Trainspotting: un inno alla vita, molto più che un cult

Vittorio Paolino Pasciari Vittorio Paolino Pasciari15 Giugno 20196 min

Trainspotting è un film del 1996 diretto da Danny Boyle e tratto dall’omonimo romanzo scritto da Irving Welsh nel 1993. Il film ha per interpreti principali Ewan McGregor (Mark ‘RENT BOY’ Renton), Robert Carlyle (Francis ‘FRANCO’ Begbie), Ewen Bremner (Daniel ‘SPUD’ Murphy), Jonny Lee Miller (Simon ‘SICK BOY’ Williamson), Kevin McKidd (Thomas ‘TOMMY’ MacKenzie), Kelly Macdonald (Diane) e Peter Mullan (Johnny ‘SWANNIE’ Swan).

Presentato fuori concorso al 49° Festival di Cannes del 1996, il film è stato inserito nel 1999 dal British Film Institute al decimo posto della lista dei migliori cento film britannici del XX secolo e nel 2004 è stato definito come il miglior film scozzese di tutti i tempi in un sondaggio di pubblico generale. Il film ha vinto un Premio BAFTA nel 1996 per la ‘Migliore sceneggiatura non originale’ e vanta una nomination agli Oscar 1997 nella medesima categoria.
La pellicola ha avuto un sequel nel 2017, T2 Trainspotting, diretto dallo stesso Boyle con il cast originale del primo film. Anche questo film è tratto da un romanzo di Welsh, “Porno“, a sua volta sequel del romanzo del ‘93.

LA TRAMA Scozia, Edimburgo. Un gruppo di amici, RENT (voce narrante del film), SICK BOY, SPUD, TOMMY e BEGBIE, cercano nella droga e nella violenza il rifugio alla banalità dell’esistenza moderna. Scopriranno, attraverso una serie di imprevisti e tragici eventi, che non ci sono facili soluzioni per sottrarsi alla solitudine ed al tormento della vita. E sarà proprio RENT, dopo un tormentato processo di redenzione, a capire che la cosiddetta “normalità” tanto odiata all’inizio va affrontata con coraggio perché è la migliore soluzione per andare avanti sereni.

ANALISI DEL FILM  L’esistenza ai limiti dell’autodistruzione di un gruppo di anime tormentate viene descritta in un crudo realismo che può sconvolgere chi è debole di cuore. Una rappresentazione quasi surreale dell’Inferno della droga, eroina per alcuni e pura violenza per altri, è resa ancora più impressionante perché in contrasto con una normalità sociale e familiare ancora più opprimente di un’overdose di eroina (emblematica è la rappresentazione del processo di disintossicazione di Rent). All’improvviso una serie di eventi, una breve love story con una studentessa e due tragiche morti, spingono il protagonista a voltare definitivamente le spalle alla sua apatica non-esistenza. A sancire il definitivo cambiamento è alla fine il gesto di perdono verso il più debole del gruppo, Spud, l’unico che, al culmine di una potenziale ricaduta nel tunnel, ha dimostrato un vero affetto rispetto agli altri che, nel finale, mostrano la loro vera natura egoistica. Il ritmo scorre né troppo lento né troppo veloce e suggestive sono le musiche fra cui spiccano icone come gli Underworld e Iggy Pop, più volte citati nel film.  

IL CAST  Ognuno dei personaggi principali viene rappresentato perfettamente da ciascuno degli interpreti. Sick Boy è ossessionato dalla figura di Sean Connery e, pur di ottenere il piacere estremo, non esita ad intraprendere azioni criminose. Spud è goffo ma pacifico, ed alla fine si dimostra l’unico vero amico per Rent. Tommy, onesto e sincero, è la seconda vittima della tragica esistenza in cui versa chi cede all’eroina. Begbie, forse il peggiore del gruppo, se disdegna l’eroina è però ossessionato dalla violenza contro chiunque e dall’alcool. Ma su tutti spicca il protagonista e voce narrante, Rent, che attraversa il tunnel dell’eroina ma che poi, con grande sforzo, impara a prendere la giusta via che non è mai la più facile.

Prima di ottenere la definitiva consacrazione a star internazionale in un brillante ruolo di giovane mentore nella Trilogia-prequel della Saga che ha reso immortale George Lucas (Star Wars), Ewan McGregor dimostra impeccabili doti recitative con questa impressionante interpretazione.

DAL LIBRO AL FILM Con il termine trainspotting si vuole indicare quella pratica di appassionati di ferrovie di osservare i treni in movimento in modo simile al birdwatching. Nel romanzo di Irving Welsh questa pratica viene citata quando Renton e Begbie vengono avvicinati da un vecchio barbone che, mentre stanno urinando nell’ormai dismessa stazione centrale di Leith, chiede loro ironicamente se fossero dei disoccupati che ingannano il tempo osservando i treni in partenza e in arrivo alla stazione. Nel film questa scena viene riadattata in un contesto rurale che fa da sfondo all’ennesima discussione filosofica fra Sick Boy e Rent. Quelle che sono rispettivamente la scena più rivoltante (la toilette) e le due più tragiche (la morte della figlia di un’amica e poi di Tommy), nel film vengono riprodotte fedelmente, anche se nella prima c’è un esito che rende l’effetto meno pesante (incredibile pensare che abbiano usato dell’innocuo cioccolato per girarla).

COMMENTO  La dipendenza dalla droga, in qualunque forma si presenti, per appagare un profondo senso di insoddisfazione contro un’opprimente piatta normalità è un tema difficile e più che mai attuale oggi. Accanto alle classiche sostanze che si fumano, si sniffano, si iniettano o si ingeriscono, c’è oggi una nuova e letale droga, quella che ha le sembianze di un display usato più di quanto realmente serva, che rende schiavi di una realtà fittizia che progressivamente ti rende incapace anche della più piccola ed elementare azione di uscire fuori a respirare l’aria buona che ancora non è sparita dal mondo vero. Il regista non si risparmia nelle scene più esplicite per rendere meglio l’idea della dipendenza da superare. E quando Rent sembra essere uscito fuori dal giro per vivere serenamente una vita come tutti, ecco rispuntare fuori il suo tragico passato che sembra contaminarlo di nuovo. Invece, alla fine, questa ricaduta non è altro che la prova definitiva per voltare pagina e scegliere un futuro che magari apparirà più difficile da affrontare ma che comunque sarà più sereno di prima. Puntando l’attenzione su una visione negativa della gioventù negli anni ’90, ossia una generazione senza ideali e senza futuro che cerca solo distrazioni e non vie d’uscita, Irving Welsh nelle pagine e Danny Boyle in celluloide creano una storia che in sé è una vera sfida per stomaci forti e menti fini per scoprire al di là di una superficie squallida quello che è un vero inno alla vita da conquistare e da vivere nel modo corretto. Chi è riuscito a capire il messaggio nascosto dietro alla violenza in un Capolavoro del distopico come  Arancia meccanica  riuscirà a cogliere un insegnamento simile in questo che, se non il migliore, certamente è il più celebre fra i drug movie.

Non è rinnegando il male che si può sperare di sconfiggerlo o di prevenirne gli effetti.

UN CULT PER VERI INTENDITORI.

VIETATO AI MINORI.

Vittorio Paolino Pasciari

Vittorio Paolino Pasciari

Classe '86, nolano DOC. Laureato in Lettere Classiche, appassionato di cinema, letteratura e teatro.

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