Crisi migranti in Grecia: un bimbo è annegato, la guardia costiera attacca i gommoni

Il coronavirus sembra aver messo in secondo piano la questione migratoria, anche Salvini pare addirittura concentrarsi su altro. Eppure, l’emergenza è ora ed è preoccupante. La guerra in Siria, che vede frapposti due fazioni con Turchia e Russia a dare il proprio sostegno, ha portato migliaia di persone a scappare. Sono centinaia di migliaia che, se non muoiono per il freddo in approssimativi campi profughi, si ritrovano a rischiare la vita in mare e in frontiera. L’ultima, in ordine di tempo, è quella della Grecia, una frontiera divenuta velocemente spinosa, spinata, violenta. Da alcuni giorni ormai, in risposta alla decisione di Erdogan di aprire il confine, la Grecia ha cominciato a respingere i migranti con ogni mezzo: lacrimogeni al confine, scorazzate e bastonate della guardia costiera per cercare di far danni ai barchini. L’ultimo naufragio, in ogni caso, è di sole 24 ore fa: una barca con più di 40 persone a bordo è affondata al largo di Lesbo, 42 persone sono state salvate ma un bimbo, l’ennesimo, è stato recuperato cadavere. Troppo tardi il salvataggio per lui, così come forse troppo tardi sarà il nostro ravvedimento, troppo tardi ci accorgeremo che stiamo girando lo sguardo alle prepotenze di Erdogan, alle violenze dei lager libici spacciati per centri di accoglienza e ai greci, una volta padroni della cultura occidentale, ora violenti con i più deboli.

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Redazione Zerottouno News

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