La forza dei numeri e il coraggio della ribellione: il secondo posto aritmetico è stato accolto, al San Paolo, da 16mila tifosi, un allenamento allo stadio in un momento storico particolarmente fertile, tra i più importanti – epoca Maradona esclusa, s’intende – degli oltre novant’anni di vita del Napoli. Record negativo di presenze in campionato col Cagliari, perché? Una domanda attuale, che suscita curiosità. I tifosi si sono allontanati dalla squadra, dalla società o dal calcio? C’è un po’ di tutto ma non basta esser vaghi per dare risposta al quesito. La verità, eppure chi siamo noi per dirlo, è che la prima stagione di Ancelotti è apparsa a tutti come annata di transizione fin troppo evidente. Diversi indizi: il mercato, la volontà di Hamsik di andar via, il via libera alla partenza del capitano. Non sarebbe mai successo, un anno fa, col Napoli in piena corsa per lo scudetto.
Ma lo stesso Hamsik, pur ingolosito dai soldi cinesi, non avrebbe mai accettato di partire sul più bello. In pochi mesi può cambiare tutto: l’ex capitano del Napoli aveva intuito qualcosa, ha scelto di non perdere il treno della sua vita perché s’era accorto, sin da subito, di ritrovarsi all’alba di un nuovo ciclo. Che è partito ufficialmente la scorsa estate ma comincerà, sul serio, tra qualche settimana, quando la rosa subirà diverse modifiche e accoglierà nuova linfa, talenti alla Fabian o Meret che possano somigliare concretamente alle idee di Ancelotti, ovvero squadra verticale, fisica, che sfrutterà le corsie esterne di difesa e d’attacco. E il campionato, che sta per concludersi, servirà solo per arrotondare la classifica – magari eguagliando gli 82 punti di Sarri al primo anno di Napoli – e risolvere gli ultimi dubbi sui calciatori da cedere o su quelli dai quali ripartire. L’elenco è lungo ma ci sarà tempo per parlare (solo) di mercato.
Fabio Tarantino
Giornalista e speaker, voce di Radio Punto Zero