Quando scatta l’addebito per infedeltà coniugale?

Carolina Cassese Carolina Cassese25 Aprile 20213 min

Quando scatta l’addebito per infedeltà coniugale? I coniugi possono domandare al giudice di attribuire ad uno dei due la colpa per la fine del matrimonio? La risposta è si, purchè si dimostri che la condotta tenuta dal marito o dalla moglie sia stata la causa e non la conseguenza della crisi matrimoniale. La violazione dell’obbligo di fedeltà comporta anche la perdita del mantenimento e dei diritti successori.

Cerchiamo di chiarire questi punti. La violazione del dovere di fedeltà comporta:

  • la pronuncia di addebito della separazione, ossia l’attribuzione della colpa per la fine del rapporto coniugale;
  • la condanna al risarcimento del danno nei confronti del partner tradito. La predetta condanna sussiste qualora dal comportamento contrario all’obbligo di fedeltà sia sorta una lesione all’onore ed alla reputazione dell’altro coniuge. Basti pensare, ad esempio, al marito che scopre che la moglie ha una relazione con suo fratello ed inizia a soffrire una grave forma di depressione curata con gli psicofarmaci. Il coniuge al quale è stata addebitata la separazione non ha più diritto;
  • al mantenimento, anche se è possibile domandare gli alimenti, ovvero una somma di denaro necessaria per il sostentamento;
  • all’eredità dell’altro coniuge.

L’addebito della separazione consiste nel far riconoscere il coniuge colpevole di aver causato la crisi del matrimonio e la conseguente separazione. Viene pronunciato dal giudice, su richiesta di una delle parti, presentando la prova che da tale situazione sia scaturita la fine del rapporto.

Facciamo un esempio. Il matrimonio di Marco è in crisi. Da diverso tempo, infatti, i rapporti con la moglie Lucia non sono più gli stessi e la loro intimità è praticamente inesistente. Un giorno Marco conosce un’altra donna con la quale inizia una relazione extraconiugale all’insaputa della moglie. In questo caso l’infedeltà di Marco non giustifica una richiesta di addebito in quanto non è stato il tradimento a causare lafine del matrimonio che era già in crisi da diverso tempo.

Secondo esempio. Francesco e Anna sono sposati da qualche anno. Tra i due le cose vanno a gonfie vele. Tuttavia, Francesco ha intrapreso una relazione sentimentale con una collega di lavoro. Anna scopre il tradimento e chiede la separazione. In questo caso, invece, la violazione del dovere di fedeltà coniugale ha causato la rottura definitiva del rapporto rendendo impossibile la prosecuzione della convivenza. Pertanto, l’addebito per infedeltà avviene nell’ipotesi in cui si dimostri il nesso causale tra il tradimento e la fine del matrimonio.

Secondo la giurisprudenza, la pronuncia di addebito sussiste anche in caso nel caso in cui la relazione di un coniuge con un’altra persona non costituisca adulterio vero e proprio, ma dia luogo a sospetti che offendono l’onore dell’altro coniuge. Esempio: Giuseppe e Alessandra sono sposati da cinque anni. Il matrimonio prosegue bene, Giuseppe viene però sorpreso in compagnia di un’altra donna e in atteggiamenti intimi. Ciò comporta pettegolezzi in paese che giungono alla moglie la quale chiede al marito la separazione con addebito. Anche in questo caso la richiesta di addebito è legittima in quanto il marito ha intrapreso una relazione extraconiugale avente pubblico dominio causando la fine del matrimonio.

Come si prova il tradimento del coniuge e come chiedere l’addebito? Bisogna allegare in giudizio fotografie, documenti, video oppure fare ricorso a testimoni che abbiano assistito al tradimento, ad esempio l’investigatore privato. Costui potrebbe essere chiamato a testimoniare sulla base di prove che ha raccolto. Di diverso avviso è il caso in cui durante la fase transitoria della separazione, i coniugi, pur risultando ancora sposati, non sono tenuti a rispettare il vincolo di fedeltà. Pertanto, ciascuno può intraprendere relazioni sentimentali con altre persone, purchè non si offenda la dignità del coniuge.

Carolina Cassese

Carolina Cassese

Laureata in giurisprudenza presso l ‘Università degli studi di Napoli Parthenope, dopo aver svolto pratica forense nella materia di diritto civile, decide di intraprendere la carriera dell’insegnamento di diritto ed economia politica presso l’istituto paritario Kolbe di Nola. Ha conseguito diversi master e specializzazioni per l‘ insegnamento ed attualmente collabora con l‘associazione Saviogroup, di cui è vicepresidente, realizzando articoli e servizi fotografici attinenti la festa dei gigli di Nola e non solo. Membro membro del Cda della Pro loco di Nola città d ‘arte con delega alla festa dei gigli. Fa parte del direttivo dell’associazione delle reti delle macchine a spalla. Membro del coro diocesano del Duomo di Nola. Ama il nuoto la pallavolo, la ginnastica artistica e la danza classica, che ha praticato in tenerà età. Da piccola ha studiato pianoforte ed è appassionata di musica classica, napoletana e dei gigli degli anni ‘70 e ‘80. In passato ha inciso alcune canzoni dei gigli, sposando il suo amore per il canto con la festa dei gigli di Nola. Ama trascorrere i weekend al cinema o prendendo parte ad escursioni nei posti più belli della Campania.

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