Boolie ricade su Hoke Colburn, sessantenne afroamericano autista delle consegne del latte, analfabeta e in pensione. Nonostante il carattere scontroso della spigolosa e pignola Daisy, Hoke si arma di una massiccia dose di pazienza e di un sorriso sempre spontaneo e solare, concedendosi di tanto in tanto anche frecciatine d’umorismo pungente. Dopo un inizio in salita, il rapporto tra lo chauffeur e la burbera signora vivrà, nell’arco di circa 25 anni, sviluppi imprevisti e duraturi fino al commovente epilogo che sancisce un’improbabile e duratura amicizia.

ANALISI L’azione scorre veloce e si concentra su due piani che procedono in parallelo: il rapporto conflittuale fra i due protagonisti e il contesto storico e sociale che si inserisce a puntate ravvivando il confronto. Da un lato c’è un carattere che cela sotto un’arcigna corazza di pregiudizi la paura di vedere crollare il proprio mondo davanti alla realtà e soprattutto al tempo che passa. Dall’altro c’è un animo onesto che ha imparato a fare della pazienza e di una pacata ma solida determinazione il sostegno per sopravvivere in una società dove dominano pregiudizi razziali. A fare da simpatico mediano allo scontro fra le due entità si inserisce, in maniera più che accettabile, il buonsenso pragmatico del figlio che riesce ad equilibrare lavoro e famiglia. Le interpretazioni offerte da un cast impeccabile sono il punto di forza che mantiene viva una storia che non si ferma al tipico incontro/scontro a sfondo razziale che porta al riscatto. La distanza fra i due caratteri che, anche quando ormai è chiaro e sincero il legame di amicizia instaurato, vuoi per dignitosa sottomissione (Hoke) vuoi per paura della realtà che incombe (Daisy) rimangono ancorati alle loro posizioni, sembra ridursi appena ma non sparire del tutto neanche quando si arriva ad un commovente finale che chiude un emozionante ritratto caratteriale.

DAL TEATRO ALLA CELLULOIDE Il regista australiano Bruce Beresford (16 agosto 1940) muove i primi passi dietro la macchina da presa fin dalle scuole superiori: del 1959 è il primo cortometraggio. Laureatosi in filosofia nel 1964 presso l’Università di Sydney l’anno successivo si trasferisce a Londra cercando lavoro in ambito cinematografico senza ottenere particolare attenzione. Dopo due anni in Nigeria rientra nel Regno Unito e trova impiego al British Film Institute come produttore di cortometraggi. Gli anni 1972-1974 vedono la realizzazione dei primi lungometraggi (The Adventures of Barry McKenzie ed il sequel Barry McKenzie Holds His Own) che se riscuotono successo ai botteghini britannico e australiano tuttavia non ottengono il plauso della critica. Del 1975 è il suo primo film britannico, Side by Side. Il 1975 è, a detta dello stesso regista, l’anno della svolta: Il sapore della saggezza ottiene il successo al botteghino e l’acclamazione della critica. La stessa sorte favorevole di altri due lungometraggi fra il 1980 (Esecuzione di un eroe) e il 1981 (Puberty Blues) gli aprono le porte di Hollywood dove nel 1983 viene chiamato per dirigere Tender Mercies – Un tenero ringraziamento. La seconda metà degli anni ’80 lo vedono dirigere grandi produzioni con attori del calibro di Richard Gere (King David, 1985) e Jessica Lange (Crimini del cuore, 1986) fino al 1989, anno in cui esce quello che tutt’ora rimane il suo più grande successo, appunto A spasso con Daisy. Altro grande successo al botteghino è il dramma Colpevole di innocenza (1999) cui seguono, dopo un periodo di assenza durato 4 anni, Mr Church (2016) e Ladies in Black (2018).

L’opera teatrale Driving Miss Daisy fu scritta da Alfred Uhry e fece il suo debutto il 15 aprile 1987 al Playwrights Horizons di New York per poi andare in trasferta al John Houseman Theatre, rimanendo in scena per un totale di 1195 repliche fino al 3 giugno 1990. Nella parte dei due protagonisti ci furono Dana Ivey e lo stesso Morgan Freeman. Il successo di pubblico e le ottime recensioni ottenute valsero allo spettacolo numerosi riconoscimenti fra cui si segnalano il Premio Pulitzer per la drammaturgia. Da allora altre e memorabili furono le rappresentazioni fra Regno Unito, USA e Australia e ogni volta con un cast di grande rilievo: la più recente, nel 2013, con Angela Lansbury (Daisy), James Earl Jones (Hoke) e Boyd Gaines (Boolie).

Sui tre interpreti principali c’è poco da dire che i veri cinefili non sappiano già. Morgan Freeman, pilastro della celluloide capace come pochi di emozionare e divertire, lo abbiamo più volte omaggiato per altre memorabili interpretazioni (Le Ali della libertà – Invictus – Non è mai troppo tardi recensioni qui). Dan Aykroyd è un volto assai caro per chi conserva nel cuore la commedia dei gloriosi anni ’80-’90 (The Blues Brothers – Ghostbusters) che abbiamo ricordato nella doppia recensione (film e curiosità qui) di Una poltrona per due. Dulcis in fundo, l’ottantenne Jessica Tandy (1909-1994), la più anziana vincitrice dell’Oscar più ambìto dagli attori del grande schermo (miglior attrice protagonista) ma volto già noto al cinema quando nel 1963 entra nel cast di un capolavoro hitchcockiano (Gli uccelli), una delle più grandi attrici teatrali della sua generazione nel repertorio classico e moderno fra Broadway e Londra, si dimostra più che degna dei riconoscimenti ottenuti e due anni dopo avrebbe ricevuto la nomination miglior attrice non protagonista in un altro memorabile classico diretto da Jon Avnet (Pomodori verdi fritti alla fermata del treno).

Avvalendosi di interpretazioni memorabili capaci di far divertire, emozionare ed infine commuovere, il regista australiano offre allo spettatore un prodotto che può far storcere il naso a chi vuole vedere nell’amicizia il vero riscatto di un popolo oggetto di secolare, tutt’ora tragicamente attuale e patetico pregiudizio razziale (Migliori nemici recensione qui) ma risulta più che gradito a chi, come l’Hoke di un sempre bravissimo Freeman, ha imparato con la tenacia e con il sorriso ad abbattere, tardi o presto, le paure di chi non riesce a vedere oltre la superficie del mondo che si è creato e difende inutilmente con una fragile corazza di pregiudizi.

DIVERTENTE ED EMOZIONANTE.

DA VEDERE.

Vittorio Paolino Pasciari

Vittorio Paolino Pasciari

Classe '86, nolano DOC. Laureato in Lettere Classiche, appassionato di cinema, letteratura e teatro.

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