Colpo alla ‘Ndrangheta: più di 300 arresti in meno di 2 giorni

Redazione Zerottouno News Redazione Zerottouno News20 Dicembre 20193 min

Colpo storico alla ‘ndrangheta. Nella giornata del 19 dicembre 3000 carabinieri hanno compiuto in tutta Italia quello che è considerato il maxiblitz più imponente della recente storia italiana dopo quello ai danni di Cosa Nostra degli inizi anni Novanta. Le operazioni, eseguite dal ROS e dal Comando Provinciale di Vibo Valentia, sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri. Le accuse sono di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio e altri reati aggravati dalle modalità mafiose.

Era una follia ma ce l’abbiamo fattaha detto Gratteric’era stata una fuga di notizie, l’operazione era prevista per venerdì ma abbiamo dovuto anticipare tutto perché loro erano stati informati. Non sarebbe stato possibile grazie alla mia grande squadra e all’Arma dei Carabinieri. Pensate che il latitante Luigi Mancuso è stato seguito da Milano in treno fino a Rosarno, appena sceso lo abbiamo arrestato“. 13.500 pagine di provvedimento, 416 indagati, 334 arresti, sequestro di beni per 15 milioni di euro, è il risultato dell’operazione “Rinascita – Scott” che ha smantellato la cosca Limbadi dopo anni di indagini. Tra gli arrestati anche politici, avvocati, commercialisti, funzionari pubblici, cancellieri del Tribunale, ma soprattutto nomi illustri della politica locale. Tra gli arrestati, infatti, ci sono anche l’ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli, il sindaco di Pizzo Calabro e presidente provinciale dell’ANCI, Gianluca Callipo, e l’ex consigliere regionale della Margherita e poi Pd, Pietro Giamborino. Pittelli, in particolare, per gli inquirenti era la cerniera tra imprese, politica e cosche, a cui arrivavano anche notizie riservate da uomini delle istituzioni e forze dell’ordine.

Le operazioni hanno coinvolto tutto il Paese: Lombardi, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia, Puglia, Campania e Basilicata, ma alcuni indagati sono stati localizzati e arrestati anche in Germania, Svizzera e Bulgaria. In Piemonte, tuttavia, le operazioni non sono state le uniche collegate a “Rinascita – Scott”. Nelle ultime ore, infatti, la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Torino ha arrestato 8 persone con l’accusa di voto di scambio nell’orbita dell’operazione “Fenice“. Tra gli arrestati l’imprenditore Mario Burlò, vicepresidente nazionale di PMI e in passato presidente di UNI, ma soprattutto l’assessore regionale ai Diritti Civili, Roberto Rosso. Per gli inquirenti, l’esponente di Fratelli d’Italia avrebbe chiesto voti ai clan della ‘ndrangheta calabrese per poter essere eletto in Consiglio regionale. Rosso è stato cinque volte deputato, attualmente è anche capogruppo di FdI al Comune di Torino e vice sindaco di Trino Vercellese, comune di 7mila abitanti in provincia di Vercelli. Giorgia Meloni, leader di FdI, ha preso le distanze da Rosso: “Non possiamo sapere in anticipo cosa faranno persone che dichiarano di voler sposare le nostre battaglie politiche. Noi con la mafia non ci entriamo niente e chi ne fa parte non è il benvenuto“.

 

 

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