Percorrendo la strada periferica, accompagnata da un sole tiepido, Nicia e sua madre si imbattono in un cartello “Rotary Club Scafati” con su scritto “Abbazia Cistercense Santa Maria Realvalle- Scafati“. C’è un qr-code da scannerizzare, serve a scoprire la storia di quel luogo. La mamma, con uno sguardo interrogativo e sorpreso, dice: “e questi disegnini che sono adesso?”. Nicia a questo punto risponde: “Mamma, sono la chiave per aprire una finestra sulla storia”.
Così appare il complesso cistercense di Santa Maria di Realvalle, costruito nel 1274. Il più importante e meno conosciuto insediamento di carattere storico, religioso e architettonico presente sul territorio di Scafati. L’impianto fu fondato da Carlo I d’Angiò per ringraziamento a Dio della vittoria riportata nel 1266 su Manfredi, ai margini del villaggio di San Pietro, dove si estendevano fertili terre coltivate. La denominazione di Realvalle fu voluta per ricordare la badia di Realmonte nell’Île-de-France. Allo splendore dei primi decenni seguirono gli anni di decadenza e la situazione, aggravata dalla caduta del dominio angioino (1442), precipitò il 5 dicembre 1456, quando un terremoto di rilevante intensità fece crollare quasi tutti gli edifici e parte della chiesa abbaziale
Il monastero, affidato tra XV e XVI secolo a diversi illustri commendatari, non riuscì a risollevare le proprie sorti. Negli anni 1590-1597 il priore don Martino riuscì ad erigere una chiesetta per la messa ed a riparare parte dell’ala conversi. Negli anni 1740-1748 l’abate Attilio Lecce realizzò accanto all’antico monastero una chiesa nuova. Quando agli inizi del XIX secolo fu emanata la legge di soppressione dei monasteri, i Cistercensi abbandonarono l’abbazia. Il complesso, incamerato nei beni demaniali fu venduto e soltanto alla fine del XIX secolo venne affidato in enfiteusi alle Suore Alcantarine che ne divennero proprietarie nel 1938, a seguito di una donazione.
Il degrado ha reso molte parti inabitabili ed allo stato attuale la masseria, che chiude a nord il complesso, e la chiesa settecentesca sono state le uniche parti utilizzate dall’Istituto delle Terziarie Francescane Alcantarine fino al 2022 da quando hanno poi abbandonato definitivamente la struttura.
Convivono a Realvalle testimonianze di fede che spaziano sull’arco di oltre sette secoli, e memorie architettoniche che vanno dal gotico francese, attraverso il barocco, fino all’Ottocento e ai tempi moderni con la nuova Cappella di Santa Maria di Realvalle nel convento delle suore francescane alcantarine, dello scultore e pittore scafatese Angelo Casciello.
Lo stato di degrado del luogo è evidente anche ai pochi scafatesi che lo conoscono. Ma nel corso negli anni un gruppo di amici ed appassionati che ha a cuore il recupero delle memorie storiche del territorio di Scafati ha voluto costituirsi in un comitato chiamandolo “Amici di Realvalle” per promuovere il monumento simbolo del nostro territorio: l’Abbazia Cistercense di Santa Maria di Realvalle. L’ Abbazia, comunemente definita dagli abitanti del luogo “la Badia”, rappresenta la storia ed ha avuto, nel corso dei secoli, stretti legami con il territorio, che ne è stato profondamente influenzato. L’obiettivo del comitato è promuovere un monumento unico nel sud Italia e sensibilizzare le autorità competenti per un suo parziale o totale recupero.
L’obiettivo è anche quello di riuscire ad ad inserirlo nel concorso “Fai – I luoghi del cuore” per promuovere ed informare gli italiani su monumenti e luoghi che hanno bisogno non solo di essere recuperati ma anche di ridiventare patrimonio culturale di chi li promuove e non solo. Tutti possono promuovere un luogo e votarlo e farlo votare e tutti possono indicare la loro preferenza senza limiti di età e limiti geografici. Come ogni vero concorso, ha dei premi finali per chi occupa i primi tre posti della classifica, ma non è questo il suo intento principale che, invece, rimane la promozione dei luoghi e la sensibilizzazione di chi li promuove e di chi li vota. Il concorso diventa uno strumento fondamentale e democratico per conoscere un’infinità di opere il più delle volte sconosciute ai più ma fondamentali per la storia e la tradizione di un territorio.
Attualmente l’Abbazia è al 120esimo posto, ma soprattutto è importante constatare che purtroppo non è aperta al pubblico e ne è vietato l’ingresso, rischiando quindi di andare verso l’inevitabile rovina. E’ importante, ora più che mai, metterla al centro di un pubblico dibattito per provare a recuperarla e destinarla ad una funzione operativa, che ha avuto, in effetti, fino agli ultimi decenni del secolo scorso. Un vantaggio può darlo la vicinanza con Pompei e tutti i progetti che riguardano la grande Pompei e la Buffer, zone di cui anche Scafati fa parte. Tanti sono stati coinvolti in questo progetto: scuole del territorio , enti, associazioni e attività imprenditoriali.
E ci provano anche Nicia e la mamma a dare voce a questo luogo silente con la speranza che presto apra al pubblico e ritorni al suo splendore.