In Italia presto ci potrebbe essere il primo caso di suicidio assistito

Redazione Zerottouno News Redazione Zerottouno News28 Novembre 20212 min

L’Italia potrebbe vedere il suo primo caso di suicidio assistito legale. A comunicarlo è l’Associazione Luca Coscioni che cita il caso di un cittadino delle Marche, noto col nome di fantasia di “Mario”. Il ragazzo è tetraplegico, immobilizzato da 10 anni. Oltre un anno fa ha chiesto all’azienda ospedaliera locale che fossero verificate le sue condizioni di salute per poter accedere legalmente in Italia ad un farmaco letale per porre fine alle sue sofferenze, in applicazione della sentenza di incostituzionalità della Corte Costituzionale n. 242/2019 che indica le condizioni di non punibilità dell’aiuto al suicidio assistito.

Dopo il diniego dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale Marche (ASUR), una prima e una seconda decisione definitiva del Tribunale di Ancona e ben due diffide legali all’ASUR, “Mario” ha finalmente ottenuto il parere del Comitato etico dell’ASUR Marche. Il Comitato etico, a seguito di verifica delle sue condizioni tramite un gruppo di medici specialisti, ha confermato che “Mario” possiede i requisiti per l’accesso legale al suicidio assistito così come stabilito nella sentenza Cappato-Antoniani della Corte Costituzionale. Dopo aver letto il parere, “Mario” ha commentato: “Mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni”.

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha a tutti gli effetti legalizzato il suicidio assistito, nessun malato ha finora potuto beneficiarne, in quanto il Servizio Sanitario Nazionale si nasconde dietro l’assenza di una legge che definisca le procedure – afferma l’associazione – Mario sta comunque andando avanti grazie ai tribunali, rendendo così evidente lo scaricabarile in atto. Dopo aver smosso l’Azienda Sanitaria locale che si rifiutava di avviare l’iter, ora è stata la volta del Comitato Etico. Manca ora la definizione del processo di somministrazione del farmaco eutanasico“.

Tale tortuoso percorso è anche dovuto alla paralisi del Parlamento, che ancora dopo tre anni dalla richiesta della Corte costituzionale non riesce a votare nemmeno una legge che definisca le procedure di applicazione della sentenza della Corte stessa – sottolinea infine l’associazione – Il risultato di questo scaricabarile istituzionale è che persone come Mario sono costrette a sostenere persino un calvario giudiziario, in aggiunta a quello fisico e psicologico dovuto dalla propria condizione“.

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