Amore e delitto: alla scoperta de “I fratelli Karamazov”

Milena Liberti Milena Liberti3 Aprile 20245 min

Quando si parla dei libri di Dostoevskij o di Tolstoj, classici della letteratura russa, si pensa immediatamente a dei mattoni pesanti e complicatissimi da leggere. Pregiudizi difficili da sfatare. Fosse solo per curiosità, invece, sfogliate “I fratelli Karamazov”. Sono sicura che non smetterete più di leggere il romanzo che costituisce una delle perle della letteratura mondiale. Non volendo paragonare assolutamente Tolstoj a Dostoevskij, entrambi descrivono con un’indagine accurata e psicologica le miserie e le debolezze dell’animo umano. Vedi I Fratelli Karamazov, Delitto e castigo, Umiliati e Offesi. Ma anche Tolstoj non è da meno con Anna Kareninina, Guerra e Pace, Infanzia.

In particolare, I Fratelli Karamazov racconta il parricidio più famoso della letteratura russa, uno dei romanzi di maggior successo di Dostoevskij. Apparve a puntate sulla rivista russa Il messaggero russo (RussKij Vestnik) e fin dal primo capitolo, uscito nel gennaio del 1879, fu un grande successo.

Eppure, mai opera letteraria di tale mole venne composta in modo così frettoloso. Dostoevskij non faceva in tempo a correggere le bozze che in un turbinio narrativo veniva pubblicato il secondo libro tra commenti favorevoli, lettere appassionate che ne chiedevano il seguito, inviti a pubbliche letture nei salotti letterari. Si può supporre che la fretta nello scrivere fosse dovuta, oltre alla richiesta dell’editore, ad una necessità relativa alla salute precaria dell’autore che aveva già in tasca una diagnosi di enfisema polmonare, infatti morì nel 1881, appena quattro mesi dopo la pubblicazione.

Ecco la trama: 3 figli di diverse madri, cresciuti separati tra loro, ciascuno per la propria via, che si rincontrano nella vecchia casa del padre, grigia e dal tetto rosso, lugubre, spinti ciascuno da un impulso che non sono in grado di spiegare. Questo è l’inizio della tragedia, cupa come le prime lettere che accompagnano il cognome: Kara in russo significa appunto “punizione”. Il romanzo è costellato da forze minacciose e salvifiche in martellante alternanza. Al centro di tutte le malvagità incontriamo Fedor Pavovlic, il padre assassinato, un uomo perfido, costantemente alla ricerca dello svago e del divertimento. Un uomo tanto feroce quanto astuto. Con la sua ferocia tormenta i figli, invade il loro territorio, si pone in concorrenza con loro. Il primogenito Dmitrij, o Mitja, è un uomo preda dei suoi impulsi e delle sue passioni. Seppur misero e peccatore, rappresenta comunque l’umanità autentica perché inserito nel tessuto fondamentale dell’universo. In Dmitrij batte un cuor buono, ma disordinato e passionale, imprigionato nel suo io di fango. Egli sogna e brama l’amore di Grusènka, di cui è innamorato anche il padre Fedor. La lotta per la donna amata in Dmitrij si esaspera fino al delirio in forza del sovrapporsi dei fantasmi materni. Spia di nascosto la finestra del padre in attesa che Grusènka lo raggiunga e si lasci rapire dal lussurioso padre, proprio come aveva fatto sua madre trent’anni prima. Il secondo figlio, Ivan, è un uomo intelligente, arguto e razionale, che si perde nel nichilismo più assoluto, nell’anarchia totale. Sarà colpito da febbre cerebrale durante la sua testimonianza al processo per l’assassinio del padre, nel tentativo di salvare il fratello Dmitrij e fare emergere la verità. Ivan mette in discussione l’esistenza di Dio e la moralità del mondo, mentre Alèsa, o chiamato anche Aleksej, il più giovane dei figli, è un asceta, monaco novizio con una profonda fede in Dio e una visione idealistica della vita. Questo contrasto fra i due fratelli è motivo per lo scrittore di offrire al lettore profonde considerazioni e diverse concezioni della fede e della morale, mettendo in evidenza la complessità dell’animo umano.

Alèsa è il personaggio più amato da Dostoevskij, uomo di fede che deve confrontarsi col mondo che lo circonda e le tentazioni che in esso si celano. La storia s’intreccia con figure di donne che mostrano le loro vulnerabilità e le loro passioni. Altra figura inquietante è Smerdjakòv, figlio illegittimo di Fedor, cresciuto presso il padre in qualità di servo. Anche Smerdjakòv brama un nuovo io che è nientemeno che l’io di un cittadino europeo libero, non a caso comincia a studiare il francese, si mette gli occhialini: timida pretese di uno status symbol. Ma Smerdjakòv è anche uomo del popolo, che cerca di liberarsi e di staccarsi ma a esso torna con disprezzo. Qui è palese il messaggio ideologico di Dostoevskij: il vuoto di valori che stava insinuando la Russia era dovuto proprio all’influsso indiscriminato delle culture straniere da una malintesa intenzione di aggregare la Russia all’Europa. La società russa si era spersa, senza più guide né fedi autentiche. Rimaneva solo il popolo russo, cioè il popolo contadino ortodosso per sua natura antieuropeo. Perciò bisognava far presto e obbligare l’intellighenzia russa a prendere coscienza di quel nichilismo che stava pervadendo la Russia, prima che personaggi come Smerdjakòv che strizzavano l’occhio all’Europa avessero preso forma.

La prosa nel romanzo “I Fratelli Kramazòv” è magistrale, ricca e complessa. L’autore scava nella psicologia di personaggi, nei loro pensieri più reconditi offrendoci dei monologhi e dei dialoghi profondi. L’autore alterna costantemente questioni religiose, filosofiche e morali attraverso un messaggio ricco e stimolante. Ma è anche un romanzo che affronta le ingiustizie sociali, le miserie dell’animo umano, la povertà, le disuguaglianze sociali, mettendo in luce un ritratto realistico della società dell’epoca.

Nonostante la profondità dei temi affrontati, il romanzo è ricco di colpi di scena, di svolte inaspettate, si legge e si rilegge più di una volta perché vi si riscoprono sempre frasi nuove e messaggi reconditi che erano sfuggiti in una prima lettura. Per le persone con età più avanzata, consiglio di ascoltare l’audiolibro, con qualsiasi smartphone, basta avere un collegamento ad internet e senza neanche scrivere basta cliccare sul microfono di Google e chiedere: “I Fratelli Karamazov ascolta”, si apre una finestra con diverse possibilità separate per capitoli.

Buona Lettura!

Milena Liberti

Milena Liberti

Nata a Nola nel 1959, la passione per il mondo del cinema e della recitazione l'ha accompagnata da sempre e così, in pensione dal 1° settembre 22, decide di dedicare il suo tempo alle recensioni di film e alla recitazione. Va a cinema tre o quattro volte a settimana ma ha trovato anche il tempo di iscriversi all’Università del Cinema di Acerra e recitare in una compagnia teatrale amatoriale. La sua esperienza lavorativa in qualità di docente di educazione fisica è iniziata nel 1979. Partita per Milano, a luglio ha conseguito il diploma ISEF con 110/lode e ad ottobre era già docente a tempo indeterminato. Nel 2002 si laurea a Verona in scienze motorie e collabora con l’Università allo studio della qualità di vita degli anziani in relazione allo sport. Ha inoltre conseguito due master: uno in "Tecnologie dell’Istruzione” e un altro in “Il dirigente scolastico nella scuola dell’autonomia”. Nel 2011 ha partecipato al concorso di dirigente scolastica, superandolo e venendo chiamata a dirigere l’istituto comprensivo di Cattolica, diventando l’unica preside della cittadina. Ma come ci insegna il bellissimo film “Nostalgia” di Mario Martone, il richiamo alle radici è forte e non si può ignorare. Perciò finisce la mia carriera di Dirigente Scolastica a Gaeta, dopo aver trascorso tre anni a Fiuggi, all’Istituto Alberghiero “Buonarroti” . Ora una nuova fase della vita tra cinema e scrittura.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Related Posts

a2it.it

081News.it è una testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Nola al n.2/14.
Eventuali segnalazioni possono essere inviate a redazione@081news.it o sui social ai contatti con nome Zerottouno News.
La testata è edita e diretta da Aniello “Nello” Cassese, sede legale in Liveri (NA) – via Nazionale n.71, sede operativa in Nola (NA) – via Giordano Bruno n.40.