A Gaza regnano fame, caos e disperazione. Negli ultimi mesi, decine di civili palestinesi sono stati uccisi o feriti mentre cercavano di accedere ai convogli di aiuti umanitari, in episodi che sollevano gravi interrogativi sulle modalità d’intervento dell’esercito israeliano. Secondo la Protezione civile della Striscia, anche la scorsa notte circa 20 palestinesi sarebbero stati uccisi da colpi di arma da fuoco e almeno 200 feriti. Una tragedia che si ripete da mesi, infrangendo ogni principio di umanità e diritto alla vita. Secondo quanto riportato da organizzazioni umanitarie e testimoni sul campo, più volte i militari israeliani avrebbero aperto il fuoco contro la folla radunata attorno ai camion di cibo.
Il caso più eclatante risale a marzo 2024, quando almeno 112 persone sono rimaste uccise nel cosiddetto “massacro della farina” a Gaza City. Migliaia di civili affamati si erano radunati attorno a un convoglio di aiuti, ma la situazione è degenerata rapidamente. Secondo i testimoni, i soldati israeliani hanno sparato subito sulla folla. Israele ha inizialmente attribuito l’accaduto alla calca, parlando di una fuga precipitosa, ma i video diffusi sembrano confermare l’uso della forza letale da parte delle truppe.
Dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas, iniziata il 7 ottobre 2023, oltre 37.000 palestinesi sono stati uccisi, secondo il Ministero della Sanità di Gaza. Il 70% delle vittime sono donne e bambini. Le infrastrutture civili sono state devastate, gli ospedali resi inoperativi e l’accesso a cibo, acqua e medicinali è drasticamente limitato.
Secondo ActionAid, il sistema idrico di Gaza è al collasso. Il prezzo dell’acqua potabile è aumentato del 400% rispetto ai livelli pre-guerra, raggiungendo i 38 dollari per mille litri di acqua pulita. L’esercito israeliano continua a colpire impianti idrici, mentre le infrastrutture chiave sono state danneggiate o distrutte. Le autorità israeliane hanno tagliato l’elettricità a Gaza e continuano a imporre un blocco di fatto sugli aiuti, negando il carburante necessario per far funzionare le pompe e gli impianti di desalinizzazione. La carenza d’acqua sta avendo conseguenze drammatiche: molte famiglie attingono da pozzi agricoli non sicuri o da falde contaminate.
Anche le Nazioni Unite hanno più volte lanciato l’allarme: “La popolazione è sull’orlo della carestia – ha dichiarato il Segretario Generale António Guterres – Impedire l’accesso sicuro agli aiuti umanitari è una violazione del diritto internazionale”.
Le autorità israeliane, da parte loro, respingono le accuse e affermano di agire per prevenire infiltrazioni terroristiche. “Purtroppo, Hamas si nasconde tra i civili, mettendoli deliberatamente in pericolo”: ha dichiarato il portavoce militare Daniel Hagari. Israele accusa inoltre il gruppo islamista di sottrarre parte degli aiuti destinati alla popolazione.
Tuttavia, diverse organizzazioni indipendenti, tra cui Human Rights Watch e Amnesty International, hanno documentato casi in cui le forze israeliane avrebbero fatto uso di munizioni letali in modo sproporzionato o senza una minaccia imminente, in violazione delle Convenzioni di Ginevra. La Corte Penale Internazionale (CPI) ha aperto un’indagine per crimini di guerra in corso a Gaza, che comprende anche gli attacchi ai civili durante la distribuzione degli aiuti. L’Unione Europea ha chiesto un cessate il fuoco immediato e un’indagine indipendente sugli episodi di violenza.
Intanto, la popolazione continua a pagare il prezzo più alto. Le immagini di bambini che corrono verso i sacchi di farina, di famiglie disperate che inseguono un camion tra le macerie o che piangono i propri cari colpiti mentre cercavano pane, sembrano tratte da un film. Eppure accade tutto sotto gli occhi del mondo. Un mondo che guarda, ma spesso resta in silenzio.
Intere famiglie, civili inermi. Sono loro i protagonisti del bilancio di morte anche in Libano, dove Israele ha dichiarato guerra ad Hezbollah. Stando ai dati del ministero della Salute libanese, sarebbero 3.445 i morti e quasi 14.600 i feriti a seguito dei raid israeliani dall’8 ottobre scorso.
In Iran, ultimo fronte aperto da Israele, invece sarebbero in totale 224 le persone morte a seguito dell’inizio delle operazioni militari israeliane, perlopiù civili. Lo ha riferito nelle scorse ore Hossein Kermanpour, portavoce del ministero della Salute iraniano. Più che una grave crisi umanitaria, in Medio Oriente sembra emergere una grave crisi di umanità.