Ron Howard è un regista americano che sin dagli anni settanta ha segnato la storia del cinema statunitense. Nei suoi film ha sempre trattato la sfida della modernità, le scelte degli esseri umani alla ricerca di un mondo migliore dove vivere lontano dal progresso e dalla civiltà. Esempi calzanti sono “A beautiful Mind”, premiato due volte con l’Oscar nel 2001, “APOLLO 13” del 1995, “Cinderella Man” del 2005.
Non fa eccezione l’ultimo film “Eden”. La pellicola ha aperto il Torino Film Festival del 2024 e racconta una storia che il regista aveva in mente da anni, la pandemia ha poi dato la spinta alla realizzazione.
SINOSSI Il dottor Ritter e la sua compagna e discepola Dora Strauch (Jude Law e Vanessa Kirby) abbandonano la Germania proto-nazista e con essa tutti i dogmi borghesi e la civiltà che distruggono la vera natura umana, per trasferirsi alle Galapagos, sull’isola Floreana, selvaggia e isolata, sperimentando così una vita quasi primordiale. Approda sull’isola anche la famiglia Wittmer, sedotta dagli articoli che il dottor Ritter invia ai vari giornali, che nel frattempo è diventato famoso per le sue teorie di non violenza e il disprezzo per gli agi che rincorre l’uomo, ma anche spinta dalla necessità economica dovuta alla grave crisi finanziaria nella Germania del primo dopo guerra. Il marito Heiz Wittmer (Daniel Bruhl) è vedovo e veterano della prima guerra mondiale; la sua seconda moglie Margaret è interpretata da una splendida Sidney Sweeney. Al loro seguito c’è il figlio di lui Henry, con problemi di salute. La famigliola trova non poche difficoltà a sistemarsi sull’isola selvaggia, né può sperare nell’ aiuto o nel conforto della coppia che vede i nuovi arrivati come degli intrusi alla loro solitudine. La situazione diventa esplosiva e degenera quando sull’isola sbarca Eloise Vagner de Bousquet (Ana de Armas), una fantomatica ereditiera che si attribuisce il titolo di Baronessa, accompagnata da due uomini col ruolo di servitori-amanti.
I PERSONAGGI Il film è un thriller di sopravvivenza in cui vengono messe in evidenza tutte le caratteristiche profonde del genere umano. Gli abitanti di quel microcosmo incarnano l’intera umanità in tutte le sue sfaccettature e la situazione in cui vivono caccia il peggio di ciascuno. La più razionale e determinata appare la signora Wittmar (interpretata da Sidney Sweeney che ricopre un ruolo perfetto per lei). Magistrale l’interpretazione del parto in completa solitudine con la minaccia dei lupi sulla soglia dell’abitazione. La signora Wittmer si trova su quell’isola solo per seguire il marito e fin dall’inizio sembra la più rassegnata alla situazione e la meno entusiasta. Nel secondo tempo il suo ruolo diventa fondamentale per mantenere gli equilibri e rappresenta quel tipo di genere umano in grado di far fronte alle situazioni più difficili pur di mantenere la famiglia unita, infatti sarà la famiglia l’unica a sopravvivere sull’isola. La baronessa eccentrica, egocentrica, arrivista, ladra e manipolatrice rappresenta invece il peggio del genere umano, sempre pronto a distruggere gli altri per il proprio tornaconto. Il dottor Ritter, che nel primo tempo è fiero delle sue teorie contro la società e la civiltà, diventa infine spietato e aggressivo quando comincia ad avere fame e deve procurarsi del cibo a tutti i costi, raggiungendo quasi il ridicolo e il macchiettistico. Per la trasformazione del dottor Ritter la scelta del regista è quella di demolire in toto tutte le teorie paventate nel primo tempo dimostrando così che l’uomo somiglia all’animale quando deve soddisfare i bisogni primari e aggredisce il suo simile senza rimorsi. Anche i ruoli femminili sono rappresentati in modo sublime, a partire dalla rassegnata Margaret che è pronta a graffiare quando vogliono demolire la sua famiglia, fino al ruolo di Dora Strauch, un alfiere fedele alle teorie del dott. Ritter e alla sua filosofia di vita, fino alla baronessa già ben descritta in precedenza.
Tratto da una storia vera scritta dai superstiti, dove ciascuno ha dato una visione diversa degli accadimenti, regolarmente riportata sui cartelli finali descrittivi, con questo film il regista ha manifestato la sua posizione di umanista e sostenitore dei valori tradizionali schierandosi con la famiglia. L’Eden che dovrebbe essere il paradiso terrestre, almeno alle apparenze, è un luogo d’inferno, perché la civiltà e i suoi agi, seppur contestati, rendono la vita più semplice e mascherano l’istinto animale che è sepolto in ciascuno di noi.
La sceneggiatura di Noah Pink è intensa, la colonna sonora di Hans Zimmer è adeguata all’incalzare degli eventi e rende il film ancora più godibile. Alcune scene sono crude, altre aggressive e disumane. Il film, però, in definitiva, è intrigante e sicuramente da vedere.