“E’ un momento molto particolare, siamo chiamati non solo a pregare per la pace ma a costruirla, nel nostro piccolo“. Lo ha dichiarato Don Pasqualino Di Dio, missionario ed elemento di spicco della Chiesa, in occasione delle Nozze di Cana tenutesi a Nola nella chiesa del Convento dei Cappuccini. Il riferimento, ovviamente, è all’ultimo triste conflitto a Gaza: “La Pace non nasce solo dai sistemi internazionali ma anche dal rapporto che abbiamo con noi stessi e con gli altri, a partire dalla famiglia finendo ai colleghi di lavoro. Ecco, nel nostro piccolo, dobbiamo essere costruttori di pace“.
“Sei anni fa Papa Francesco, assieme a circa 1000 sacerdoti, mi ha donato l’incarico di portare nel mondo il messaggio della Misericordia attraverso il sacramento della riconciliazione – ha aggiunto Don Pasqualino Di Dio – La Misericordia è antica quanto Dio e noi abbiamo il compito di ricordare che Dio è buono, misericordioso, un papà che si prende cura di noi. Ho conosciuto la Divina Misericordia a 13 anni, è cresciuta con me e, nonostante i miei limiti, sono riuscito ad incarnarla. Io vedo che la gente ha bisogno di Misericordia, c’è sete di Dio, non è vero che la gente non vuole Dio. E’ vero, siamo distratti da mille cose ma questo messaggio può avvicinare molte persone a Dio“.
Poi, sul rapporto tra scienza e religione, ha dichiarato: “Già Giovanni Paolo ha ampliamente scritto sul rapporto tra Fede e Ragione. E’ importante che ci sia questo sposalizio, la nostra è una fede ragionata, andiamo indietro ad un Dio che si è fatto uomo. Non c’è alcuna sovrapposizione, il Signore opera attraverso la scienza, l’intelletto, la medicina, la sua azione ordinaria passa anche da questo“.
“In questi anni stiamo cercando di poter realizzare un coordinamento nazionale dei Gruppi della Misericordia – conclude – Non è facile ma neanche difficile. Ognuno ha i suoi obiettivi e i suoi statuti ma siamo tutti accomunati da questo spirito biblico della Misericordia. Tutti si sentono coinvolti, anche la Chiesa ci sta spingendo verso la collaborazione, verso la sinodalità, che non vuol dire uniformarsi ma, nella diversità, cercare quello che ci unisce“.
