Come funziona in Italia il processo per intitolare una strada, una piazza o un monumento a un personaggio illustre? Il sindaco di Milano Giuseppe Sala in riferimento all’intitolazione dell’aeroporto di Milano-Malpensa a Silvio Berlusconi, ha affermato, ad esempio, che bisogna aspettare dieci anni dalla morte per presentare la richiesta di intitolazione. Su delega del Ministero dell’Interno, tuttavia, il Prefetto può oltrepassare il divieto di intitolare vie, piazze o altri luoghi pubblici a persone che siano decedute da meno di dieci anni, se si tratta di persone che abbiano particolari meriti nei confronti della Nazione.
Come è articolato questo procedimento? Innanzitutto va presentata una richiesta specifica all’ente locale di riferimento, di solito il Comune. Tale richiesta può essere inoltrata da enti pubblici o privati, associazioni a carattere nazionale o locale, partiti politici, istituti, circoli, organizzazioni sindacali, comitati, ma anche da gruppi di singoli cittadini. Di solito serve un minimo di 20 o 50 cittadini, è il regolamento comunale a stabilirlo.
La domanda per l’intitolazione di una strada, piazza o monumento, deve essere motivata e deve contenere informazioni storiche, culturali e biografiche del destinatario. Gli interessati devono compilare un apposito modulo, che si può scaricare dal sito istituzionale dell’ente locale di riferimento o richiedere agli uffici. Nel modulo bisogna specificare le generalità di chi propone l’intitolazione, e quelle della persona, il luogo o l’evento a cui intitolare la strada, piazza o monumento. La richiesta va presentata all’ufficio competente.
Una prima valutazione è effettuata dall’ ufficio toponomastica che esamina la proposta, apre un’istruttoria e, infine, delibera. La pratica passa poi all’esame della Giunta comunale, che deve approvare la richiesta. Infine, tutta la documentazione viene vagliata dal Prefetto. Quest’ultimo, dopo aver valutato tutti gli atti presentati dagli interessati, all’ente comunale la propria decisione. Ciò avviene con apposito decreto.
Contro la decisione del Prefetto è possibile proporre un ricorso straordinario al Capo dello Stato entro 120 giorni dalla notifica del provvedimento, per la tutela di diritti soggettivi ed interessi legittimi, nel quale possono essere eccepiti soltanto i vizi di legittimità del provvedimento. In alternativa, si può formulare ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) competente, per la tutela dei soli interessi legittimi, entro 60 giorni dalla notifica del provvedimento. Anche in questo caso possono essere contestati solo i vizi di legittimità dell’atto.