Il Conclave ha eletto Robert Francis Prevost come nuovo Papa. Il nuovo Pontefice ha scelto di farsi chiamare Leone XIV, un richiamo esplicito alla figura e all’operato di Leone XIII, autore della storica enciclica “Rerum Novarum”, che diede vita alla dottrina sociale della Chiesa nel XIX secolo.
La sua elezione segna un momento cruciale nella storia recente del cattolicesimo: per la prima volta un Papa statunitense, missionario in America Latina, guiderà la Chiesa cattolica.
Nato il 14 settembre 1955 a Chicago in una famiglia cattolica di origini franco-canadesi, Robert Francis Prevost ha mostrato sin da giovane una spiccata sensibilità spirituale e sociale. Entrato nell’Ordine di Sant’Agostino all’età di 20 anni, ha intrapreso un percorso di formazione che lo ha portato dapprima a studiare filosofia e teologia negli Stati Uniti, per poi a proseguire gli studi presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino a Roma, dove ha conseguito il dottorato in diritto canonico.
È in Perù, però, che ha lasciato un’impronta profonda dove è stato missionario per oltre 15 anni e Vescovo di Chiclayo dal 2014, dedicandosi alla formazione del clero, al sostegno della giustizia sociale e alla difesa dei diritti umani in contesti segnati da povertà e instabilità
Uno dei tratti distintivi del ministero episcopale di Robert Francis Prevost è stato il forte legame con la Caritas diocesana. Durante il suo episcopato a Chiclayo, ha trasformato la Caritas locale da semplice organismo assistenziale a vero motore di promozione umana e sviluppo comunitario. Ha voluto che la Caritas non si limitasse a distribuire aiuti, ma che lavorasse a stretto contatto con le parrocchie, le comunità contadine e le periferie urbane, per creare reti di solidarietà permanente. Sotto la sua guida, la Caritas di Chiclayo ha avviato programmi di microcredito per donne in zone rurali, progetti di nutrizione infantile nelle scuole, e interventi di formazione professionale per giovani disoccupati. In collaborazione con Caritas Perù e Caritas Internationalis, ha anche coordinato azioni di emergenza dopo disastri naturali, come le alluvioni che hanno colpito il nord del Paese nel 2017. Prevost ha anche riorganizzato l’azione pastorale in forma capillare: ha mobilitato le parrocchie come centri di distribuzione di viveri, medicinali e sostegno psicologico, coinvolgendo religiosi, volontari e operatori sanitari.
Questo impegno lo ha fatto notare sempre più anche a livello internazionale. Nel 2023 è stato chiamato a Roma da Papa Francesco come Prefetto del Dicastero per i Vescovi, uno dei ruoli più delicati della Curia. In questa veste ha lavorato a stretto contatto con le Chiese locali di tutto il mondo, maturando una visione globale della Chiesa. Le sue qualità di ascolto, equilibrio e fermezza lo hanno reso una figura di riferimento anche nei contesti più complessi.
La reazione globale alla sua elezione è stata, in gran parte, positiva. Negli Stati Uniti la notizia ha avuto una risonanza straordinaria: media, leader religiosi e politici hanno parlato di “momento storico per la Chiesa americana”. La Casa Bianca ha diffuso un messaggio di congratulazioni, definendo Leone XIV “una guida spirituale dal respiro universale”.
In America Latina, soprattutto in Perù, si sono viste scene di commozione e festa: lì Prevost è ancora ricordato come “el obispo del pueblo”, il vescovo che camminava per strada senza scorta, che conosceva i nomi dei catechisti e dormiva nelle case dei campesinos.
In Vaticano, infine, il clima è di sobria soddisfazione: molti cardinali hanno definito la sua elezione “naturale, frutto di una maturazione collettiva”.