Dopo un lungo ritardo, essenzialmente dovuto a questioni di bigottismo (su cui non ci soffermeremo ulteriormente, se n’è parlato fin troppo), abbiamo finalmente potuto vederlo: l’ultimo lavoro di Woody Allen, “Un giorno di pioggia a New York“. Usciti dalla sala, eravamo sognanti, intellettualmente stimolati, cullati da una sensazione calda, come se avessimo visto una delle sue vecchie commedie sofisticate in bianco e nero. Quelle del periodo d’oro. Rimodulata però in chiave moderna. Manhattan 2.0. Paragone...