“La moglie di Tchaikovsky”: amore e mistero nella vita del grande compositore

Milena Liberti Milena Liberti9 Aprile 20242 min

Sulle piattaforme in streaming, in particolare su Prime Video, da qualche giorno si può vedere il film “La moglie di Tchaikovsky“. Il regista ha messo in evidenza la figura di Antonina Miliukova, moglie del grande compositore, restituendoci un’immagine di donna ossessionata non dall’amore per l’uomo, ma per l’artista e ciò che lui rappresentava.

Questa è la trama: Il 18 luglio 1877 Tchaikovsky sposa una sua ex allieva, Antonina Ivanovna Miljukova (nel film Alyona Mikhailova), matrimonio fortemente voluto dalla giovane donna, perdutamente innamorata del grande compositore. Purtroppo, però, Peter Tchaikovsky, interpretato da Odin Lund Biron, non ama le donne, ma accetta di sposarla per allontanare da sé le accuse di omosessualità. La coppia passa pochi momenti insieme. Tuttavia Antonina non cerca la libertà, rifiuta il divorzio e trasforma il suo amore in una patologica ossessione. Il regista, ironico e sagace, per dare l’idea del film che vuole trasmettere al pubblico in sala, mette in scena nell’icipit la morte del compositore che avviene nel 1983. La moglie giunge nella casa dove si tiene la veglia funebre. Le numerose persone presenti si allargano per fare spazio alla vedova, ma lei rimane sulla porta e il defunto, indispettito dalla sua venuta, si alza. L’irreale conclusione di una vita passata a fuggire quel legame che pure da morto lo perseguita.

Il regista Serebrennikov, dissidente processato dal regime di Putin, autore originale che nel 2022 ha portato a Cannes questo film, ha confermato il suo stile con una ricostruzione totalmente libera della biografia di un grande musicista dell’Ottocento. Il regista usa piani sequenza dal sapore onirico e visionario (vedi la scena del defunto che si alza) e ci restituisce un’immagine della protagonista che non vuole accettare il rifiuto palese del marito.

La storia di Peter e Antonina era già stata raccontata da Ken Russel nel 1970 con L’altra faccia dell’amore, ma quello era un film su Tchaikovsky. Quello di Serebrennikov è invece un film su una morbosa ossessione, su un amore e una promessa tradita. La figura del grande compositore è in secondo piano, figura che viene presentata nelle sue grandezze ma anche nelle sue debolezze.

Il film è lento in alcune sequenze come tutti i grandi romanzi dell’Ottocento, però è da vedere, consigliato anche da alcune testate giornalistiche del settore. Lo consiglio!

Milena Liberti

Milena Liberti

Nata a Nola nel 1959, la passione per il mondo del cinema e della recitazione l'ha accompagnata da sempre e così, in pensione dal 1° settembre 22, decide di dedicare il suo tempo alle recensioni di film e alla recitazione. Va a cinema tre o quattro volte a settimana ma ha trovato anche il tempo di iscriversi all’Università del Cinema di Acerra e recitare in una compagnia teatrale amatoriale. La sua esperienza lavorativa in qualità di docente di educazione fisica è iniziata nel 1979. Partita per Milano, a luglio ha conseguito il diploma ISEF con 110/lode e ad ottobre era già docente a tempo indeterminato. Nel 2002 si laurea a Verona in scienze motorie e collabora con l’Università allo studio della qualità di vita degli anziani in relazione allo sport. Ha inoltre conseguito due master: uno in "Tecnologie dell’Istruzione” e un altro in “Il dirigente scolastico nella scuola dell’autonomia”. Nel 2011 ha partecipato al concorso di dirigente scolastica, superandolo e venendo chiamata a dirigere l’istituto comprensivo di Cattolica, diventando l’unica preside della cittadina. Ma come ci insegna il bellissimo film “Nostalgia” di Mario Martone, il richiamo alle radici è forte e non si può ignorare. Perciò finisce la mia carriera di Dirigente Scolastica a Gaeta, dopo aver trascorso tre anni a Fiuggi, all’Istituto Alberghiero “Buonarroti” . Ora una nuova fase della vita tra cinema e scrittura.

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