Torino e Belgrado, domenica da “botte e sangue” allo stadio

Nello Cassese Nello Cassese27 Aprile 20152 min

Torino e Belgrado sono distanti centinaia di chilometri, eppure questa domenica le due città sono state accumunate sventuratamente dallo stesso fardello: la violenza allo stadio. A fine giornata infatti si conteranno 10 feriti a Torino e ben 50 a Belgrado. A Torino il giorno del derby era cominciato già in maniera violenta, in mattinata infatti frange ultras delle due compagini torinesi erano venute a contatto per le vie delle città. Prima della partita la situazione già cominciava a prendere una brutta piega, uova e sassi avevano raggiunto il pullman della Juve con ancora all’interno giocatori e dirigenti. Durante la partita si sono viste coreografie bellissime, si è disputata una partita emozionante ma ancora una volta alcuni balordi hanno rovinato tutto; una bomba carta è stata lanciata dal settore ospiti verso la curva Primavera, dove vi erano i tifosi del Torino. Lo scoppio ha provocato la rottura di diversi sediolini, le cui schegge hanno portato al ferimento di 10 persone. Subito sono arrivate le condanne delle due società e dei calciatori, mentre le forze dell’ordine hanno provveduto ad arrestare 5 persone, tra le quali (come riporta la Gazzetta dello Sport) ci sarebbe un 18enne che aveva compiuto gli anni proprio quel giorno.

Oltre frontiera la situazione è stata anche peggiore. Nell’impianto di Belgrado si giocava il derby cittadino tra la Stella Rossa e il Partizan. Le frange più violente delle due tifoserie hanno cercato il contatto gettando dapprima sassi e oggetti, per poi passare ai fatti usando mazze e le aste delle bandiere. Il match è cominciato dopo 45 minuti ed è terminato 0-0, mentre i feriti sarebbero 50, tra cui circa 20 poliziotti.

Una domenica nera, derby di sangue, derby di botte. Torino e Belgrado scrivono una brutta pagina di storia sportiva e confermano i timori delle rispettive federazioni e degli appassionati di calcio. Sempre meno famiglie vanno allo stadio, in Italia è vietato addirittura portare tamburi e bottigline di plastica. E’ la triste storia di uno sport nato con i tifosi seduti a guardare le partite a bordocampo, uno sport che ormai sta diventando ostaggio di alcuni balordi, mentre si allontana dalle famiglie.

di Nello Cassese

Nello Cassese

Nello Cassese

Classe 1994, laureato in Scienze della Comunicazione con in Laurea Magistrale "Corporate Communication and Media" all’Università degli Studi di Salerno. Appassionato di calcio e sport in generale, segue con interesse e impegno temi di attualità vari, in particolar modo quelli inerenti il sociale e il terzo settore. Giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Campania dal novembre 2016. Dal gennaio 2018 è direttore di Zerottouno News e dal novembre 2022 è anche Editore della stessa testata. Ha collaborato con il quotidiano online IlPopolareNews, con l'emittente televisiva nolana Videonola, come inviato sportivo per Il Giornale di Sicilia e come speaker radiofonico per Radio Antenna Campania. Attualmente è anche Addetto stampa del Nola 1925 e opinionista nella trasmissione "Tifo Azzurro" su Tele A.

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