“Non ci resta che il crimine”: una divertente crime comedy made in Italy

Vittorio Paolino Pasciari Vittorio Paolino Pasciari21 Marzo 20213 min

Non ci resta che il crimine è un film di genere commedia-fantastico-gangster del 2019 diretto da Massimiliano Bruno con protagonisti Alessandro Gassman (Sebastiano), Marco Giallini (Moreno Filipponi), Gianmarco Tognazzi (Giuseppe), Ilenia Pastorelli (Sabrina), Edoardo Leo (Renatino), Massimiliano Bruno (Gianfranco), Emanuel Bevilacqua (Bove), Marco Conidi (Fariseo), Fabio Ferri (Nespola), Antonello Fassari (suocero di Giuseppe).

Con un incasso di due milioni di euro il film si posiziona al primo posto al botteghino nel primo fine settimana di programmazione e fra i riconoscimenti sono da segnalare due nomination (miglior soggetto e migliori costumi) ai Nastri d’Argento 2019. Un sequel, intitolato Ritorno al crimine, con lo stesso regista e o stesso cast, con l’aggiunta di Carlo Buccirosso e Giulia Bevilacqua, è stato annunciato nel marzo 2019 e sarebbe dovuto uscire il 12 marzo 2020, ma la chiusura delle sale a causa della pandemia di COVID-19  a fatto slittare l’uscita del film a data da destinarsi.

TRAMA Roma, 2018. Moreno, Sebastiano e Giuseppe sono amici di lunga data ed ognuno è afflitto da problemi personali ed economici. I tre sbarcano il lunario inventandosi un “tour criminale” per i luoghi che furono il teatro delle gesta della banda della Magliana, con tanto di abiti d’epoca. Una mattina ritrovano un vecchio amico d’infanzia, Gianfranco, un tempo ragazzo nerd reso oggetto di scherzi dai tre ma adesso imprenditore di successo. Dopo averlo accompagnato nel loro tour improvvisato decidono di prendere un caffè in un bar e, attraversato accidentalmente un ponte di Einstein-Rosen in una porta nello scantinato, all’improvviso vengono catapultati nel 1982, nei giorni dei Mondiali di Spagna. Gli sventurati amici si trovano di fronte la vera banda della Magliana, capeggiata dallo spietato Renatino, che all’epoca gestiva le scommesse clandestine sul calcio.

ANALISI Un’esistenza fallimentare, sul piano professionale e personale, dissimulata dalla spensieratezza di un’amicizia vera, viene scandita da un’azione rapida che alterna comicità e dramma mantenendo sempre un tono leggero e ironico. La disperata ricerca di riscatto personale viene intravista in un’occasione che strizza l’occhio alla fantascienza e ad un caposaldo della commedia nostrana. Anche le uccisioni e la crudeltà del boss, che non possono mancare in un contesto criminale, sono trattate con un tono lieve che rende anche il cattivo un simpatico personaggio agli occhi del pubblico. L’impeccabile prova offerta da interpreti irresistibili salva un prodotto che non sembra avere troppe pretese se non offrire intrattenimento, azione e, nel finale aperto, emozioni e speranze in un riscatto che sembra a portata di mano, mantenendo viva l’attesa di vedere il seguito.

 

 

AZIONE E DIVERTIMENTO Già dal titolo e dal tema (l’improbabile viaggio nel tempo come occasione di riscatto) è palese scorgere una strizzata d’occhio al capolavoro del cinema nostrano reso immortale dalla coppia Benigni – Troisi (sempre nel cuore, Massimo): Non ci resta che piangere. Il confronto è a dir poco improponibile ma un occhio attento che ama la celluloide non si ferma alla superficie come farebbe un purista (massimo rispetto per le opinioni altrui).  Meglio considerare il prodotto qui offerto per quello che è, ovvero un leggero e divertente passatempo per scaricare la tensione quotidiana grazie ad interpreti che, sul piccolo e grande schermo, in un contesto comico (Smetto quando voglio) o drammatico (Rocco Schiavone), si dimostrano sempre più abili e capaci di far divertire ed emozionare (Lo chiamavano Jeeg-Robot).

PER I NOSTALGICI DEGLI INEGUAGLIABILI  ’80 – ’90.

Vittorio Paolino Pasciari

Vittorio Paolino Pasciari

Classe '86, nolano DOC. Laureato in Lettere Classiche, appassionato di cinema, letteratura e teatro.

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