Gli strumenti finanziari ibridi: la via di mezzo tra innovazione e tradizione

di Vincenzo Frate

Quale tipo di carburante dobbiamo utilizzare nel nostro viaggio tra tradizione e innovazione? Il nostro viaggio virtuale nel mondo del risparmio e della finanza continua attraverso l’analisi delle nuove tipologie di investimenti che sempre più troviamo nell’offerta dei player del risparmio gestito. In particolare, sono sempre più all’ordine del giorno i cosiddetti strumenti finanziari ibridi: prendendo spunto dall’industria automobilistica che utilizza questo sostantivo per indicare tipologie di motori a metà tra i tradizionali motori a scoppio e quelli di nuova tecnologia elettrici ,anche l’industria del risparmio gestito sta adottando esattamente lo stesso principio. In pratica, abbiamo la presenza all’interno dello stesso strumento finanziario di due diverse
tipologie di contenitore dove vanno ad essere investite le somme della clientela, alle tradizionali Gestioni separate delle grandi compagnie assicurative, bancarie e delle Poste. Si sono uniti gli investimenti su comparti di fondi comuni ad alto contenuto finanziario creati dalle Società di Gestioni del Risparmio , siano esse appartenenti allo stesso gruppo oppure di case esterne allo stesso.

Le Gestioni separate da sempre sono state le casseforti degli intermediari finanziari e assicurativi, in essi confluivano la maggior parte delle masse introitate soprattutto quelle destinate ai sottostanti delle polizze vita tradizionali. Per la maggior parte degli investimenti le somme erano destinate, e lo sono tuttora, all’acquisto di titoli di stato o in genere di obbligazioni a tassi fissi e predeterminati. Proprio questa sua composizione permetteva la retrocessione agli investitori di una redditività, al netto dei costi, molto considerevole soprattutto negli anni in cui il debito pubblico degli Stati, e dell’Italia in particolare, viaggiavano su livelli molto elevati con tassi di interesse sempre più alti e conseguentemente redditività molto cospicue sia per i gestori che per la clientela. Con investimenti, contenuti sia in premi ricorrenti che in premio unico, si riusciva a spuntare rendimenti interessanti con rischio finanziario praticamente azzerato e con la presenza di contro assicurazioni caso premorienza si dava anche una tranquillità al nucleo familiare con l’acquisto delle cosiddette polizze miste.

L’introduzione della moneta unica europea, avendo la finanza pubblica messo un po’ di ordine nei conti, il progressivo ridursi dei tassi di interesse su debito pubblico, hanno azzerato nel corso degli anni la redditività delle Gestioni separate classiche, ad oggi solo la presenza in pancia di debito pubblico pluriennale, acquistato in epoche precedenti a queste ,riescono a sostenere retrocessione di guadagno alla clientela sempre più ridotte con la progressiva uscita dei titoli più vecchi sostituiti da altri a tassi sempre più bassi. Viceversa, gli investimenti in fondi azionari, obbligazionari e bilanciati, pur mediando il rischio finanziario dell’acquisto di titoli singoli ,con l’acquisto di panieri di titoli diversificati ,portava con sè le oscillazioni dei mercati che da sempre mal si conciliano con la tradizionale prudenza dei tanti risparmiatori alla ricerca di redditività ma pur sempre timorosi di fronte ad eventuali perdite dovute alle turbolenze di mercati.

Oltre alle tre diverse macro tipologie di fondi, azionari obbligazionari o bilanciate, man mano abbiamo visto il proliferare di diversi fondi comuni orientati ad esempio sul comparto geografico, sulla moneta di investimento. Ci sono fondi che investono sui diversi comparti dell’economia, industria, high tech, medicina, costruzioni. In pratica, ogni comparto dell’economia in ogni posto del mondo può essere oggetto di investimento delle Società di Gestione alla ricerca di profittabilità da poter retrocedere ai propri investitori. Per fortuna, oggi anche la cosiddetta Green economy è entrata prepotentemente alla ribalta delle cronache finanziarie creando dei nuovi filoni di investimento che stanno premiando quelle imprese che stanno coniugando lo sviluppo economico con la salvaguardia del pianeta con un uso sostenibile delle risorse e con uno sguardo sempre più lungimirante su inquinamento, aumento
delle temperature e diminuzione delle scorte di acqua potabile.

Quindi, il dubbio amletico tra rendimento e rischio come può essere risolto? Accettare il detto che dice “chi non risica non rosica” oppure abbandonarsi al più prudente “chi va piano va sano e va lontano”? In genere, si sostiene che la saggezza popolare debba essere sempre seguita poiché è il frutto della stratificazione di comportamenti avuti nel corso degli anni ma in questo caso possiamo dire che ha prevalso “in medio stat virtus”, cioè si è scelta una via mediana. I prodotti ibridi sono proprio questo: grandi contenitori in cui confluiscono i risparmi intermediati, essi hanno un doppio canale di investimento sulle Gestioni separate e sui comparti dei fondi comuni. Entrambi contribuiranno alla redditività dell’investimento generando sicurezza e
opportunità dei mercati. Si avrà diversificazione per tipologie di aziende merceologiche o per valute, si medierà il rischio attraverso una continua attività di spostamento sui mercati da parte dei gestori specializzati.

Sfruttando la legge dei vasi comunicanti, avremo dei continui passaggi dalle gestioni separate ai fondi e viceversa per capitalizzare i guadagni e successivamente cercare le opportunità del mercato finanziario con l’obiettivo dell’equilibrio tra rischio ed opportunità. Questi nuovi prodotti sono la risposta più moderna ai tanti dubbi e paure del risparmiatore ma anche alle altrettante voglie di voler avere profittabilità dal risparmio accumulato. La formazione, l’informazione e le scelte consapevoli ,oltre che agli strumenti di tutela messe a disposizioni dei legislatori nazionali ed europei ,devono servire sempre più ad avvicinare il mondo della finanza e dei risparmiatori.

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