Colpo di stato fallito in Turchia, il quarto in poco più di 50 anni

Marco Sigillo Marco Sigillo16 Luglio 20162 min

Questa notte in Turchia si è verificato un tentativo di colpo di stato da parte di alcuni settori dell’esercito, che ormai da tempo mal sopportovano il governo di Erdogan. Il golpe è però fallito, e attualmente Erdogan sembra aver riottenuto il controllo del paese e delle istituzioni, dopo una notte di scontri durante la quale il capo dello stato turco ha anche tentato la fuga in aereo arrivando fino a Berlino dove però sarebbe stato rifiutato dalla Merkel. I morti sarebbero quasi 300 tra civili e militari; al rientro nel paese di Erdogan invece 2.800 militari sono stati arrestati e secondo alcuni media anche 2.745 giudici sono stati rimossi dalla loro mansione e sarebbero stati imprigionati. Tra la concitazione della notte Erdogan è riuscito a comunicare al paese tramite una videochiamata ad un cellulare trasmessa in diretta dalla CNN turca, mentre la televisione di stato era già stata occupata con la forza dai militari che divulgavano messaggi in cui spiegavano le motivazioni del colpo di stato. Tramite la videochiamata Erdogan ha esortato tutto il popolo turco a scendere in strada per la democrazia e per fermare chi stava rovesciando il suo governo democraticamente eletto, ed è stato sicuramente un appello efficace vista la mobilitazione popolare che insieme alle forze di polizia è riuscita a fermare il golpe in atto.

Non è la prima volta che i militari turchi entrano nella scena politica del paese, i quali sono da sempre considerati i tutori del potere laico costituito della Turchia. Quello tentato questa notte è il quarto colpo di stato nella storia del paese. Gli altri tre, tutti riusciti a differenza dell’ultimo, si sono verificati nel 1960, 1971 e 1980, e hanno sempre visto i militari intervenire nel mezzo di complicati momenti sociali, dove la tensione tra partiti politici e tra laici e religiosi arrivava a picchi insostenibili. Nel 1971 i militari furono solo artefici del golpe senza però prendersi carico del successivo governo del paese che fu in quell’occasione affidato ad un politico in grado di formare un governo di unità nazionale. Negli altri due casi fu imposta la legge marziale per diversi mesi e le posizioni di governo furono occupate dai generali per alcuni anni fino alle successive elezioni. Questa volta Erdogan ha avuto dalla sua buona parte della popolazione e anche i partiti, che quotidianamente si oppongono ai suoi metodi di governo, hanno ostacolato il colpo di stato, rifiutando la violenza militare.

di Marco Sigillo

Marco Sigillo

Marco Sigillo

Classe 1991, laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazioni all’Università Federico II di Napoli. Appassionato di comunicazione e scrittura, collabora con 081news dal dicembre 2015, interessandosi soprattutto di temi di portata nazionale ed internazionale. Giornalista pubblicista dal 2019.

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