“C’è ancora domani”: resilienza, rassegnazione e riscatto nel film-evento di Paola Cortellesi

Vittorio Paolino Pasciari Vittorio Paolino Pasciari20 Febbraio 202410 min

C’è ancora domani è un film di genere drammatico-commedia-storico del 2023 diretto ed interpretato da Paola Cortellesi. Il cast è formato da Paola Cortellesi (Delia), Valerio Mastandrea (Ivano Santucci), Giorgio Colangeli (Sor Ottorino Santucci), Romana Maggiora Vergano (Marcella Santucci), Vinicio Marchioni (Nino), Gabriele Paolocá (Peppe), Francesco Centorame (Giulio Moretti), Lele Vannoli (Alvaro), Paola Tiziana Cruciani (Sora Franca), Yonv Joseph  (William), Alessia Barela (Orietta), Federico Tocci (Mario Moretti), Priscilla Micol Marino (Sora Giovanna), Maria Chiara Orti (Sora Rosa), Mattia Baldo (Sergio) e Gianmarco Filippini (Franchino).

Prodotto con un budget superiore ai 5 milioni di euro e con un incasso totale di circa 27,2 milioni di euro il film è risultato un successo di botteghino acclamato dalla critica italiana e internazionale, diventando in breve uno tra i migliori film del 2023. Fra i riconoscimenti sono da segnalare il premio speciale della giuria e la menzione speciale “miglior opera prima” alla 18a edizione della Festa del Cinema di Roma, seguiti dal Nastro d’Argento 2024 “miglior film”. Il successo di pubblico e di critica in patria e all’estero hanno reso la pellicola uno dei migliori film del 2023.

TRAMA  Roma, maggio 1946. In una città divisa fra la povertà lasciata dalla Seconda Guerra Mondiale, reparti militari Alleati in giro per le strade e la voglia di cambiamento in vista del referendum istituzionale e dell’elezione dell’Assemblea Costituente del 2 e 3 giugno vive Delia: madre di tre figli e moglie repressa e rassegnata, vive in un quartiere popolare della Capitale sopraffatta da Ivano, suo violento marito, e in conflitto con Marcella, adolescente figlia primogenita che disprezza la madre per la passività con cui subisce gli abusi. Le giornate di Delia si dividono fra faccende domestiche e lavori vari e l’unico conforto, in una famiglia e una società che mortifica e zittisce le donne, è rappresentato dalla sua amica e vicina di casa Marisa, donna spiritosa e ottimista, e Nino, meccanico con cui in passato Delia ha avuto una relazione. L’occasione di un riscatto insperato per Delia arriverà dopo un incontro casuale con il soldato afroamericano William, con la rottura del fidanzamento della figlia Mariella, dopo la morte del suocero bigotto Ottorino, ed in occasione del referendum costituente.

È proprio a mia figlia che penso.
C’è ancora domani

 

ANALISI   L’azione scorre veloce e sfrutta un’atmosfera cupa (il colore bianco e nero efficace a richiamare il passato) con riprese che si concentrano sul contesto e sugli sguardi (la storia e sullo sfondo, i conflitti interiori sono i protagonisti veri): lo spettatore viene fin da subito introdotto nel dramma della prepotenza domestica e sociale. La protagonista-regista si mostra estremamente abile nel voler colpire il cuore dello spettatore, affrontando un dramma che sfiora l’horror con delle tinte di umorismo nero (la violenza domestica a suon di danza) che, grazie alla collaudata esperienza artistica della Cortellesi, rendono se possibile ancora più schiettamente accessibile il messaggio di speranza e di monito alla società odierna che è ancora malata di passati e disumani pregiudizi. Il ruolo mortificato della donna nel Secondo Dopoguerra, tristemente e tragicamente riflesso nel presente odierno, viene descritto nella duplice visione di rassegnazione e speranza della donna da adulta e di riscatto e ribellione da adolescente. Due sono le occasioni che si presentano inaspettatamente per condurre ad un riscatto ormai insperato. E quando l’ultimo, estremo stralcio di crudele realtà pare annullare ogni previsione, l’emozionante finale restituisce quella speranza difesa fino al supplizio ad un pubblico che se risulterà sempre diviso fra chi sostiene (donne) e chi fatica a crescere (uomini), non potrà non avere un motivo in più di riflettere sui difetti di una civiltà che non va oltre le parole.

DIRITTO DI VOTO E DI RISCATTO   Il 2 giugno 1946 in Italia viene indetto il referendum istituzionale per determinare la forma di Stato nella penisola a seguito della fine della Seconda Guerra Mondiale (1945). Fra le caratteristiche che rendono questo evento per sua natura unico sta il fatto che, per la prima volta in Italia, il diritto di voto per partecipare a una consultazione politica nazionale, viene esteso anche alle donne: come risultato il numero di votanti raggiunse la cifra di circa 13 milioni di donne a fianco di 12 milioni di uomini, ovvero circa l’89,08% degli aventi diritto di voto all’epoca (circa 28 milioni).

La storia del diritto di voto esteso alle donne in Italia è passata per tentativi falliti già in epoca post-Unitaria (1881 e 1907), per approdare ad una vera svolta già verso la fine secondo conflitto mondiale. Il decreto n. 23 del 2 febbraio 1945, emanato dal consiglio dei ministri Ivanoe Bonomi e proposto il 31 gennaio dello stesso anno con il Nord della penisola ancora occupato dai tedeschi, segna il primo passo verso il referendum del 1946 per ottenere definitiva legalizzazione con l’Assemblea Costituente per l’elaborazione della Costituzione della Repubblica Italiana, entrata in vigore dal 1° gennaio 1948. Che la conquista da parte delle donne, ovvero di una parte integrante e vitale dell’umanità e di una società civile non solo sulla carta, del diritto di voto sia arrivata solo verso la fine dell’ormai passato XX secolo è una vergogna i cui effetti perdurano nello stato di subordinazione che tutt’ora segna l’esistenza delle donne nonostante gli sforzi di chi vuole mantenere le apparenze ma non va oltre nella sostanza.

COMMEDIA E DRAMMA  L’attrice, sceneggiatrice e regista romana Paola Cortellesi vanta una carriera che fra i riconoscimenti annovera il David di Donatello “miglior attrice protagonista” per Nessuno mi può giudicare (2011). L’ingresso nel mondo dello spettacolo inizia sul piccolo schermo a 13 anni come cantante: sua è la voce di Cacao Meravigliao, sponsor immaginario della trasmissione Indietro Tutta! mentre da corista figura nell’Orchestra di Acqua Calda. Sei anni dopo inizia a studiare recitazione e questo la spinge ad interrompere gli studi universitari in Lettere e Filosofia. Dopo anni in teatro, radio e televisione il primo vero successo mediatico arriva con la Gialappa’s Band: dal 2000 al 2001 è nel cast di Mai dire Gol, Mai dire Grande Fratello, Mai dire Domenica e Mai dire lunedì dove mostra subito al pubblico le sue doti comiche come parodista. Il secondo millennio vede anche l’esordio al cinema con un altro celebre trio comico, Aldo Giovanni e Giacomo (Chiedimi se sono felice e Un altr’anno e poi cresco). La carriera fra televisione, teatro e cinema prosegue e con lo spettacolo teatrale Gli ultimi saranno ultimi ottiene numerosi riconoscimenti come “miglior interprete di monologo”. Nel 2004 la Cortellesi approda al Festival di Sanremo affiancando nella conduzione Simona Ventura, Gene Gnocchi e Maurizio Crozza e nello stesso anno escono i film Tu conosci Claudia? ancora a fianco del trio Aldo, Giovanni e Giacomo e Il posto dell’anima diretto da Riccardo Milani, suo attuale marito. La passione per la musica, sostenuta da ottime capacità canore la porta a incidere Non mi chiedermi, sigla finale di Nessundorma, programma da lei stessa condotto.

Il 2007 vede l’approdo nel genere drammatico: Maria Montessori – Una vita per i bambini è uno sceneggiato di Canale 5 che vale all’attrice romana il Maximo Award alla Roma Fiction Fest; nello stesso anno riceve una candidatura al David di Donatello “miglior attrice non protagonista” per il ruolo nel film biopic Piano, solo. Mentre alterna fortune sul piccolo schermo come conduttrice (Non perdiamoci di vista) e collaborazioni in produzioni musicali con Renato Zero (Ancora qui) e Claudio Baglioni (Battibecco nel disco Q.P.G.A.) segue nel 2009 la seconda candidatura al Nastro d’Argento “miglior attrice non protagonista” con il film Due partite.

Del 2010 è il ruolo nella commedia Maschi contro femmine di Fausto Brizzi cui segue la fiction per la Rai Le cose che restano. Nel 2011 il successo arriva in televisione nella conduzione con Claudio Bisio di Zelig su Canale 5 e sul grande schermo con il film Nessuno mi può giudicare che vale alla Cortellesi il David di Donatello “miglior attrice protagonista”. Il periodo 2014-2016 è quello delle doppie candidature “miglior attrice protagonista”, rispettivamente David di Donatello e Nastro d’argento: per la commedia di Carlo Verdone Sotto una buona stella; per il film Scusate se esisto! di Riccardo Milani, debutto come sceneggiatrice per la Cortellesi; per il film Gli ultimi saranno gli ultimi di Massimiliano Bruno.

Per gli anni successivi i titoli sul grande schermo non si contano. Da segnalare è Come un gatto in tangenziale (2017): con il Nastro d’argento “miglior attrice in un film commedia” (suo il record di vittorie), il Globo d’oro “miglior attrice” ed il Ciak d’oro “miglior attrice protagonista” risulta uno dei massimi successi della Cortellesi. La prima collaborazione con Valerio Mastandrea è Figli (2020), drama-comedy vincitrice di 3 Nastri d’argento. Da rilevare anche una proficua attività nel doppiaggio per la tv (Tutti pazzi per amore 2) e di film d’animazione di produzione Pixar (Cars 2 e Soul).

 

Con il debutto alla regia del 2023 C’è ancora domani, vincitore di 3 premi alla Festa del Cinema di Roma (premio del pubblico – menzione speciale alla migliore opera prima – premio speciale della giuria), Paola Cortellesi ottiene un risultato che può definirsi una definitiva e meritatissima consacrazione. Un’interpretazione impeccabile in perfetto equilibrio con una regia che mira ad emozionare più che a narrare la storia fanno dell’esordio della Cortellesi dietro la macchina da presa un prodotto che ha pienamente meritato il successo ottenuto. Il risultato finale è un chiaro e riuscito mix di atto di denuncia e di racconto di speranza che combina dramma e commedia e che, in modo schietto e senza remore, vuole ricordare ad un’umanità ancora, pateticamente e tragicamente, ancorata ad una concezione maschilista che la donna non è, e non deve essere, solo un oggetto da sfruttare o un pretesto per prevaricare, ma è un essere umano che merita per sua stessa natura il diritto di essere rispettata e sostenuta in perfetta parità – non solo civile ma soprattutto personale! – in una società che mai come adesso deve essere guarita da pregiudizi e stereotipi che puzzano di paura e ignoranza per riscoprire – non solo a parole ma con fatti e azioni! – quelle virtù in nome delle quali è stata ideata e costruita – con il sacrificio di un popolo che è fatto non solo di uomini ma anche di donne! – una Costituzione che ancora adesso vive solo nella carta stampata ma non nel cuore di chi dovrebbe rappresentarla.

 

Il sangue di quante Giulia Cecchettin sulle mani di noi miseri epigoni di una realtà in degrado totale dovrà gridare ancora contro la vergogna di una paura che si nutre di ignoranza?!

 

DA VEDERE, RIVEDERE E FAR VEDERE.

Vittorio Paolino Pasciari

Vittorio Paolino Pasciari

Classe '86, nolano DOC. Laureato in Lettere Classiche, appassionato di cinema, letteratura e teatro.

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