Hanoi: un amore incompleto

Un viaggio in Vietnam attraverso gli occhi di un migrante

di Luca Marro

Questa settimana è partita male. Sono un paio di giorni che non riesco a dormire bene. Colpa del pareggio del Napoli a Parma, forse. Fatto sta che stamattina mi sono svegliato tutto stonato, appena ho aperto gli occhi mi é partita in testa una cantilena che non si fermava più: non mi piace il Vietnam, non mi piace il Vietnam, non mi piace il Vietnam. Forse la mia testa mi sta dicendo qualcosa. Fammi provare a pensare. Ce l`ho, non è difficile. Mi sono scocciato di Hanoi. Non mi piace questo posto, cioè non più. All’inizio, però, la storia era diversa. Durante i primi mesi in Asia ero sicuro che questa sarebbe stata casa mia per i prossimi vent’anni anni. Avevo mille progetti.

Hanoi mi sembrava una delle città più belle che avessi mai visto. Quindi, cos’è successo? Mi piacerebbe sapere la risposta, ma faccio fatica a trovarla. La colpa è tutta del Vietnam: dell’inquinamento, il caos, il traffico. O almeno, così mi sono detto tante volte, ma non può essere solo quello. La verità è che con Hanoi non sono mai riuscito a creare una connessione vera, pura. Tra di noi non c`è mai stato amore, o se c’è stato non è mai stato troppo bilanciato.

Per questo sono rimasto un po’ deluso dalla città. All’inizio, la sentivo accogliente, viva, pronta ad offrirsi e a ricevere. Ma la vedevo per come volevo che fosse. Solo verso la fine sono riuscito a riconoscerla un po’ di più per quello che era: bellissima ma completamente disinteressata a me. Forse me lo sarei dovuto aspettare. Siamo così diversi. Io troppo bisognoso, e lei così distante e distratta dai milioni di turisti di passaggio.

Il problema è che avevo troppa voglia di vivermi questa storia. Volevo stabilirmi in Vietnam, metterci radici. E per riuscirci ho provato ad accontentarmi. L’ho fatto fino a che a un certo punto non ce l`ho fatta più. Fino a che mi si è spento l’entusiasmo, prima per Hanoi e poi per tutto il Paese.

A quel punto mi sono sentito in trappola. Le ragioni per restare erano finite. L’amore pure. E così, paradossalmente pure io sono finito per diventare quello che non volevo essere, semplicemente uno di passaggio. Ora, questo non significa che il Vietnam mi faccia schifo come mi dice la mia testa da stamattina. “Io non sono tutti i miei pensieri”, così mi ha detto un guru dello yoga su un video Instagram, o forse era Fabio Volo. Adesso non mi ricordo. 

Quello che penso veramente è che nonostante tutto il bello che il Paese possa offrire, oppure le amicizie che ho costruito, qua mi è mancato qualcosa. Quel qualcosa che in altri posti tipo Etiopia, Niger o Georgia è arrivato naturale. Quell’amore di cui sto scrivendo dall’inizio dell’articolo, che chiamo amore solo perché il mio vocabolario fa schifo. Parlo di quella serenità che provi quando sai di essere nel posto giusto. Qua, sta sensazione anche se ho cercato di forzarla in tutti i modi non è mai arrivata.

E forse è questo il punto di tutto questo pezzo: il Vietnam è un posto da favola, in teoria migliore di tutti quelli in cui sono stato prima, ma purtroppo non sono una principessa. E forse semplicemente non è per me. 

Aspetta un secondo, che mi sta succedendo? Ho finito di scrivere e mi sento più leggero. Ho fatto pace con  questo angolo di mondo più in fretta di quello che pensavo. Vabbè, ora finalmente posso pensare ad altro. M’è partito un altro ritornello in testa. Stavolta ci sta pure una musichetta sotto, è più un coro da stadio. Na cosa tipo: Pazza Inter Amalaaaa. Che vuol dire? Sarà un segno del destino? Sto tifando l`Inter? Sono un traditore o semplicemente sto tirando i piedi a più non posso? Non lo so, ultimamente non è che mi capisca tanto. Faccio fatica a essermi onesto. Una cosa però è sicura. Anzi mi rassicura. Almeno anche quest’anno la Juve ha fatto schifo. Questo comunque vada, e soprattutto ovunque vada, mi fa sentire molto più in pace con me stesso .  

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