In Italia si vota sempre meno: i dati allarmanti

L'astensionismo è in forte aumento

di Luisa Sbarra

L’Italia vota sempre meno. Negli ultimi anni la partecipazione alle urne è calata in modo costante, fino a toccare livelli che mettono in discussione la vitalità della democrazia rappresentativa del nostro Paese. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, alle elezioni europee del 2024 ha votato solo il 49,7% degli aventi diritto: è la prima volta, dalla nascita della Repubblica, che meno della metà degli italiani si reca ai seggi.

Un dato significativo, che conferma una tendenza ormai consolidata. Alle elezioni politiche del 2022, l’affluenza si era fermata al 63,9%, quasi dieci punti in meno rispetto al 2018. Anche le elezioni regionali e comunali degli ultimi anni hanno registrato un’ulteriore flessione: in molte grandi città, come Napoli, Roma e Milano, meno di un elettore su due ha espresso il proprio voto.

A rendere ancora più evidente la crisi di partecipazione è stato l’esito dei referendum del 8 e 9 giugno 2025, incentrati su lavoro e cittadinanza: alle urne si è recato appena il 30%, ben al di sotto del quorum, un risultato che ha reso nulla la consultazione e che segnala un ulteriore allontanamento dei cittadini dagli strumenti di democrazia diretta.

Eppure, negli anni del dopoguerra, l’Italia era tra i Paesi europei con la partecipazione più alta: alle politiche del 1948 aveva votato il 92% degli aventi diritto. Per decenni, il voto è stato percepito come un dovere civico e morale, legato alla ricostruzione democratica e alla forte identificazione con i partiti di massa.

A partire dagli anni Novanta, però, con la crisi dei partiti tradizionali e la fine della cosiddetta “Prima Repubblica”, si è aperta una nuova fase. Il rapporto tra cittadini e politica si è progressivamente indebolito, complice la crescente volatilità elettorale, la personalizzazione della leadership e l’aumento della sfiducia verso le istituzioni.

Secondo l’Istituto Cattaneo, il declino dell’affluenza non è dovuto solo alla disillusione politica, ma anche a trasformazioni più profonde della società: la mobilità, la precarietà lavorativa e la frammentazione sociale. Tutti fattori che rendono più difficile la costruzione di identità politiche stabili.

I dati dell’Istat mostrano che l’astensionismo è più forte tra i giovani, i residenti nelle grandi aree urbane e le fasce sociali più deboli. Nella fascia under 35, in alcuni territori, oltre il 60% degli aventi diritto sceglie di non votare. Per molti di loro la politica è percepita come distante, inefficace o incapace di rispondere ai problemi concreti.

Le campagne elettorali, concentrate su leader e slogan, faticano a coinvolgere chi non si riconosce nei modelli tradizionali di partecipazione. Al tempo stesso, la crescente polarizzazione dei social network non si traduce in un maggiore impegno civico, ma spesso in una partecipazione “a bassa intensità”, fatta di opinioni espresse online più che di presenza reale alle urne.

Il calo della partecipazione, tuttavia, non è un fenomeno solo italiano. In gran parte d’Europa l’affluenza è diminuita negli ultimi decenni, ma con differenze significative. Alle europee del 2024, la media dell’Unione si è attestata intorno al 51%, con punte molto alte in Paesi come Belgio e Lussemburgo (dove il voto è obbligatorio) e valori bassi in Europa orientale. L’Italia, che per decenni era sopra la media, oggi si colloca tra i Paesi con il maggiore tasso di astensionismo, insieme a Portogallo e Croazia.

Secondo un rapporto del Censis 2024, il fenomeno dell’astensionismo va letto come il sintomo di una “crisi di fiducia sistemica”. Non si tratta solo di disinteresse, ma di un distacco più profondo tra cittadini e istituzioni.

Per invertire la tendenza, gli esperti indicano diverse strade: rafforzare l’educazione civica nelle scuole, semplificare i meccanismi di voto, migliorare la trasparenza e la comunicazione politica e creare nuovi spazi di partecipazione, anche digitali, capaci di coinvolgere i cittadini in modo diretto. Ma, come ricordano gli analisti dell’Istituto Cattaneo, nessuna riforma sarà efficace senza un cambiamento culturale più profondo.

L’astensionismo, più che un numero da statistiche elettorali, racconta la distanza crescente tra la politica e la società. Una distanza che, se non colmata, rischia di svuotare la democrazia del suo significato più autentico: la partecipazione dei cittadini.

Altri articoli

Lascia commento

081News.it è una testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Nola al n.2/14.

Eventuali segnalazioni possono essere inviate a redazione@081news.it o sui social ai contatti con nome Zerottouno News.
La testata è edita e diretta da Aniello “Nello” Cassese, sede legale in Liveri (NA) – via Nazionale n.71, sede operativa in Nola (NA) – via Giordano Bruno n.40.

Close Popup

Questo sito web utilizza cookie o tecnologie simili per finalità tecniche e, con il tuo consenso, anche per altre finalità come specificato nella cookie policy. Puoi liberamente prestare, rifiutare o revocare il tuo consenso in qualsiasi momento. La chiusura del banner comporta il consenso ai soli cookie tecnici necessari.

Close Popup
Privacy Settings saved!
Impostazioni

Quando visiti un sito Web, esso può archiviare o recuperare informazioni sul tuo browser, principalmente sotto forma di cookies. Controlla qui i tuoi servizi di cookie personali.

Questi cookie sono necessari per il funzionamento del sito Web e non possono essere disattivati nei nostri sistemi.

Cookie tecnici
Per utilizzare questo sito web usiamo i seguenti cookie tecnici necessari: %s.
  • wordpress_test_cookie
  • wordpress_logged_in_
  • wordpress_sec
  • wordpress_gdpr_cookies_allowed
  • wordpress_gdpr_cookies_declined
  • wordpress_gdpr_allowed_services

Rifiuta tutti i Servizi
SALVA
Accetta tutti i Servizi
error:
-
00:00
00:00
Update Required Flash plugin
-
00:00
00:00