Pagamenti con denaro contante: il tetto massimo è giusto?

Vincenzo Frate Vincenzo Frate27 Dicembre 202246 min

Nell’ultimo mese con la discussione sulla manovra finanziaria 2023 si è riacceso il dibattito sull’utilizzo del contante nelle transazioni economiche. Come sempre, più che alla sostanza del problema, con l’elenco e l’analisi dei pro e dei contro, si è assistito al solito tifo da stadio tra opposte fazioni. Ognuno tendeva a distruggere le altrui piuttosto che esaltare le proprie.

Le posizioni in campo sono abbastanza delineate, da un lato si sostiene che il tetto al contante sia da deterrente alla crescita economica mentre dall’altro si sostiene che la riduzione della moneta circolante ,a favore della transazioni elettroniche ,possa ridurre evasione e o addirittura riciclaggio.

Secondo una indagine di Unimpresa non c’è correlazione diretta tra l’andamento dell’evasione fiscale e l’evoluzione del tetto al contante. Addirittura, da questo studio si è certificato che il livello più basso di evasione negli ultimi dieci anni è corrisposto al livello di contante a 5.000 euro, limite del 2010. Viceversa, sempre secondo Unimpresa, è col tetto a 1.000 euro che si è registrato il livello più elevato di evasione fiscale.

A dar man forte a questa teoria si aggiunge che il contante possa avere un effetto corroborante al commercio restituendo un senso di libertà a cittadini ed imprese che potrebbero dare uno slancio in una fase economica dove la congiuntura non è certamente nella sua fase espansiva.

Di tenore diametralmente opposto è uno studio di Banca d’Italia del 20221, tale studio sosteneva che l’utilizzo di denaro contante fosse effettivamente correlato in maniera negativa al grado di sviluppo economico locale e alla finanziarizzazione, e in maniera positiva alla crescita del sommerso.

Anche a livello di Unione Europea non c’è una omogeneità di comportamenti con un nutrito gruppo di Stati che non ha nessun limite al contante. Tra di essi sicuramente da menzionare per grandezza e forza economica la Germania, con un ulteriore cospicuo gruppo di nazioni che adotta limiti dai 1.000 ai 15.000 euro.

Essendo l’argomento contante estremamente sentito, anche l’UE trova difficoltà nel dirimere la controversia e ogni tentativo di normare la materia ha trovato aspri ostacoli da parte delle cancellerie europee, generando questa evidente distorsione del mercato finanziario la dove teoricamente, almeno nell’ambito finanziario ed economico, dovrebbe vigere una uniformità di comportamenti da parte degli stati membri.

Per quanto riarda l’Italia, dall’iniziale progetto di 10.000 euro probabilmente si avrà un tetto a 5.000 che è stato il punto di sintesi tra le diverse anime della maggioranza di governo che già in campagna elettorale aveva affermato che tale provvedimento sarebbe stato tra le prime cose da realizzare dal momento dell’insediamento del nuovo esecutivo. Anche i cittadini si sono divisi sul tema con una prevalenza di anziani, generalmente favorevoli al tetto dei contanti, mentre una sostanziale contrarietà al tetto ai contanti dalla fascia compresa tra i 55 e i 64 anni di età che si dice contraria a qualsiasi tetto al contante.

Indubbiamente questo spaccato, fatto dall’indagine del portale facile.it, probabilmente fotografa anche la situazione della ricchezza delle famiglie italiane dove è proprio nella fascia centrale di età che si concentra la maggior possibilità economica relegando alle fasce , meno giovani e più giovani, la minor capacità di spesa e conseguentemente la non importanza a tetti all’uso di contante. Difficilmente un giovane o una persona anziana possono detenere quantità di contanti così alta.

A sostegno di questa posizione il segretario della CGIL Maurizio Landini ha affermato recentemente che il vero problema in Italia non è il tetto al contante ma è quello di aumentare il contante nelle tasche degli italiani“.

Ad alimentare ulteriormente la diatriba sulla questione è entrato anche il conseguente progetto di elevare la soglia di accettazione obbligatoria all’utilizzo dei Pos a 60 euro. In effetti oggi ogni esercizio commerciale, pena sanzioni pecuniarie, è obbligato ad accettare pagamenti con moneta elettronica a prescindere dall’importo che si deve pagare. Ancora, sul tema, si sono espresse diverse fazioni, chi ancora sosteneva positività del tracciamento per chi pagasse e per chi incassasse e contrari invece quelli che affermavano che le commissioni applicate a tali pagamenti da parte delle banche andasse ad erodere completamente i margini di guadagno da parte dei commercianti.

Al momento tale novità non è stata introdotta in finanziaria e quindi avremo ancora la possibilità di poter pagare indistintamente con carta o con contante gli acquisti che facciamo. Rimane vero in ogni caso che la forte spinta all’utilizzo di transazioni elettroniche, ad esempio con l’incentivo del governo Conte col cashback, non è corrisposto una riduzione dei costi applicati dalle banche sopratutto ai piccoli esercenti, con ulteriore allargamento della forbice contrattuale a favore dei grossi centri commerciali o addirittura della piattaforme di acquisto on line.

Un’ analisi meno faziosa sul tema va fatta. In un generale quadro di economia sempre più stagnante, causa inflazione alle stelle, creare nuovi stimoli di spesa potrebbe essere un’ idea positiva ma rendersi conto che la base di popolazione che contribuisce alle entrate dello Stato è sempre più esigua a fronte degli aumentati fabbisogni della nazione.

Secondo Cida e Itinerari Previdenziali il 79,2% degli italiani dichiara meno di 29.000 euro annui corrispondendo il 27,57% di tutta l’lrpef, un’ imposta neppure sufficiente a coprire i fabbisogni di welfare di questa fascia di popolazione . Al contrario, il 12,99% dei contribuenti che dichiara più di 35.000 euro corrisponde il 59,95% dell’intero monte di imposte sul reddito. Il 49,15% degli italiani non dichiara alcun reddito imponibile.

Ebbene, se il quadro generale della nostra economia è questo come possiamo paragonarci agli altri Stati europei dove evasione ed elusione fiscale sono a livelli “normali” e non “patologici”, se l’incentivo all’utilizzo della moneta elettronica non corrisponde un’ accettabile commissione da parte delle banche ?

L’intera filiera dell’economia ha bisogno di legge chiare e durature con obiettivi di medio e soprattutto lungo periodo con aggiustamenti in itinere e non burrascosi cambi di rotta come l’incentivo di stato al cashback per i pagamenti elettronici e dopo pochi mesi l’eliminazione dell’obbligatorietà dell’accettazione dei pagamenti elettronici sotto ai 60 euro.

L’economia quotidiana non può permettersi controversie ideologiche poiché tutti gli operatori economici, associazioni imprenditoriali, sindacati, istituzioni finanziarie, tendenzialmente esprimono opinioni di parte. Sta alla politica fare sintesi e dare riferimenti legislativi chiari ed esaustivi delle esigenze di sviluppo di tutta la popolazione.

Vincenzo Frate

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