In tanti ricorderanno la scena, che scosse molto coscienze, della reporter ungherese che al confine del suo paese aveva sgambettato un profugo siriano che teneva in braccio il figlioletto. Era il settembre 2015 e quell’uomo era Osama Abdul Mohsen e teneva in braccio Zaid, suo figlio di 7 anni, entrambi provenienti dalla Siria stavano percorrendo a piedi la rotta balcanica insieme ad altre migliaia di disperati in fuga. Dopo quell’episodio in Europa ci fu molta attenzione mediatica intorno a quel gesto e ai suoi protagonisti, la reporter ungherese infatti fu licenziata. La vittima fu rintracciata e intervistata da diversi giornali e tv, raccontando anche qualche particolare della sua vita privata in Siria, tra cui quello che riguardava la sua professione; Mohsen prima della guerra era un allenatore di calcio. Queste informazioni arrivarono anche a Angel Galan, direttore di una scuola calcio con sede a Madrid, il quale è riuscito non solo a contattare Mohsen ma anche a portarlo in Spagna offrendogli un posto di lavoro tramite la propria scuola calcio. Mohsen oggi allena una piccola squadra di dilettanti a Getafe e si è stabilito e integrato nella cittadina, inoltre il piccolo Zaid ha vissuto il sogno di entrare al Santiago Bernabeu al fianco di Cristiano Ronaldo, il suo idolo sportivo. Una storia che per fortuna regala un lieve sorriso tra le tante che riguardano la disperazione di chi fugge dalla guerra, una storia cominciata con un gesto d’odio e per ora arrivata al lieto fine.
di Marco Sigillo
Fonte: TPI
Marco Sigillo
Classe 1991, laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazioni all’Università Federico II di Napoli. Appassionato di comunicazione e scrittura, collabora con 081news dal dicembre 2015, interessandosi soprattutto di temi di portata nazionale ed internazionale. Giornalista pubblicista dal 2019.