Tumore alla mammella: stanziati 20 milioni di euro ogni anno per i rimborsi dei test genomici

Redazione Zerottouno News Redazione Zerottouno News12 Luglio 20212 min

Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 7 luglio il Decreto del ministro della Salute del 18 maggio 2021 che stabilisce le modalità di accesso e i requisiti per l’erogazione di 20 milioni di euro annui stanziati in un Fondo specifico dalla legge di Bilancio (legge 178/2020). Le risorse del Fondo sono destinate al rimborso di test genomici per il carcinoma mammario ormono-responsivo in stadio precoce.

I test genomici sono uno strumento decisionale in più, che in aggiunta ai parametri clinici, istopatologici e strumentali, supporta i clinici nella scelta dei percorsi terapeutici più adatti per le pazienti con carcinoma della mammella in fase iniziale per le quali è incerta l’utilità di una chemioterapia in aggiunta alla endocrinoterapia dopo l’intervento chirurgico, consentendo di definire un piano di trattamento personalizzato e appropriato.

In Italia il carcinoma della mammella rappresenta il tumore più frequentemente diagnosticato: nel 2020 secondo il Rapporto Aiom-Airtum “I numeri del cancro 2020” sono stati stimati 54.976 casi nella popolazione femminile, il 30,3% di tutte le forme tumorali. E’ quindi molto importante avere la possibilità di identificare le pazienti alle quali non è possibile assicurare un significativo beneficio con la chemioterapia, evitandone gli effetti tossici oltreché psicologici.

L’utilizzo del Fondo, sulla base dei criteri di accesso definiti dal Decreto firmato dal ministro Speranza, rende oggi possibile in tutte le Regioni l’offerta gratuita dei test genomici a tutte le donne che potrebbero trarne beneficio, contribuendo a garantire appropriatezza ed equità delle cure. La prescrizione dei test genomici sarà effettuata da equipe multidisciplinari dei Centri di Senologia, individuati dalle Regioni e dalle Province Autonome, che hanno in carico le pazienti. L’utilizzo di questi test potrebbe comportare una riduzione dal 50 al 75% del ricorso alla chemioterapia adiuvante, consentendo la scelta dell’opzione terapeutica migliore, che tenga conto comunque delle preferenze della paziente, opportunamente informata.

Redazione Zerottouno News

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