Morto a 74 anni Alì, il più grande pugile di tutti i tempi

Redazione Zerottouno News Redazione Zerottouno News4 Giugno 20162 min
Heavyweight champion Muhammad Ali stands over fallen challenger Sonny Liston, shouting and gesturing shortly after dropping Liston with a short hard right to the jaw on May 25, 1965, in Lewiston, Maine.

Imbattibile sul ring, sconfitto dal morbo di Parkinson che lo affliggeva da 30 anni. Se ne va così Muhammad Alì, nato con il nome di Cassius Clay, in un ospedale di Phoenix nel quale era ricoverato da due giorni per problemi respiratori. Un personaggio che è sempre andato ben oltre la semplice figura dello sportivo, una persona che non si è mai tirata indietro rispetto a ciò che gli dettava la coscienza. Muhammad Alì ha rappresentato tanto per tante persone che lo hanno idolatrato per i suoi combattimenti sia sul ring che fuori. Danzava come una farfalla e pungeva come un’ape; riusciva a farlo anche parlando, ogni sua intervista era pungente, provocatoria, sempre pronto a mettere in difficoltà intervistatori e pubblico. Da anni la malattia aveva affievolito le sue forze fisiche ma sicuramente non il suo spirito, che non si piegava esattamente come non si piegò all’epoca in cui il governo americano gli chiese di andare a combattere in Vietnam, un rifiuto storico e simbolico che gli costò caro, ritiro della licenza e del titolo di campione del mondo. Tanti e celebri i rivali caduti sotto i suoi colpi, Liston, Frazier, Foreman; proprio con Foreman diede vita a quello che forse è il più famoso incontro di boxe della storia. Un incontro svoltosi a Kinshasa, nell’allora Zaire, terra delle radici del popolo afroamericano dove Alì fu osannato dalla folla e da grande sfavorito riconquistò quel titolo che gli era stato tolto per motivi politici. Ci sarebbe tantissimo da raccontare della vita di Alì, la conversione all’islam con conseguente cambio di nome, le battaglie per i diritti civili, i quattro matrimoni e i nove figli tra i quali anche Laila, campionessa di boxe femminile. Una vita che nell’ultima parte è stata povera di apparizioni a causa della malattia, ma ricca di riconoscimenti internazionali; l’ultima volta si era mostrato in pubblico alle Olimpiadi di Londra del 2012 dove i segni della malattia erano già evidenti, ma anche in quel caso Alì catalizzò l’attenzione del pubblico con la sua sola presenza, quel pubblico che in un sondaggio per la rivista Focus lo ha votato “sportivo del ‘900”. Oggi ci lascia un grande esempio di coerenza e coraggio.

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