E ora che si fa in attesa del Barcellona, adesso che la Champions è distante, praticamente impossibile, e il quinto posto vale il sesto, è un traguardo effimero? Gattuso lo sa e lo ha già detto alla sua squadra, non vuole cali di concentrazione, il calcio non è solo classifica o tre punti, vale la pena dare il massimo sempre perché “nessuno mi ha mai regalato niente” e anche perché “questo gruppo resterà qui per il 70-80%” e dunque si dovranno gettare oggi le basi per il domani.
La sconfitta con l’Atalanta, netta e meritata, contro una squadra che un tempo era rivelazione e ora solo certezza, ha spento i sogni di gloria, reso la Champions utopia e le prossime nove giornate, quelle che restano alla fine del campionato, una sorta di test itinerante, al San Paolo o altrove, per meritare la riconferma, magari far ricredere qualcuno o trovarne altri, di possibili sbocchi, per ripartire appena sarà tutto concluso. Guai a mollare, un errore pensare di poter rilassarsi: c’è la Roma domenica e coi tre punti il Napoli la raggiungerebbe, quinto posto vuol dire quinto posto e basta, tanto l’Europa League è già certa – avendo vinto la Coppa Italia – ma non è questa la mentalità giusta, lo sa Insigne e lo sanno gli altri, sono stati informati e avvisati nel post-Bergamo, hanno subito la sfuriata di Gattuso che non ci sta a perdere neppure in amichevole.
Il Napoli che verrà è già qui, è nella visita di Osimhen alla città, nei dubbi su Lozano, nei tormenti di Milik, nell’attesa per le offerte giuste che liberino Koulibaly e Allan, nei ragionamenti sulla porta e nella ricerca dell’erede, impresa ardua trovarne anche uno che gli somigli appena. Ma il mercato è ancora distante, almeno nelle date, e allora non resta che pensare al campo, senza fare scherzi. Anche senza veri obiettivi da dover raggiungere. Per questo Gattuso li costruirà di partita in partita.