Alla scoperta di Tufo: vino e non solo

Un viaggio all'interno dei uno dei borghi più belli dell'Irpinia e dell'Italia

di Nunzia Napolitano

Continuano le local stories di Nicia e sua madre. Ancora nella splendida Campania, ancora un luogo antico e mistico. Questa volta siamo a Tufo, un antico borgo collinare. Il piccolo comune di Tufo sorge nell’area della Valle del Sabato. È un borgo di poco meno di 1000 abitanti, situato a 250 metri sul livello del mare, a 20 kilometri da Avellino, bagnato dal fiume Sabato. L’etimologia del nome deriverebbe dal primo feudatario, Raone Del Tufo, o più semplicemente dalla roccia vulcanica del tufo, copiosamente presente nel sottosuolo di tutta l’area del paese. Gli abitanti sono detti tufesi e San Michele Arcangelo è il loro patrono.

I primi insediamenti risalirebbero all’antichità: la testimonianza più diretta è costituita, infatti, dal rinvenimento di un cunicolo d’acquedotto sannita-romano, durante i lavori per la costruzione del ponte che, oggi, collega il borgo irpino a Prata di Principato Ultra. La sua storia è strettamente legata a quella della vicina Torrioni: nell’888, infatti, il principe di Benevento Aione II decise di costruire, nell’attuale territorio torrionese, un fortilizio turrito a difesa del castello tufese. Inizialmente fu di proprietà della famiglia Del Tufo, che prese il nome, appunto, dal feudo che amministrò per alcuni secoli..
Nell’estate del 1861, la rivolta antisabauda, da Montefalcione, si estese fino a Tufo e ai confini limitrofi, portando all’incriminazione di 31 tufesi, la maggior parte dei quali conobbe una pena detentiva.

Tufo è anche famosa per essere la città del vino denominato, appunto, Greco di Tufo e che rappresenta il prodotto tipico locale per eccellenza.  È uno dei principali vini dell’Irpinia, ma è conosciuto anche in tutto il territorio nazionale. Dal 1970 beneficia della menzione Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) ed è prodotto in otto comuni della provincia di Avellino: Tufo, Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni.

I terreni in cui è prodotto questo vino presentano delle caratteristiche importanti, tra cui la debole presenza di calcare, buona dotazione di boro, rame, manganese e zinco, l’elevata presenza di argilla, la quale preserva i terreni dalla siccità estiva e consente una più regolare maturazione delle uve ed un normale livello di acidità, la ricchezza in potassio e magnesio, che conferisce ai vini intensità di profumi, buona struttura ed equilibrio. Inoltre, proprio per queste sue caratteristiche è uno tra i pochi bianchi in Italia che si presta all’invecchiamento.

Sono previste, ad oggi, due denominazioni ufficiali: il Greco di Tufo Bianco e il Greco di Tufo spumante. Il “Greco di Tufo”, oltre ad aver ottenuto la DOCG, è stato anche descritto nel D.M. 15-10-1941, contenente le norme per la classificazione dei vini d’Italia agli effetti dei prezzi e, successivamente, nel 1961, nella “Carta dei Vini Tipici d’Italia“, edita dall’Unione Italiana Vini.

Il borgo antico è ubicato attorno al Castello che fu costruito da Raone del Tufo e si trova nel punto più alto del paese. Ed è proprio lì dove arrivano Nicia e la mamma in quella giornata di caldo afoso. È agosto. In giro non c’è nessuno se non  qualche anima seduta fuori alla propria abitazione perché forse fuori fa meno caldo se si sta chiusi dentro. I vicoletti sono stretti e freschi dove il sole batte poco.  Parlano di storia.

Proprio lì, seduto, c’è un vecchietto a cui si avvicinano per sentire una leggenda del luogo quella sulla scoperta della miniera di zolfo. Infatti, si narra che, nel 1866, Francesco Di Marzo vide due pastorelli che davano fuoco a una pietra. Il fatto inconsueto lo distrasse dalla sua amena passeggiata e fu destato sia dalla vista che dall’odore di quello strano fenomeno. Fu scoperta, così, la miniera di zolfo, uno dei più grandi poli industriali del Mezzogiorno, tra Tufo e Altavilla, dove lavoravano circa 1.300 minatori. Nicia e la mamma non potranno arrivarci, oggi c’è un complesso di archeologia industriale e un luogo di escursioni indimenticabili. Sanno, però, che se ritorneranno in quel luogo per toccare col cuore la storia antica respireranno anche storie di vite vissute laggiù.

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