Statue abbattute o decapitate: le proteste anti-razzismo non si placano

Marco Sigillo Marco Sigillo15 Giugno 20203 min

L’8 giugno nel corso di una manifestazione antirazzista a Bristol, nel Regno Unito, è stata abbattuta la statua di Edward Colston. Un nome probabilmente sconosciuto ai più. Colston costruì la sua fortuna commerciando schiavi tra il 1600 e il 1700. Alla sua morte fu deciso di dedicargli una statua per aver lasciato parte dei suoi averi alla città, aiutando numerosi enti benefici.

L’attacco alla statua di Colston è stato solo il primo di numerosi episodi simili. Negli Stati Uniti, nel corso delle manifestazioni targate Black Lives Matter, diverse statue sono state sfregiate o abbattute. Tra i monumenti identificati come simboli di razzismo e suprematismo bianco ci sono anche quelli raffiguranti Cristoforo Colombo. Il nostro connazionale è stato “decapitato” a Boston e abbattuto a Minneapolis. A Colombo viene rinfacciato di essere stato un conquistatore razzista. Secondo alcune manifestanti, il colonialismo europeo è un tema ancora troppo sottovalutato nel dibattito pubblico e poco considerato quando si discute delle cause del razzismo dei nostri tempi.

La figura dell’esploratore italiano ha vissuto fortune altalenanti nel corso dei secoli. Quasi ignorato nel periodo successivo alla sua morte, viene rivalutato nel corso del 1800, anche attraverso alcuni racconti molto romanzati che ne accrebbero la fama negli Stati Uniti. Nel 1934 il democratico Roosevelt ne istituzionalizzò la festa, creando il Columbus Day, celebrato ogni 12 ottobre. Festa che per un periodo fu contestata dai suprematisti bianchi che rivendicavano la scoperta delle Americhe da parte dei vichinghi e che oggi viene invece malvista dai movimenti antirazzismo.

Oggi la storia ci offre numerose fonti sulle azioni di Colombo. È indubbio che abbia compiuto rapimenti ai danni dei nativi americani, provocando la morte di molti di loro nei viaggi a cui erano costretti per essere esibiti come trofei in Europa. Così come è certo che lo scopritore sia tra i corresponsabili dei massacri eseguiti dagli europei ai danni di popolazioni come i Taino.

Nella città di Philadelphia, invece, pil sindaco ha provveduto a far rimuovere una statua dedicata ad una controversa personalità degli anni 70. Si tratta della statua raffigurante Frank Rizzo, prima capo della polizia e poi sindaco della città dal ’71 al ’79. Rizzo era un suprematista bianco, un uomo che disprezzava apertamente le minoranze etniche e gli omosessuali. Un politico che invitava a votare “bianco” e che ha contribuito a dividere la comunità che governava, incentivando il razzismo della polizia.

In Italia è stata imbrattata la statua di Indro Montanelli, esposta in un giardino a lui intitolato a Milano. Sul piedistallo la scritta “razzista stupratore”. Accusa riferita all’acquisto di una bambina etiope da parte di Montanelli negli anni ’30. Non è la prima volta che la statua viene imbrattata, probabilmente non sarà l’ultima.

Volendo riflettere su questi gesti, mi chiedo se sia opportuno cercare di sfruttare il momento di protesta per spostare la discussione su un livello più consapevole. È giusto distruggere ogni riferimento a persone colpevoli di razzismo? Sarebbe giusto distruggere una statua di Giulio Cesare in quanto razzista, schiavista e imperialista conquistatore di popoli? Sarebbe forse più utile prendere maggiore consapevolezza della nostra storia. Tutti dovrebbero sapere cosa hanno realizzato nelle proprie vite Montanelli e Cristoforo Colombo. L’iconoclastia è un atteggiamento tipico di chi vuole nascondere e far dimenticare storie e culture. È ciò che ha fatto l’Isis nei territori che ha conquistato, distruggere la storia per crearne una nuova e totalitaria. È questo il cammino verso una società più equa?

Il grande storico Marc Bloch scrisse: L’incomprensione del presente cresce fatalmente dall’ignoranza del passato. Smettiamola di dedicare statue a chi è stato razzista, omofobo e in qualsiasi modo abbia discriminato qualsiasi essere umano. Ripensiamo a come trasformare una statua in un insegnamento per il presente e per il futuro.

Marco Sigillo

Marco Sigillo

Classe 1991, laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazioni all’Università Federico II di Napoli. Appassionato di comunicazione e scrittura, collabora con 081news dal dicembre 2015, interessandosi soprattutto di temi di portata nazionale ed internazionale. Giornalista pubblicista dal 2019.

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