Torna a vedere dopo 5 anni di cecità: è il primo caso in Italia con la nuova tecnologia

Redazione Zerottouno News Redazione Zerottouno News18 Dicembre 20223 min

Da zero a sei decimi con un intervento di mezz’ora: una paziente di 76 anni torna a vedere dopo 5 anni di cecità. È il risultato del primo trapianto in Italia, il centesimo al mondo, realizzato con una protesi endoteliale in materiale polimerico. Lo ha eseguito il. Prof Luigi Fontana, Docente di Malattie dell’Apparato Visivo dell’Università di Bologna e direttore dell’Oftalmologia dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola a Bologna. Oggi è stato replicato già cinque volte.

La paziente, Giancarla, è affetta da una patologia chiamata scompenso endoteliale con una conseguente opacizzazione della cornea e glaucoma. Negli ultimi anni era stata già sottoposta a due interventi di trapianto con cellule endoteliali da donatore, falliti entrambi. Prima dell’operazione con il Professore Fontana, Giancarla era considerata una paziente “visus moto manu”: una condizione assimilabile alla cecità totale, perché in grado di distinguere solo ombre e luce ma non le forme. A fine agosto è stata sottoposta all’intervento con impianto di endotelio artificiale, il primo in Italia e il 100esimo al mondo, attualmente la sua cornea è trasparente e la sua capacità visiva è di 6 decimi. Un risultato straordinario considerando le condizioni di partenza e il passato della paziente.

Parliamo di una protesi in materiale polimerico che funziona come endotelio di una cornea artificiale – spiega il Professore Luigi FontanaL’endotelio corneale è una membrana che svolge un compito fondamentale per il mantenimento della trasparenza della cornea e quindi per vedere correttamente: per questo nei pazienti affetti da deficit del suo funzionamento, il trapianto da donatore fino ad oggi era l’unico intervento in grado di ristabilire la funzione visiva. Con un intervento che sfrutta una protesi in materiale polimerico, simile alla plastica, il valore aggiunto principale sta nella minore percentuale di rigetto e nella poca invasività dell’intervento, quasi ambulatoriale”.

Il trapianto di cornea, infatti, è ancora l’intervento più diffuso per numero di pazienti: in Italia ne vengono eseguiti più di 5000 ogni anno. Le tecniche si sono evolute nel tempo: da quella classica dove veniva impiantata una cornea intera da donatore, alla tecnica lamellare, la più recente e raffinata, che prevede solo la sostituzione degli strati malati di cornea preservando il tessuto non colpito dalla malattia. È un intervento molto meno invasivo rispetto a quello tradizionale che consente un recupero della vista più rapido e minori complicazioni come il rigetto, nonché l’ottimizzazione dell’impiego delle cornee donate.

Tuttavia, esistono ancora condizioni in cui il trapianto di endotelio da donatore ha breve durata o impossibilità di essere eseguito: parliamo di pazienti già sottoposti a trapianti di endotelio falliti per causa di rigetto o per la presenza di altre patologie oculari. I risultati de primo intervento eseguito all’IRCCS Policlinico Sant’Orsola e di quelli successivi, dunque, confermano le potenzialità dell’utilizzo di una materiale artificiale per trattare alcune forme di opacizzazione della cornea.
Più specificatamente, parliamo di un sottile strato di un materiale sintetico di 50 micron di spessore e 6,5 mm di diametro: come una piccola lente a contatto morbida e pieghevole che una volta introdotta nell’occhio viene fatta aderire alla parete interna della cornea.

L’oftalmologia universitaria del Policlinico di Bologna ha ormai acquisito grandi capacità innovative e di leadership assistenziale – afferma il Magnifico Rettore dell’Alma Mater Giovanni Molarianche mediante una grande capacità di fare sistema di competenze trasversali presenti in Università e in Azienda. Questo risultato rafforza il ruolo centrale del Sant’Orsola nell’assistenza e nella ricerca sui trapianti. L’Ateneo auspica che la Regione continui a riconoscere l’importanza di sostenere i centri di riferimento in grado di fornire prestazioni di altissima complessità a vantaggio di tutto il servizio sanitario”.

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