Nicia e sua madre sono due “turiste della propria città”, girovagano in auto ogni domenica pomeriggio alla ricerca di posti da visitare. Questi posti hanno un denominatore comune: luoghi silenti.
Questa volta siamo nella Basilica Minore del Corpus Domini di Maddaloni che è sede vescovile della Diocesi di Caserta e per l’anno 2024/2025 Chiesa Giubilare. La chiesa, eretta nel ‘700, si erge tra due piazze: piazza Umberto I, dov’è l’entrata laterale da cui siamo entrate effettivamente e piazza De Sivo, dove svetta la grande facciata. La grande facciata, dove sopra il portale d’ingresso vi è lo stemma cittadino, la cupola (e soprattutto il campanile barocco di scuola vanvitelliana che è probabilmente l’elemento più significativo dell’intera struttura) fa di questa chiesa una costruzione maestosa, a cui non corrisponde però un interno altrettanto maestoso, anche se comunque merita la nostra visita. Unica navata con tre cappelle per lato, tinteggiata in toni chiari (bianco/celeste) con pochi stucchi, tranne nella controfacciata (dove è posizionata la statua di S. Giovanni Battista contornata da 2 statue di angeli) e la zona del transetto/presbiterio. Particolarmente luminoso il transetto per la sovrastante cupola.
L’attenzione è subito catturata dai due organi barocchi, in legno dorato, posti ai lati della navata poco prima della crociera. Il presbiterio, preceduto da una balconata in marmo, è caratterizzato dall’altare marmoreo, che reca al centro il tabernacolo realizzato come un piccolo tempietto; l’altare è stato disegnato dal Vanvitelli, ma pur apprezzando in genere questo architetto, dobbiamo dire che nello specifico l’altare non ci ha certo impressionato. Dietro l’altare vi è il coro ligneo, impreziosito da inserti dorati, mentre l’abside, realizzata come il portale di una chiesa, reca al centro, tra una cornice in stucco molto elaborata, una grande polittico del pittore locale Pompeo Landolfo, che ha operato tra il ‘500 e il ‘600 (la tela ritrae l’ultima cena di Cristo mentre nei riquadri intorno più piccoli sono raffigurate scene della passione). Sia le cappelle laterali (3 per lato) che gli altari del transetto, contengono tutti delle tele, alcune di autori ignoti, altre del citato Landolfo, di Giovanni Balducci e di Fabrizio Santafede, pittori minori che hanno operato tra il ‘500 e il ‘600: Interessanti sicuramente per esperti e appassionati di pittura, ma meno per il turista medio. Utile una visita alla sagrestia, per gli armadi qui presenti, di pregevole fattura.
Il pezzo forte è il bellissimo e slanciatissimo campanile del XVIII secolo di scuola vanvitelliana e sull’altare nel transetto di sinistra c’è una teca del XIX e XX secolo che ospita la statua dell’Arcangelo Michele, patrono di Maddaloni. La statua ha catturato la nostra più grande attenzione.
Un fedele del posto che ha notato la nostra presenta incuriosita davanti alla statua ci ha raccontato che viene venerato come Santo Patrono di Maddaloni per ragioni sia storiche che religiose legate alla protezione della città e alla sua figura di difensore contro il male. Non esiste un racconto preciso che ci spieghi da dove derivi la decisione di San Michele quale patrono della città catalina. Probabilmente Maddaloni lo ha scelto come patrono per un concetto di “protezione militare” visto che San Michele è considerato il comandante delle schiere celesti, un potente difensore contro le forze del male e un protettore in battaglia. Maddaloni, essendo un centro strategico e una città con un castello medievale, potrebbe aver trovato in San Michele un protettore adatto contro invasioni lombarde. Tuttavia, un’altra ipotesi si rifà alla tradizione lombarda visto il culto del Santo fu fortemente promosso dai Longobardi che nel loro periodo in Italia Meridionale hanno lasciato la loro tradizione anche a Maddaloni. Durante i festeggiamenti in onore del Santo, che ricorrono tra l’8 maggio e il 29 settembre, le strade della città tornano a rianimarsi, soprattutto quelle del centro. Una ricorrenza che porta centinaia di maddalonesi e turisti a ripopolare Maddaloni, spesso vuota.
Quel vuoto che avevamo respirato appena scese dall’auto. Invece, molto probabilmente, è il cuore pulsante di San Michele Arcangelo, un battito che interrompe il silenzio che incombe su Maddaloni.