Il Natale di Tim Burton commuove e fa riflettere: “Edward mani di forbice”

di Redazione Zerottouno News

(a cura di VITTORIO PAOLINO PASCIARI e FELICE SANGERMANO) Il Natale è ormai alle porte e noi della rubrica #CinemaCourier non potevamo fare a meno di proporvi uno dei grandi classici di questo periodo. No, non stiamo parlando di Una poltrona per due (di cui peraltro trovate QUI la recensione), ma di un altro evergreen celeberrimo, vale a dire Edward mani di forbice (o Edward Scissorhands se preferite l’inglese), pellicola del 1990 diretta da Tim Burton, nel cui cast, manco a dirlo, spiccano su tutti Johnny Depp (Edward) e Winona Ryder (Kim Boggs).

Intramontabile fiaba drammatica dall’ambientazione volutamente esagerata e stereotipica (vedasi la rappresentazione del sobborgo americano e della tipica famiglia che vi abita), il film si rivelò un discreto successo al botteghino (86 milioni di dollari incassati nel mondo a fronte di un budget di 20), ma fu acclamato dalla critica come il miglior film del regista di Burbank. Fra i vari riconoscimenti, il film vanta infatti nomination agli Oscar (Miglior trucco a Ve Neill e Stan Winston) e ai Golden Globe (Miglior attore in un film commedia o musicale a Johnny Depp) del 1991, e due premi, rispettivamente, ai BAFTA 1992 (Miglior scenografia a Bo Welch) ed ai Saturn Awards 1992 (Miglior film fantasy).


TRAMA Edward è un ragazzo costruito con delle lunghe lame al posto delle mani da un anziano scienziato morto prima di completare il suo lavoro. Rimasto completamente solo a vivere in uno spettrale castello in cima ad una collina, Edward viene trovato da Peggy Boggs, rappresentante di cosmetici che decide di portare il ragazzo a casa sua, nella cittadina ai piedi della collina. Superato lo spiazzamento iniziale, Edward viene accolto cordialmente dai membri della famiglia Boggs e dalle amiche di Peggy. Inizia ad adattarsi alla vita nella cittadina e ben presto si innamora di Kim, figlia maggiore di Peggy. Ma col passare del tempo la “diversità” di Edward diventa un problema. Le persone che inizialmente mostravano affetto cominciano ad approfittare del buon cuore del ragazzo fino a respingerlo come un mostro, a cominciare dalla fanatica religiosa Esmeralda, e in particolare da Jim, fidanzato di Kim, geloso della sintonia instauratasi fra Edward e la ragazza.

ANALISI DEL FILM La storia comincia in tipico stile fiabesco: c’è un’anziana signora che, su insistenza della giovane nipote, comincia a raccontare. Fin da subito lo spettatore può notare la purezza del cuore del ragazzo diverso solo esteriormente. L’azione scorre lenta e descrive, attraverso una climax ascendente, una comunità-simbolo inizialmente incuriosita e stimolata dalle doti singolari del protagonista. Ma poi, in un contrasto perfettamente costruito, riemerge nei cosiddetti normali la paura fondata sull’ignoranza e sulla superficialità che alla fine preferisce scacciare ciò che non ha saputo comprendere appieno. Nonostante la commozione per un amore impossibile alla fine ricambiato, l’epilogo è la tragica conferma di un ineluttabile destino di solitudine per un animo puro ma rifiutato da chi vede solo con gli occhi e non con il cuore.

QUALCHE CURIOSITÀ
• La trama è ispirata a una serie di disegni che Burton aveva fatto da adolescente. Gli schizzi raffiguravano un uomo alto e magro con lame lunghe e affilate al posto delle dita. Il regista ha dichiarato che al tempo era spesso solo e aveva problemi a costruirsi amicizie. Il quartiere in cui è ambientato il film ricorda Burbank, città natale di Tim Burton in California (altre curiosità sul regista le trovate QUI).
Winona Ryder ha abbandonato il set de Il Padrino – Parte III per recitare in questo film. A convincerla sarebbe stato Johnny Depp con il quale si sarebbe fidanzata durante le riprese del film. La coppia ha poi vissuto un’intensa storia d’amore durata tre anni.
• Fra i pretendenti al ruolo di Edward figuravano attori del calibro di Tom Cruise, Jim Carrey, Tom Hanks e Robert Downey Jr: Carrey fece il provino e fu bocciato; Cruise rifiutò la parte perché avrebbe voluto un happy end.
• Sebbene abbia dichiarato che non sia il suo miglior film, Tim Burton ha confessato che è il suo film preferito. Della pellicola egli ama particolarmente la colonna sonora, composta dal compositore Danny Elfman (un sodalizio duraturo con il regista da questo e per molti altri film).
• È in questo film inoltre che nasce la collaborazione artistica (7 film) e la profonda amicizia fra Tim Burton e Johnny Depp ed un omaggio a questo esordio comune può ritenersi il personaggio con lame affilate tra le mani in Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street (2007).
Robert Smith, frontman dei Cure, è la persona a cui il regista si è ispirato, soprattutto per il taglio di capelli, per il protagonista del film.
• Il ruolo di vecchio inventore padre del protagonista segna l’ultima apparizione sul grande schermo di Vincent Price, attore per cui Burton nutriva una profonda venerazione (nel 1982 gli dedicò un cortometraggio in stop-motion, Vincent).
• In questo film Johnny Depp, qui al suo primo ruolo da protagonista, dice solo 169 parole.


LA PUREZZA DEL DIVERSO Tim Burton, regista del dark, è abilissimo nel mostrare la bellezza che solo una mente fine ed un cuore aperto possono scorgere oltre l’apparenza dell’inconsueto. La storia dell’uomo fabbricato e rimasto incompleto è un riferimento fin troppo evidente ad un immortale Classico del gotico. Ma se con il suo Frankestein Mary Shelley affronta il tema della presunzione dell’uomo di inizio ‘800 ossessionato dall’idea della creazione, Tim Burton estende il concetto e si concentra sulla solitudine del ‘mostro’ evidenziandone la profonda umanità.

Musiche emotivamente suggestive, scenografie pittoresche ed interpretazioni impeccabili consentono al regista di produrre qualcosa di assolutamente ineguagliabile per denunciare la superficialità di una comunità – qui stereotipata al massimo – che è inizialmente attratta dalla curiosità per qualcosa che rompe la monotonia, ma che poi non riesce a comprendere il profondo bisogno di amore di chi vuole essere accettato per come è e non per come appare. Anche a Natale, più che di regali, abbiamo bisogno d’amore.

Capolavoro intramontabile, da vedere e rivedere (non solo a Natale) fino a consumarsi gli occhi.

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