“Fate presto!”, siamo stanchi

Nello Cassese Nello Cassese16 Marzo 20219 min

Fate presto!“. All’indomani del terribile terremoto dell’Irpinia dell’80, il Mattino uscì in prima pagina con un iconico titolo che sottolineava come, dopo a giorni dalla tragedia, i soccorsi tardassero ad arrivare. Oggi, a distanza di oltre un anno dall’inizio dell’emergenza mondiale per coronavirus, ci troviamo a vivere ancora una situazione analoga, se non più grave. Oggi come 40 anni fa: fate presto! Fate presto perchè la gente continua a morire, fate presto perchè le attività chiudono battenti, fate presto perchè i bambini non vanno a scuola, fate presto perchè sono aumentati i poveri e i i disturbi mentali, fate presto perchè siamo stanchi di vivere nella paura.

Se siamo arrivati a questo punto, è innegabile, ci sono stati degli errori di valutazione e di gestione. Governo, scienziati, cittadini e anche giornalisti, tutti coinvolti e tutti in parte complici. Ma andiamo con ordine, il 27 dicembre 2020 veniva celebrato il V Day, ovvero il giorno in cui l’UE cominciava simbolicamente la campagna vaccinale che avrebbe portato i Paesi fuori dalla pandemia. Il Governo italiano, all’epoca guidato da Conte con commissario straordinario Arcuri, aveva presentato le linee programmatiche per le vaccinazioni parlando della campagna comunicativa e distributiva “L’Italia nasce con un fiore”. Nelle idee di Arcuri c’era quella di distribuire i vaccini in centri costruiti ad hoc che assomigliassero a un fiore (una primula), andando di pari passo con una campagna comunicativa che invitasse i cittadini a vaccinarsi (il vaccino è gratuito ma non obbligatorio).

una delle “primule” ideate dal piano di Arcuri

Come è andata a finire? L’Italia sorprende tutti, all’inizio va a velocità spedita e risulta la prima in UE per somministrazione di vaccini al personale sanitario. Poi qualcosa si guasta. L’immissione in mercato di Astra Zeneca aumenta le possibilità di vaccinazioni ma anche la mole di lavoro, nel frattempo il governo Conte cade e si apre la crisi di governo. Ad oggi l’Italia risulta essere al sesto posto per dosi somministrate in Europa e al dodicesimo al mondo, ma se si considera il procedimento completo di vaccinazione (quindi con due dosi) si arriva ad una percentuale solo del 3,4% di vaccinati (QUI i dati) e, inoltre, se si considerano le dosi in base alla popolazione, l’Italia sprofonda dietro a Paesi meno preparati come Cipro, Marocco ed Estonia.

E ora? Con il blocco temporaneo delle somministrazioni dei vaccini di Astra Zeneca si è ulteriormente rallentata la campagna vaccinale, che proprio in questi giorni si stava ricompattando verso una nuova organizzazione “militare”. Nonostante EMA ed AIFA continuassero a parlare di sicurezza dei vaccini, in vari Paesi d’Europa venivano prese scelte totalmente diverse, i giornali continuavano a citare notizie con leggerezza e l’opinione pubblica batteva i pugni per terra. Alla fine, comitati scientifici e Politica hanno optato per fermare tutto ed aspettare. La situazione, per quanto possa sembrare legittima, determina due fattori importanti: il rallentamento della campagna vaccinale e l’assist indiretto ai No vax. Per mesi non s’era sentito alcun parere contrario sui vaccini dei cosiddetti No vax ma oggi sembrano avere gran voce e una forza maggiore per attirare quelle schiere di “indecisi” che in politica sono spesso l’ago della bilancia del buon esito delle elezioni.

uno dei primi vaccinati in Italia nel V-Day

Non è un caso che l’UE abbia fatto sapere di aver anticipato al primo semestre altri 10 milioni di dose di vaccini di Pfizer che erano previsti per il secondo. E’ plausibile pensare che stia giocando d’anticipo nel caso in cui Astra Zeneca esca con le ossa rotte nell’opinione pubblica e non trovi più terreno fertile nelle popolazioni da vaccinare. Un pericolo concreto, provocato anche dalla nostra categoria dei giornalisti che, non senza sensazionalismo, ha tentato di trovare collegamenti tra morti, malori e vaccini senza affidarsi a pareri scientifici. Le notizie vanno date, ma con cognizione e contestualità. Non si era mai detto che i vaccini non avessero effetti collaterali o che in una popolazione di vaccinati non potessero esserci decessi, ma in questi giorni raramente si è parlato di dati e di scienza.

La stessa EMA (Agenzia Europea del Farmaco), anche durante gli studi di valutazione in questi giorni, ha sempre specificato che i vaccini sono sicuri, che i rischi sono ancora molto minori rispetto ai benefici e che morti e malori del genere avvengono anche in situazioni normali senza somministrazioni di vaccini. Ad oggi sono stati segnalati 275 casi di decessi sospetti in Gran Bretagna dopo l’inoculazione del vaccino Astra Zeneca e 227 dopo la somministrazione di vaccini Pfizer, in un Paese che ha già sfondato il tetto dei 26 milioni di dosi somministrate. Si tratta di fenomeni per i quali ad oggi non c’è contezza scientifica su eventuali collegamenti e, in ogni caso, presentano dati in linea con altri vaccini adoperati per altre malattie. In sintesi, malori e morti dopo i vaccini ci sono sempre stati e i numeri sono sempre stati così minimi da ritenere il vaccino la scelta più giusta rispetto alla contrazione della malattia: non ci sono evidenze scientifiche che il vaccino uccida, ma ci sono dati che dimostrano che se non lo fai c’è molta più probabilità di poter ammalarti e morire. Certo, è davvero indelicato e difficile mettersi in chi ha perso un parente in queste circostanze, ma provate a chiedere a ognuno dei parenti di quei 100mila e passa morti di Covid se avrebbero preferito che venisse fatto ai loro cari il vaccino, a loro che hanno fatto tardi e che non possono più scegliere. Io già so la loro risposta.

il Piano Vaccini di Figliuolo in un’infografica governativa

La Gran Bretagna, in ogni caso, viaggia spedita e non ha bloccato alcuna somministrazione. In Italia, invece, il nuovo commissario straordinario Figliuolo ha deciso di ricorrere alle maniere forti: “Ci si vaccina in ogni luogo disponibile, le dosi non si buttano, creiamo delle liste d’attesa“. Il nuovo piano prevede 500mila somministrazioni al giorno con l’utilizzo di scuole, sedi di associazioni, edifici della grande distribuzione, proteste. Il commissario Figliuolo ha previsto, per le vaccinazioni, il sostegno di ogni tipo di medico, dai dottori specializzandi ai farmacisti, passando per i medici sportivi. Il nuovo piano accantona le “primule” arcuriane e si affida a uno smistamento capillare e veloce, anche con l’ausilio tecnico di Poste Italiane e SDA. La previsione è di immunizzare l’80% della popolazione entro settembre ma non tiene conto della popolazione che non si vorrà vaccinare, delle dosi di vaccino che potrebbero non arrivare e delle nuove schiere di medici che potrebbero essere “liberati” dagli ospedali, che dovrebbero venire man mano decongestionati, e accorpati tra i medici vaccinatori. In Italia erano attese nel primo trimestre del 2021 15.69 milioni di dosi di vaccino: 5.35 di Astra Zeneca, 7.35 di Pfizer e 1.33 di Moderna. Ad oggi sono state somministrate 6.883.378 dosi di vaccino per un totale di 2.070.825 vaccinati, con 5.908.500 dosi di Pfizer, 493.000 di Moderna e 2.196.000, per un totale dell’80.1% di dosi somministrate su quelle consegnate e con uno sviluppo di 1787 centri vaccinali (QUI i dati in aggiornamento).

Nel frattempo, in Italia sono aumentati i cittadini poveri che per l’Istat sono 1 milione in più e per la Caritas sono anche famiglie. Per la Confcommercio, invece, nel 2020 sono state chiuse più di 390 mila imprese del commercio non alimentare. Diversi esperti, inoltre, convengono nell’affermare che la pandemia ha acuito disturbi psichici nella popolazione tra cui minore inclusione sociale, isolamento affettivo, timori per la salute. Il tutto mentre, al 16 marzo 2021, risultano in Italia 103.001 morti dovuti alla pandemia, 3.256 ricoverati in terapia intensiva e 26.098 ricoverati nelle strutture sanitarie. Il tutto mentre il nuovo Governo è ancora imbrigliato nel decreto Ristori per fornire i mezzi per ripartire a quelle fasce di popolazione coinvolte nella crisi economica.

una delle immagini iconiche della terza ondata in Italia, una ristoratrice stremata e sconvolta postata dal profilo Twitter “Francesco e Filomena”

Cosa ha portato a farci ritrovare, dopo un anno, in una situazione analoga se non peggiore è difficile da analizzare. Certo è che il coraggio politico-amministrativo visto nei primi mesi è andato via via sciogliendosi. Gran Bretagna e Israele, per citarne due, battendo su lockdown nazionali e vaccinazioni di massa, stanno usciranno in anticipo dalla pandemia. In Italia, nei momenti fondamentali, è probabile che siano state prese decisioni condizionate dagli umori della società e forse superficiali, come l’apertura delle discoteche in estate, la scelta di far votare milioni di cittadini in quelle stesse stanze che avrebbero accolto il personale amministrativo scolastico, far aprire a intermittenza i locali e le strade in base ai colori. E ora, purtroppo, anche l’assist ai negazionisti e ai No vax. Il tutto mentre il personale è in fase di assunzione, in alcuni casi lenta, e molte performance sanitarie sono rallentate per via dell’attenzione posta ai malati Covid. Parafrasando Valerio Aprea nella nota serie tv Boris di un decennio fa: “Questa è l’Italia del futuro, un paese de musichette mentre fuori c’è la morte“.

Ora però la misura è colma. Siamo stanchi di non avere certezze, siamo stanchi di vivere di angosce e paure senza sapere se questi anni li recupereremo mai. Sono stanchi medici e infermieri di tornare a fare turni massacranti. Sono stanchi bambini e adolescenti di non poter vivere le fasi cruciali del loro sviluppo. Sono stanchi i giovani di non poter fare progetti. Sono stanchi gli adulti di non poter dare sicurezza alle loro famiglie. Sono stanchi i nonni che non possono abbracciare i nipoti. Non si può tornare indietro, si può andare solo avanti. Ma bisogna fare presto, non ci sono più attenuanti. Siamo stanchi.

Nello Cassese

Nello Cassese

Classe 1994, laureato in Scienze della Comunicazione con in Laurea Magistrale "Corporate Communication and Media" all’Università degli Studi di Salerno. Appassionato di calcio e sport in generale, segue con interesse e impegno temi di attualità vari, in particolar modo quelli inerenti il sociale e il terzo settore. Giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Campania dal novembre 2016. Dal gennaio 2018 è direttore di Zerottouno News e dal novembre 2022 è anche Editore della stessa testata. Ha collaborato con il quotidiano online IlPopolareNews, con l'emittente televisiva nolana Videonola, come inviato sportivo per Il Giornale di Sicilia e come speaker radiofonico per Radio Antenna Campania. Attualmente è anche Addetto stampa del Nola 1925 e opinionista nella trasmissione "Tifo Azzurro" su Tele A.

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