Trasporto Pubblico: botta e risposta tra il presidente EAV De Gregorio e i sindacati

di Vincenzo Persico

La situazione dell’Eav, l’ente che gestisce parte del trasporto pubblico in Campania con Circumvesuviana, Cumana e Circumflegrea, come ben risaputo non è delle più rosee, sia sul fronte economico che su quello del servizio offerto e le tensioni tra gli utenti, la dirigenza e i lavoratori sono sempre all’ordine del giorno. Ultimo in ordine di tempo è un forte botta e risposta tra il presidente Umberto de Gregorio e i sindacati dei lavoratori dopo alcune affermazioni dello stesso De Gregorio riportate in una lettera inviata e pubblicata dal Mattino.

Nella nota il presidente dell’ente attacca apertamente il ruolo che il sistema sindacati assume all’interno di Eav: “Nella mia concezione teorica il sindacato è un elemento di difesa dei diritti dei lavoratori e di sviluppo dell’impresa. Purtroppo mi sono accorto, nella pratica, che non è sempre così. Non ricordo uno sciopero per gli ex dipendenti del fallimento Eav-bus che da quattro anni non percepivano il Tfr. Il sindacato difende, nei fatti, i più deboli o i più forti?” si domanda De Gregorio, aggiungendo “Abbiamo otto sigle sindacali riconosciute, che non vogliono riunirsi tutte insieme, per cui sei costretto a fare tre o quattro tavoli diversi dove emergono posizioni sindacali diverse. E poi chi fa la sintesi? Se le procedure di raffreddamento e le riunioni in prefettura diventano riti utili a ritardare o ostacolare azioni, se lo sciopero diventa un sostanziale ricatto, a cui cedi per evitare di sottoporre i cittadini a disagi, se i motivi dello sciopero non sono comprensibili o rilevanti, che fare?”. A fronte di questi dilemmi De Gregorio pone quattro domande fondamentali, la prima: “Se non si riesce a trovare un accordo con i sindacati su questioni specifiche è legittimo arrivare ad un accordo direttamente con i lavoratori senza l’intermediazione del sindacato?” riferendosi alla questione di Pasqua quando per garantire il servizio alcuni dipendenti furono reclutati direttamente dall’azienda bypassando i sindacati per fronteggiare l’emergenza. La seconda domanda è “E’ legittimo uno sciopero di 50 lavoratori che blocca migliaia di utenti per una mera richiesta di avanzamento parametrale di qualche dipendente?” e terza domanda: “Se vengono esauriti i permessi sindacali e si ha necessità di altri incontri, ma i sindacati non partecipano perché hanno esaurito i permessi, che si fa? Si blocca l’attività? L’azienda si ferma? O si continuano a dare permessi eccezionali, che poi magari non producono risultati?” ed infine “Se un bus ha un finestrino rotto, il lavoratore si può rifiutare di guidarlo. Ma se quel lavoratore lo stesso bus dieci giorni lo guida e l’undicesimo no, come interpretare questo comportamento? E se il dodicesimo poi lo guida di nuovo, può l’azienda contestarlo di non aver guidato l’undicesimo giorno? Oppure deve essere sottoposta ai capricci (ricatti) del lavoratore? Ho solo tanti dubbi e nessuna certezza”.

La risposta del sindacato non si è fatta attendere e attraverso una nota dell’11 Giugno l’OR.S.A. Autoferro TPL, Organizzazione Sindacati Autonomi e di Base, risponde a tono al presidente De Gregorio: “Leggiamo con stupore l’intervista al presidente del CdA di EAV che deforma la realtà ed attacca non una specifica sigla sindacale, ma proprio il concetto di sindacato. Il presidente fa notare che nessuno sciopero sia stato fatto per il lavoratori di Eavbus: vero è che per le stesse ragioni nessuno sciopero viene ora fatto da EAV per ANM, semplicemente perché non è la stessa azienda. Certamente se il presidente auspicava uno sciopero politico di appoggio ad un’altra azienda potrà essere accontentato nel prosieguo della trattativa in ANM, dove i sindacati, da egli tanto vituperati, hanno sottoscritto un accordo per salvare l’azienda, che ora sembra non venir rispettato proprio dall’Azienda…(senza parole!)”. E continua “Ma è nella splendida invenzione dello sciopero pignolo che la fantasia del presidente dell’EAV rasenta la forma più sublime della deformazione della realtà. Il fatto che un lavoratore conduca un pullman con il finestrino rotto, in barba a tutte le norme e sulla sua responsabilità (esempio suo), perché infatti non dovrebbe legalmente partire, ha un nome ben preciso: si chiama collaborazione in attesa o nella speranza che qualcuno si adoperi per ripararlo. Il fatto che all’undicesima volta il mezzo non esca può essere definito con tante parole (non collaborazione, esaurimento della pazienza o rottura di …..), ma è la prima volta che leggiamo la parola ricatto (ancora senza parole!)”. Infine “Ma prima di puntare sempre il dito contro lavoratori e sindacati, signor presidente una domanda pratica, ha notizie dei nuovi treni? Non quelli che erano già costruiti da anni con ordini non suoi, ma di passate gestioni e che non si riuscivano a mettere in servizio. Cerchiamo notizie di quei treni da “revampizzare”, più volte pubblicizzati, perché necessari al rilancio del TPL, dei quali abbiamo perso da tempo le tracce. Li avete ritrovati? Non è che per caso si punta il dito altrove per non guardare nel posto giusto?”.

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