La testa pesa più delle gambe, incide sul risultato sportivo, sui buoni propositi che ad Empoli hanno trovato un muro impossibile da superare. Impresa ardua sconfiggere le motivazioni altrui: la squadra di Andreazzoli ne aveva tante, il Napoli poche. Ecco perché è finita due a uno e non diversamente. L’Empoli ha meritato la vittoria, gli altri di perdere. La semplicità del calcio in una partita, novanta minuti di chiarezza e indizi. Da una parte chi ha corso e lottato, dall’altra chi c’ha provato senza mai troppa convinzione, ingannato dalla propria forza, certo – prima o poi – di poter sbloccare, poi recuperare, infine riacciuffare una gara alla fine persa.
MOTIVAZIONI – L’Empoli doveva salvarsi e probabilmente ce la farà, il Napoli ha già blindato la zona Champions (il quinto posto è lontano quindici punti) e il secondo posto è al sicuro, anche se non del tutto certo. Il risultato? Una gara scolastica, bella, inaspettata, imprevedibile, emozionante. Si sono divertiti i tifosi del Castellani, sono tornati a casa delusi solo quelli provenienti da Napoli. Pochi accettano la sconfitta con filosofia, molti se ne fregano dell’Arsenal, dell’Europa League, delle assenze, degli alibi. Avrebbero sperato in un differente epilogo e poco importa se c’è tutto il tempo per rimediare. A volte si vive d’istanti.
L’ARSENAL – Ma l’ombra dei Gunners era evidente: esattamente tra una settimana il Napoli affronterà l’Arsenal per l’andata dei quarti di finale di Europa League. Sarà quella, in attesa del ritorno, la partita più importante della stagione. Sono già tutti lì, anche se non dovrebbero. Prima c’è il Genoa (“Ci rifaremo” ha assicurato Ancelotti a fine gara) e comunque mancano sette giorni che potrebbero bastare per recuperare Insigne, il grande assente dell’ultimo periodo, il capitano che vuole riprendersi il Napoli conducendolo personalmente a Baku.
[foto ANSA]