Il Trattato di Tordesillas: il divisione delle terre “da scoprire”

Fu ratificato da Spagna e Portogallo il 2 luglio 2494

di Domenico Colella

Il 2 luglio 1494, la Spagna ratificò ufficialmente il Trattato di Tordesillas, un accordo siglato poche settimane prima, il 7 giugno, tra i rappresentanti dei re cattolici di Spagna e quelli del re del Portogallo. Il trattato sanciva la divisione delle terre “da scoprire” al di fuori dell’Europa tra le due grandi potenze iberiche. Questo accordo fu uno dei momenti più importanti nella storia della colonizzazione, aprendo la strada a un’espansione oceanica su scala globale che avrebbe avuto conseguenze durature sulla politica, l’economia, la geografia e le popolazioni di interi continenti.

Alla fine del XV secolo, l’Europa si trovava in un momento di fermento economico, tecnologico e culturale. La caduta di Costantinopoli nel 1453 aveva chiuso ai mercanti europei una delle principali vie di accesso alle spezie e ai beni di lusso orientali, aumentando la pressione per trovare nuove rotte commerciali verso l’Asia. In questo contesto, sia il Regno del Portogallo sia i Regni di Castiglia e Aragona (unificati nel matrimonio tra Isabella I e Ferdinando II) cercavano soluzioni alternative per raggiungere le Indie.

Il Portogallo, sotto la guida di Enrico il Navigatore e successivi sovrani, aveva già avviato da decenni una politica di esplorazione lungo la costa africana, raggiungendo il Capo di Buona Speranza nel 1488 con Bartolomeo Diaz. La Spagna, rimasta indietro in questa corsa, decise di appoggiare l’ambizioso progetto di Cristoforo Colombo, che proponeva una rotta verso occidente per raggiungere l’Asia.

Il 12 ottobre 1492 Colombo sbarcò in quelle che oggi chiamiamo le Antille, convinto di essere giunto nelle Indie orientali. La notizia della scoperta di “nuove terre” creò subito tensione tra Spagna e Portogallo, ciascuno desideroso di rivendicare i propri diritti su quelle che si prospettavano come ricchezze immense. Per evitare un conflitto aperto tra le due potenze cattoliche, papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia), di origini spagnole, intervenne nel 1493 con una serie di bolle papali. La più importante fu Inter Caetera, che assegnava alla Spagna i territori scoperti e da scoprire a ovest di un meridiano immaginario tracciato a 100 leghe a ovest delle Isole di Capo Verde. Tutto ciò che si trovava a est di quella linea sarebbe spettato al Portogallo. Tuttavia, il Portogallo ritenne questa spartizione insoddisfacente, temendo che la linea fosse troppo vicina alle coste africane, dove aveva forti interessi commerciali. Il re Giovanni II di Portogallo avviò allora trattative dirette con la corona spagnola, ignorando in parte l’autorità pontificia, e spingendo per uno spostamento del meridiano.

Il risultato di queste negoziazioni fu il Trattato di Tordesillas. L’accordo stabiliva che la linea di demarcazione sarebbe stata spostata a 370 leghe a ovest delle isole di Capo Verde, lasciando una maggiore porzione dell’Atlantico (e potenzialmente del Sud America) al Portogallo.

Con la ratifica ufficiale da parte della Spagna il 2 luglio 1494, il trattato entrò in vigore. Da quel momento, la spartizione del mondo coloniale si basò su questa linea: i territori a ovest sarebbero spettati alla Spagna, quelli a est al Portogallo. Nessun’altra potenza europea fu coinvolta né consultata: il mondo era diviso in due senza tener conto delle popolazioni indigene né di altri regni.

A prima vista, il trattato sembrava avvantaggiare enormemente la Spagna, a cui veniva lasciato tutto il continente americano, tranne una porzione orientale sconosciuta, che nel 1500 sarebbe stata scoperta da Pedro Álvares Cabral e chiamata Brasile. Proprio quella scoperta confermò l’astuzia della diplomazia portoghese: il territorio brasiliano rientrava, almeno in parte, nella zona assegnata al Portogallo dal trattato. La Spagna, dal canto suo, intraprese un vasto programma di esplorazione e conquista in America. Hernán Cortés conquistò l’impero azteco (1519-1521), Francisco Pizarro sottomise gli Inca (1532), e nel giro di pochi decenni vasti territori delle Americhe furono incorporati nel dominio spagnolo. Il trattato offrì alla Spagna una legittimazione diplomatica e politica delle sue imprese coloniali. Il Portogallo, invece, si concentrò sulla costruzione di un impero commerciale in Africa, India e Asia sud-orientale, sfruttando la rotta orientale verso l’India scoperta da Vasco da Gama nel 1498. Così, il trattato permise ai due regni di concentrarsi su sfere d’influenza distinte, evitando guerre dirette, almeno per un certo periodo.

Il trattato era basato su una concezione geografica imprecisa. Nel 1494, la misurazione della longitudine era ancora impossibile con gli strumenti disponibili. Nessuno sapeva con esattezza dove passasse la linea di demarcazione. Solo con il tempo e con l’accrescersi delle conoscenze geografiche emersero le ambiguità e le zone grigie, specialmente nell’area asiatica e del Pacifico.

Nonostante ciò, il Trattato di Tordesillas rimase per decenni il principale punto di riferimento per la diplomazia coloniale. Altri paesi europei, tuttavia, iniziarono ben presto a contestarlo: Francia, Inghilterra e Paesi Bassi non riconobbero mai la validità del trattato, considerandolo una spartizione illegittima.

La ratifica del Trattato di Tordesillas da parte della Spagna nel 1494 segnò un punto di svolta nella storia globale. Fu un atto che non solo ridisegnò le mappe del mondo allora conosciuto, ma aprì le porte a secoli di dominazione coloniale. Ancora oggi, le sue conseguenze si riflettono nella geopolitica, nelle culture e nelle lingue di molte regioni del mondo. Un trattato nato da una negoziazione tra monarchie europee e sancito da un’autorità religiosa divenne, di fatto, uno degli atti fondativi dell’era moderna.

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