106, un numero considerevole e tragico che racchiude la drammaticità di un anno colmo di omicidi. 102 vittime di genere femminile, di cui ben 82 uccise per mano di uomini appartenenti alla sfera affettiva e familiare, tra cui 53 per mano di uomini che dicevano di amarle (compagni, mariti, ex). Un anno, quello ancora in corso, che presenta uomini con mani sporche di sangue, sinonimo di un bestialità profonda che non cessa di esistere ma, anzi, sembra prolungarsi giorno per giorno. Attraverso i social media e la stampa ogni giorno si viene a conoscenza di notizie devastanti che toccano il cuore anche di persone esterne a queste storie che, a loro volta, mostrano una certa empatia nei confronti di queste dinamiche.
Tanti gli interrogativi sul vero concetto dell’amore, che nulla ha a che vedere con la violenza e con la mancanza di rispetto nei confronti di una donna. Molto probabilmente, se questi uomini capissero di essere nati a loro volta da una figura femminile, da una madre, avrebbero un’altra concezione della donna. Non sarebbe solo un simbolo, ma avvertirebbero un senso di protezione e di ammirazione. Se solo si ricordassero che vengono alla luce proprio dall’amore, non si vivrebbero queste circostanze, che ancora nel 2023 si è costretti ad affrontare. Bisognerebbe comprendere e tener presente che l’amore è supporto, è presenza, e non ha nulla a che fare con la brutalità e l’umiliazione. Allora bisognerebbe celebralo questo amore, non solo il 25 novembre, ma per l’intero percorso di vita.
Nunzia Pecorelli
Nunzia Maria Pecorelli, classe 2001. Laureanda in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Salerno. Precedentemente collaboratrice di altre testate web. Specializzata in critica cinematografica. Amante della cultura, della letteratura con la passione per serie tv e film.
