Uccisa e fatta a pezzi, ma di Carol Maltesi ci si ricorda solo che ha fatto l’attrice hard

Luisa Sbarra Luisa Sbarra2 Aprile 20228 min

L’omicidio di Carol Maltesi è uno dei più efferati avvenuti ultimamente in Italia. I resti della giovane di soli 25 anni, residente a Rescaldina in provincia di Milano, mamma di un bambino avuto l’anno successivo al diploma, sono stati rinvenuti in Valcamonica circa dieci giorni fa. Gli investigatori sono risaliti all’identità della ragazza grazie ai tatuaggi presenti sul cadavere fatto a pezzi e, in poco tempo, sono riusciti ad identificare anche il killer. L’uomo fermato è Davide Fontana, 43enne, impiegato di banca, vicino di casa e fotografo di fiducia di Carol. È stato sottoposto a provvedimento di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brescia, con l’accusa di omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere. Dopo più di 4 ore di interrogatorio è crollato ed ha confessato ciò che è accaduto nel mese di gennaio: Stavamo girando un filmino hard. Lei era legata, aveva un sacchetto in testa. Ho iniziato a colpirla con un martello su tutto il corpo, non forte. Poi, quando sono arrivato verso la testa, ho iniziato a colpirla forte, non so bene il perché. Non so cosa mi sia successo. Credo fosse già morta, ma non sapendo che altro fare le ho tagliato la gola con un coltello da cucina. 

In seguito, ha ridotto in pezzi il corpo e ha nascosto il tutto, in questi mesi, in un congelatore comprato successivamente su Amazon. Ha risposto ai messaggi che arrivavano da amici e parenti sul cellulare di Carol per far credere che fosse viva. Infine, dieci giorni fa, ha messo i resti in quattro sacchi e li ha caricati in auto per gettarli nel dirupo dove sono stati trovati. I due si erano conosciuti su Instagram nel 2020, come dichiaro dallo stesso Fontana: L’ho conosciuta in un hotel di Milano nell’ottobre 2020. Io lavoravo in banca, ma ho la passione per la fotografia. L’ho incontrata attraverso Instagram e le facevo degli scatti in abbigliamento intimo. Vivevo a Milano insieme a mia moglie, poi ho deciso di lasciarla perché avevo iniziato a frequentarmi con Carol. Avevamo una relazione aperta. Lei vendeva filmati e foto hard su Onlyfans”.

Il nome della ragazza, infatti, o per meglio dire il suo pseudonimo, Charlotte Angie, era già famoso e conosciuto, in quanto aveva iniziato la carriera di attrice di film hard durante il lockdownProprio quest’ultimo particolare ha reso diversa la reazione popolare a questo femminicidio. Il fatto che Carol facesse questo mestiere per molti ha quasi giustificato l’omicidio, facendo pronunciare a tutti il famoso se l’è andato a cercare!. Di una giovane ragazza, madre, figlia, l’unica cosa che sembra contare era il fatto che, negli ultimi anni, si era data a quel tipo di carriera. Non conta e non ha importanza che sia stata uccisa da una persona della quale si fidava, in un modo aberrante, smembrata e conservata in un congelatore per mesi. Non si considera la brutalità dell’assassino, la freddezza e la crudeltà che ha avuto a spacciarsi per lei nei messaggi in tutto questo tempo, l’unica cosa che resta impressa è la parola Pornostar ed una volta letta non c’è bisogno nemmeno di informarsi su cosa e come sia successo, perché quella parola è sufficiente per capire che ha avuto quel che si meritava.

E’ questo il pensiero comune diffuso e di tale portata e di pessimo gusto è stata una battuta del comico del programma televisivo Zelig Pietro Diomede su Twitter che ha scritto: Che il cadavere di una Pornostar fatto a pezzi venga riconosciuto dai tatuaggi e non dal diametro del buco del culo non gioca a favore della fama della vittima. Diomede non ha chiesto scusa nemmeno alla famiglia per il triste tweet, anzi ha dichiarato che probabilmente lo rifarebbe. Nonostante sia stato sospeso dallo show ha dichiarato: No, della mia battuta non chiedo scusa. Quando pubblico sono consapevole che farà male e che potrebbe creare delle conseguenze. Il mio obiettivo non era offendere. La battuta era sul fatto che una pornostar fosse stata riconosciuta dai tatuaggi.

Quella di Diomede è solo una delle tante. Il problema è che un personaggio televisivo si senta in diritto di scrivere una cosa del genere. In questo caso non si tratta di no politically correct ed ancora più grave è il fatto che si sia rifiutato di chiedere scusa e che non abbia capito la gravità di essa. Carol fa parte delle 14 donne già uccise in Italia dall’inizio del 2022, non è possibile comprendere e discolpare chi scherza o ironizza su una piaga come questa, invece di sensibilizzare chi diffonde ancora arretratezza culturale e maschilismo tossico.

Luisa Sbarra

Luisa Sbarra

Studentessa di Giurisprudenza alla Federico II di Napoli con la passione per la scrittura da sempre.

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