La 78esima edizione del Festival di Cannes è giunta inesorabilmente e lentamente all’ultima giornata dedicata alla premiazione. Lentamente perché tutta la programmazione è stata considerata sottotono. I capolavori escono raramente, tuttavia la produzione è stata nel complesso buona. Un solo film italiano in concorso. La critica fatta al Festival è stata sulla scelta dei film: troppa tecnica e poca narrazione. Fumagalli, inviato RAI a Cannes, ha commentato che effettivamente non ci sono stati capolavori, però c’ stata tutta una serie di film notevoli, tra cui si menziona “Fuori” di Mario Martone che non ha vinto alcun premio ed è nelle sale italiane dal 22 maggio.
Ospite Robert De Niro, che, quando ha ricevuto il premio, ha dichiarato il suo amore per il Cinema, dicendo che essere un attore è un privilegio perché si recitano diversi ruoli e ciò significa avere un assaggio del personaggio, immedesimarsi nei suoi sentimenti e nelle sue emozioni.
Premiato con la Palma d’oro “It was just an Accident” (tradotto “un semplice incidente”) dell’iraniano Jafar Panahi. Un film tra il drammatico e il noir, a tratti comico, di grande umanità e di grande riflessione. Il lungometraggio ruota intorno ad un incidente le cui persone coinvolte si trovano ad affrontare questioni morali che gli cambieranno completamente il modo di vedere la vita. Il regista ha avuto una standing ovation di circa 10 minuti e nel suo discorso, abbastanza politico, ha richiamato il problema iraniano e la necessità di tutti i popoli di essere liberi. Panahi è stato scarcerato nel 2023 per aver girato nel 2010 un film critico contro il regime iraniano. Tutt’oggi è considerato uno dei registi più apprezzati nel panorama internazionale, ed anche questa volta non ha deluso la giuria.
Il Grand Prix è andato a “Sentimental Value“ di Joachim Trier, un film meno riuscito dei precedenti che però ha conquistato la giuria. Si tratta, in ogni caso, di un bel film. Il regista Trier può solo superare se stesso.
Il Jury Prize è andato, a pari merito, a “Sirat“ di Oliver Lake e a “The Sound of Falling” di Mascha Schilinski. “Sirat” era uno dei candidati alla Palma d’Oro, un film ipnotico, mistico e sensoriale. Un’esperienza unica, una danza del Cinema. Questo premio ex equo è più che meritato. Lo attendiamo nelle sale italiane. “The Sound of Falling”, invece, mette a confronto tre donne in epoche diverse, incapaci di affrancarsi da una società patriarcale e di difendere i loro figli. Anche questo film parla di una problematica sociale.
I fratelli Dardenne non vanno mai via da Cannes a mani vuote e anche questa volta hanno vinto il premio per la miglior sceneggiatura col film “Junes Mères”. La pellicola parla di 5 donne che condividono una maternità difficile, un film molto al femminile che mette in risalto le problematiche di una gravidanza senza il partner. Una bella denuncia delle problematiche sociali attuali.
In questa edizione le problematiche relative alla società, alla politica, all’attualità, al mondo femminile sono entrate a gamba tesa nel Cinema. Oltre ai film elencati, un altro film francese che tratta temi sociali è “Dossier 135″. Il film parla delle difficoltà di mantenere l’ordine pubblico, una disamina della polarizzazione tra società civile e polizia. Il regista ha uno sguardo obiettivo ed esamina le ragioni di ciascuno, mettendo in risalto le dinamiche di sopraffazione attraverso un’inchiesta interna alla polizia francese.
Anche “I due procuratori” è un film politico e sociale che farà molto discutere. Si tratta di una produzione di un regista ucraino e racconta la storia di un procuratore, un giovane idealista che scopre cosa succede nelle carceri staliniane ai tempi delle grandi purghe. Un film, anche in questo caso di matrice sociale e storica, destinato a fare molta strada in Europa. Una denuncia dei regimi in generale con un finale a sorpresa.
In conclusione, tanti sono stati i film interessanti in questa kermesse cinematografica. Alcuni li vedremo nella sale nei prossimi giorni, per gli altri dovremo aspettare ancora settembre.