«Se uno non nasce da acqua e Spirito,
non può entrare nel regno di Dio».
(Gv 3,5)
Nella ricerca della felicità l’uomo si è sempre chiesto come raggiungere uno stato di immortalità. Il desiderio di possedere l’elisir di eterna bellezza, innato nel cuore dell’uomo, ha spinto l’umanità ad una costante ricerca scientifica, umana e spirituale di benessere. Ciò che può sembrare una ricerca ben distinta, tre ambiti autonomi, in realtà altro non è che un’unità inseparabile. Così afferma l’Apostolo Paolo nella prima lettera inviata ai fedeli di Tessalonica: “Tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo”. (Primo Testamento 5,23)
Il cuore dell’uomo, dunque, cerca unità, cerca eternità. Come può un edificio raccontarci tutto ciò? Nelle parole sopra citate da parte di Gesù a Nicodemo, tratte dal vangelo giovanneo, si dichiarava apertamente che la nostra vita non è solo quella terrena e, allo stesso tempo, il nostro corpo non è solo quello materiale. C’è una realtà immortale che nasce da “acqua e Spirito”, una vita “altra” donatagli in un momento ed in un luogo ben preciso: al fonte battesimale!
Se la Chiesa (con la C MAIUSCOLA) è immagine del corpo mistico di Cristo, la chiesa (questa volta con la c minuscola, l’edificio di culto) ne è la più esplicita spiegazione. Oltrepassato il portale, c’è uno spazio che parla di vita. Che sia a forma di vasca o di conca posta su un piedistallo, il fonte battesimale rappresenta l’utero della Chiesa.
San Giovanni XXIII, il Papa denominato “Buono”, colui che ha indetto il Concilio Ecumenico Vaticano II nell’ormai lontano 1961, era un grande devoto di questo luogo santo. Entrando in chiesa, e prima ancora di direzionarsi verso l’altare, si fermava per un istante vicino al fonte battesimale e, baciandolo, affermava: “qui sono nato!”.

Battistero di San Giovanni in Fonte
Battistero più antico d’Occidente
Napoli, Duomo
Come un uomo è procreato attraverso l’utero e, dallo stesso vede per la prima volta la luce, così un cristiano. Il fonte battesimale ci parla di vita, di fecondità, di un costante generare figli da parte della Chiesa. Significativo è il gesto che il sacerdote compie durante la Veglia pasquale, la madre di tutte le veglie. Durante la liturgia battesimale prende il cero pasquale precedentemente preparato, acceso ed incensato, simbolo di Cristo, e lo immerge per tre volte nel fonte pieno d’acqua. Questo gesto, che per certi versi può risultare strano, ci dice qualcosa di molto significativo. Cristo, che è simboleggiato dal cero acceso, feconda la sua Chiesa perché possa generare nuovi figli. Da quell’acqua ed in quel luogo, infatti, attraverso il sacramento del Battesimo, nuove creature vengono redente ed incorporate al Corpo mistico di Cristo.
Andare al fonte significa riconoscere che il cuore dell’uomo necessita di ritornare alle proprie origini. Rinascere, o nascere dall’alto, è far ritorno alle origini della propria storia. Che siano familiari, culturali o affettivi, le nostre origini sono il luogo che ci permettono di conoscere gli uomini e le donne che siamo oggi. Da qui nasce un vero e profondo senso di appartenenza. Conoscerci sempre più, e dal di dentro, ci aiuto a vivere coscienziosamente la nostra storia, il nostro oggi. Non si può andare spediti verso la mèta se non ripartendo dalle origini.
Una storia che, per quanto possa essere ferita, dolorosa o semplicemente oscura, desidera essere accolta, guardata, superata e MAI negata. Solo se è pienamente in contatto con la nostra storia ci si può relazionare pienamente con la storia dell’altro e dell’Altro.
Ora che siete entrati nell’edificio del vostro cuore, abbiate anche il coraggio di fermarti. Guardate da dove provenite prima di capire dove volete andare. In fondo, tra le domande fondamentale dell’esistenza umana, non ci si chiede “da dove provengo?”. Chieditelo e, con cuore più leggero, ed allo stesso tempo più maturo, prosegui il vostro cammino.