“Il Gattopardo”, il famoso libro scritto da Tomasi di Lampedusa, sbarca su Netflix. Diretto da Tom Shankland, Giuseppe Capotondi e Laura Luchetti, in sei puntate la miniserie ricostruisce, con un rifacimento abbastanza personale e in chiave più moderna, la storia del principe di Salina e della sua famiglia. Chi si aspetta una riproduzione fedele del romanzo, tuttavia, rimarrà deluso. Il regista ha dato al personaggio principale, il principe di Salina, interpretato da Kim Rossi Stuart, un carattere meno austero e imperioso. La figlia Concetta, interpretata da Benedetta Porcaroli, è invece una giovane donna che ha il coraggio di ribellarsi al padre e di contrapporsi alla forza maschile. La serie è molto incentrata sul personaggio di Concetta, innamorata del cugino Tancredi che però nella sua sfrenata ambizione decide di sposare la bella e ricca Angelica. Concetta sembra più una giovane d’oggi che una rassegnata donna dell’Ottocento. Ancora più moderno, quasi contemporaneo, è poi il personaggio di Angelica, interpretato da Deva Cassel, figlia di un contadino arricchito.
Annunciato da una massiccia campagna pubblicitaria, la serie non riesce a dare la profondità del romanzo, né si può paragonare al grande capolavoro di Luchino Visconti (altri tempi!). Il lungometraggio di Visconti ispirò molti registi tra cui Martin Scorsese e Francis Ford Coppola e fu considerato uno dei film che entrano nella storia del cinema. La miniserie di Netflix, però, ha sicuramente un ruolo positivo che aumenta la potenzialità di conoscenza del grande romanzo e magari incuriosisce lo spettatore e lo spinge a leggere il libro. D’altra parte, la tv ha anche una funzione divulgativa oltre a quella educativa e di informazione.
Il romanzo originale prende il via dallo sbarco dei garibaldini in Sicilia nel 1860. La nobiltà siciliana si sente minacciata dall’emergere di una plebe che diventa sempre più affarista. Il principe di Salina, don Fabrizio Corbera detto il Gattopardo per lo stemma familiare, assiste agli eventi consapevole del cambiamento in atto ma anche del fallimento delle nuove prospettive. Proprio il nipote Tancredi, nel momento di partire e arruolarsi tra le fila garibaldine, afferma la famosa frase “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Questa frase è rimasta memorabile, proprio a dimostrazione dell’abitudine della classe politica che anche di fronte a cambiamenti epocali la loro abilità è conservare i propri diritti e privilegi.
Ed è proprio Tancredi ad incarnare la nuova classe dirigente che però vuole conservare i propri diritti. Sposa la figlia di don Sedara, Angelica, e si dedica alla carriera politica con grande successo.
La storia del Gattopardo non è solo una storia di un principe e della sua famiglia: rappresenta la storia d’Italia, del passaggio da un paese diviso ad una nazione, un momento di grande cambiamento.
Il regista punta sulla Sicilia assolata, polverosa e dormiente, oltre che sulla storia familiare. La serie romanzata e adattata ad un vasto pubblico accenna alla storia d’Italia senza darne la profondità del grande passaggio che stava avvenendo. E’ concentrata sulla famiglia e le sue vicissitudini e ne esce un racconto meno cupo rispetto al romanzo. Belle le fotografie, i fasti dei palazzi e i costumi. Per avere un’idea chiara del periodo storico e del principe di Salina, tuttavia, invito i lettori a leggere il romanzo.