Clementino e il suo “Black Pulcinella” che profuma di rap

Francesco Amato Francesco Amato29 Aprile 20223 min

Questa volta nella rubrica musicale di “Zerottouno News” ci focalizziamo sul nuovo album di Clementino, “Black Pulcinella”, uscito il 29 Aprile. Di seguito la recensione completa e dettagliata:

Voto Album: 9

THE DARK SIDE OF IENA WHITE: Il disco si apre così, con un pezzo old school, grazie anche al beat di LDO, che si sposa perfettamente con le liriche di Clementino. “Nat’ int e vicl ca segnano a creatività”, questa è una delle prime frasi in cui Clementino evidenzia il rapporto con il suo luogo di nascita, filone dell’intero album. Insomma, ottimo inizio.

UNIVERS: Brano impegnato, accompagnato da 2nd Roof, una garanzia. Clementino si mette a nudo in questo pezzo che sa molto di racconto appunto di quello che è il suo universo.

ATM: Questa canzone ha anticipato l’uscita dell’album, forse quello che si prende meno sul serio e non la migliore del progetto ma sicuramente in linea con l’artista Clementino.

REVENGE: La collaborazione con Enzo Dong sembra essere riuscitissima ma diversa rispetto, ad esempio, ad un loro pezzo precedente come “E strade song e nostre”. Questa volta si sono raccontati molto di più con molta introspezione, ritornello riuscito senza l’ausilio di troppi manierismi vocalici ed effetti applicati in studio.

SOUND OF NAPOLI: Beat molto più improntato sul funky e con molte caratteristiche che ci rimandano direttamente negli anni 90 con il beat di Ettore Grenci e Scoop De Ville. Qualcosa di diverso.

EMIRATES: Una delle tracce più attese perché in collaborazione con l’amico fraterno Rocco Hunt. Si pone l’accento sul desiderio di evadere e di come si possa essere infelici anche intraprendendo una strada come la loro. Nell’ultima strofa i due si alternano con barre che creano un mix che sa di esperimento riuscito.

DESAPARECIDOS: Forse in termini di streams potrebbe essere la più redditizia, nella strofa di Clementino ci sono riferimenti alla sua Nola, a Maradona e alle sue radici nel complessivo, mentre Geolier è la solita macchina da guerra sul beat, con aggressività su un sound che strizza l’occhio all’America.

ECLISSI: La mia preferita del disco, 2nd Roof realizza un beat perfetto per i tre rapper. Tre strofe che profumano di strada e che possono essere descritte semplicemente con la parola rap. Chi ama il genere ama questa traccia.

LA BELVA UMANA: Un esercizio di stile in cui Clementino si toglie semplicemente qualche sassolino dalla scarpa su una produzione non male di Kina.

AMORE LO-FI: Il brano forse più radiofonico dell’album nonostante le strofe in napoletano di Clementino e Nicola Siciliano, lo stesso succede nel ritornello. Madame riesce a fare una bella figura, accantona il parlato corsivo, testo molto chiaro che va dritto al punto.

CAPATE STORTE: Hip-Hop, questo basterebbe, il pezzo rivendica come sia tornato di moda fare rap nel modo giusto e allora questo potrebbe essere un tutorial a livello tecnico di Mattak e Clementino.

CRAZY SHIT (VM18): La collaborazione con Nello Taver aveva fatto storcere il naso a molti ma su un brano fortemente ironico sembra starci perfettamente. Da ascoltare senza aspettarsi lo stile di alcuni brani precedenti ma con l’ironia di ATM, ad esempio.

MKCNF8: Tra Clementino e Nerone c’è sempre stata sintonia e questo pezzo lo testimonia ancora, il rapper milanese realizza infatti una strofa che si sposa benissimo con quella di Iena White creando un buon connubio.

NON PASSA MAI: In questo brano la voce de “LA NIÑA” spezza le due strofe creando un’atmosfera molto cupa e introspettiva, adatta alle tematiche trattate.

BLACK PULCINELLA: Se l’apertura dell’album era Hip-Hop la chiusura lo è ancora di più. Addirittura i primi 30 secondi sono a cappella, cosa che sottolinea le skills di Clementino.

Francesco Amato

Francesco Amato

Classe 1998, studente di Lingue e Letterature Straniere all'Università degli Studi di Salerno. Appassionato di musica, comunicazione digitale e giornalismo. Giornalista pubblicista dal 2020. Una frase che lo identifica? "Non si scrive perché si ha qualcosa da dire ma perché si ha voglia di dire qualcosa”.

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