Sperone, caso Euronut: l’azienda chiede il dissequestro del cavalcavia ad Autostrade per l’Italia

di Redazione Zerottouno News

Presentare quanto prima la richiesta di dissequestro del cavalcavia 22 per riportare la normalità nella zona industriale di Sperone e ridare ossigeno ad imprese e agricoltori. Lo chiede ad Autostrade per l’Italia l’amministratore delegato di Euronut spa Domenico Manganelli alla luce dei recenti sviluppi nella vicenda del ponte della A16 sequestrato a giugno. Nel corso dell’ultimo Consiglio comunale è stato bocciato il progetto per l’installazione delle pese elettroniche per il controllo della viabilità, uno stop che potrebbe compromettere l’iter per il ripristino dell’unica strada di accesso all’area.

L’installazione delle pese– afferma Manganelli- avrebbe consentito l’immediata riapertura del ponte. Il sindaco Marco Alaia e la sua maggioranza avranno avuto le loro ragioni per bocciare questo progetto nonostante un accordo sottoscritto dallo stesso primo cittadino, ma ci chiediamo per quale motivo si sia affrontato solo ora il tema dei costi di gestione, già sollevato nei mesi scorsi. E’ sconcertante che questo problema venga sollevato adesso”.

Tra le proposte del sindaco di Sperone, emerse dal Consiglio comunale, c’è il rifacimento ex novo del cavalcavia 22: “Non capiamo– continua l’ad di Euronut spa- come il sindaco concili il fatto che non possa controllare la viabilità a causa delle scarse risorse di uomini e mezzi con la richiesta di un ponte nuovo e di prima categoria, perché anche col ponte nuovo, seppur più resistente, ci sarebbe sempre un tema di monitoraggio della velocità e dei carichi. Il problema dei controlli, in ogni caso, potrebbe essere ovviato con l’utilizzo di strumenti che si hanno già, come le telecamere della zona industriale che sono però rotte da tempo”.

Ad Autostrade per l’Italia, infine, va l’appello affinché agisca con immediatezza: “Chiediamo che venga presentata comunque l’istanza di dissequestro del cavalcavia, visto che i lavori di consolidamento sono stati eseguiti e le pese erano solo uno strumento di controllo a supporto del Comune di Sperone che, evidentemente, ha studiato metodi alternativi. Sarebbe assurdo che il Comune facesse ostruzionismo su questa penosa vicenda assumendosi la responsabilità di far aumentare i danni e i disagi già enormi in una zona industriale isolata, buia, senza videosorveglianza e con il costante rischio di allagamenti”.

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