Scatta il Decreto penale per Pier Luigi Bersani, reo di aver riferito l’epiteto “coglione” verso il generale Roberto Vannacci, ora europarlamentare della Lega. La Procura di Ravenna ha infatti inviato il decreto che condanna il politico al pagamento di una multa per diffamazione aggravata. Per quelle affermazioni, tuttavia, Bersani ha già dichiarato di voler “sfidare” a processo il generale. Le dichiarazioni erano state pronunciate alla Festa dell’Unità della città romagnola il 1° settembre 2023. In quell’occasione Bersani disse: “Quando leggi quelle robe lì pensi ‘Va bene dai, sciogliamo l’esercito, sciogliamo le istituzioni e facciamo un grandissimo bar‘. Il Bar Italia. Dove puoi dare dell’invertito a un omosessuale, dove puoi dare della fattucchiera a una femminista, dove puoi dare del negro a un nero, dove puoi dire a un ebreo ‘ok la Shoah, ma non esageriamo’. Quel bar lì non sarebbe mai vuoto in Italia. Ma scusate, se in quel bar lì lui puoi dire tutte queste cose, è possibile dare del coglione a un generale? Se parlano da bar, dobbiamo parlare da bar anche noi. Quella non è critica al politicamente corretto, è arretramento della civiltà“.
Da quelle affermazioni partì la querela di Vannacci, che in prima battuta ha avuto ragione ma ora può aspettarsi il ricorso di Bersani contro il decreto e il dibattimento. Una “sfida” che Bersani ha già annunciato di voler portare avanti: “Sia chiaro – scrive su Facebook – che sulla querela del generale Vannacci andrò fino in fondo. Voglio andare al processo. La mia domanda, ancorché in forma scherzosa ed evidentemente non diretta a offendere Vannacci ma a criticare le opinioni che esprime, era e resta vera e sostanziale. Se qualcuno, per di più con le stellette, possa definire anormali degli esseri umani, racchiusi in una categoria, senza che questo venga considerato quantomeno un insulto e non una constatazione. Se nell’anno di grazia 2024 si decidesse che è possibile ci sarebbe davvero di che preoccuparsi“.