Il cammino dell’uomo, ma la vita in generale, ci porta sempre dinanzi ad una scelta. È il famoso motto “dentro o fuori” di una partita secca che non può restare sulla carta, nei pronostici. Va giocata e, per farlo, bisogna scendere in campo. Scegliere è già un passaggio, un passare da uno stato all’altro.
Anche l’architettura liturgica ci invita a passare da uno stato all’altro, da un esterno ad un interno. È il caso del portale di una chiesa. A primo acchito altro non sembra che una normale porta collocata lì, all’ingresso dell’edificio di culto, per custodire il suo interno. Ma è solo questo?
Tra le definizioni che si auto-attribuisce Gesù (“io sono la Luce”, “io sono il Bel Pastore”, “io sono la Via-Verità-Vita”, ecc…) certamente quello della porta è tra le meno note. Eppure, proprio nel descrivere la Chiesa, con la “C” maiuscola, cioè il suo popolo eletto, si definisce come “porta”. È il quarto evangelista, Giovanni, che ci riporta le parole del Maestro: “Io sono la porta delle pecore […], se uno entra attraverso di me sarà salvato” (Vangelo secondo Giovanni 10,7.9).
Attraversare la porta, per ogni fedele, è attraversare Cristo stesso nel desiderio di essere salvato. Detto così, però, può sembrare qualcosa di unicamente spirituale ed appartenente al solo credo cristiano. In realtà la porta richiama il cuore stesso dell’uomo, di ogni uomo. Andiamo con ordine.
Se lo scopo di un portale dovesse essere unicamente quello di accedere ad un nuovo ambiente la sua funzione risulterebbe limitata. Infatti, per entrare in un luogo non c’è bisogno di una porta. La sua funzione marca il confine, rende visibile una novità, ti “dice” che stai lasciando qualcosa fuori. La soglia di quel potarle è la soglia di ogni scelta. Attraversare è scegliere; scegliere è lasciare; lasciare è crescere.

Portale in stile romanico della cattedrale di San Rufino in Assisi
Come l’ingresso in una chiesa ti dice che stai lasciando fuori il mondo per entrare nel sacro, così nel decidersi per qualsiasi scelta si lascia un prima per un poi. È, per certi versi, la crisi di chi preferisce non scegliere, restare in una sorte di limbo, sicuro del suo oggi perché spaventato del domani. Non è una colpa, è questione di coraggio, un coraggio che non deve mai sposare con l’imprudenza. Scegliere, attraversare, è desiderio di crescita, di novità.
Come il portale è tra l’esterno e l’interno, così il cuore dell’uomo. Entrare è lasciare pensieri, preoccupazioni, uno stato di indecisioni. Come per il portale così il cuore dell’uomo è luogo sacro e per questo merita rispetto. In punta di piedi, facendo silenzio dentro e fuori di sé, ciascuno merita di vivere le proprie scelte.
Senza fretta, per il rischio di perderne il gusto, la vita va gustata in ogni passo. Ammira il luogo dove sei, guarda avanti al tuo obiettivo, non piangere il passato come un qualcosa perso ma ringrazialo come una scuola che ti ha formato per vivere il presente fissando lo sguardo sull’obiettivo che è dinanzi a te.
Può accadere, tuttavia, qualcosa che ti blocca. Dallo spazio accogliente del portale, dalla sicurezza di un luogo ben definito, anche se già in una fase di novità, si apre dinanzi a te uno spazio nuovo, ampio, nel quale ti senti perso. La paura del nuovo, della profondità, dell’ignoto che i tuoi occhi osservano potrebbero scoraggiarti a proseguire. Non pentirti, non voltarti indietro. Ciò che ti sembra “troppo” ti indica che sei destinato a cose (e case) grandi. Un cuore chiuso alla novità è come un palloncino sgonfio, non vola. Ogni scelta è un passaggio, ogni passaggio è una novità, ogni novità vita.
Capisci ora perché il portale è grande, decorato, bello? Perché le scelte sono sempre grandi, decorano la tua esistenza, l’abbelliscono. La tua vita merita di essere imponente, sicura, decisa. Attraversalo!