Il rimpianto di non averla vinta è il sentimento che descrive meglio di ogni sintesi cos’è accaduto martedì sera contro il Barcellona. Annullando Messi, il fantasma del fenomeno che sa d’essere, il Napoli ha spento il Barcellona. Per questo l’1-1 è un risultato beffardo, nonostante l’impresa. Eppure Gattuso non si arrende: “Non è finita”. Una frase che rimbomba, da giorni, all’interno dello spogliatoio. Il Napoli ci crede, sfiderà i blaugrana al Camp Nou con l’incoscienza di chi non ha nulla da perdere ma anche con la consapevolezza che le idee dell’allenatore hanno smascherato i limiti di una squadra, quella di Setien, che al ritorno farà fatica a convocarne undici. Tanti gli assenti: ai soliti noti, come Suarez e Dembele, si aggiungeranno anche Busquets e Vidal, due pilastri del centrocampo. Ci sarà Messi, che peccato, ma ogni sogno parte dall’umana idea che sia impossibile raggiungerlo.
Tre settimane al ritorno, ci sarà tempo per (ri)pensarci, ora testa al Torino, si giocherà sabato al San Paolo (gara aperta ai tifosi, salvo sorprese dell’ultimo istante) e Gattuso si augura di riconoscere la sua squadra, quella combattiva e incisiva delle coppe, non la copia sbiadita che a Fuorigrotta ha regalato punti a tutti: al Cagliari, al Bologna, al Genoa, al Parma, al Lecce. L’obiettivo, in campionato, resta l’Europa. La Champions è distante, ma nessun calcolo è stato già costruito a tavolino: si naviga a vista, si guarda alla giornata, alla ricerca di quel “filotto di vittorie” che consenta a Gattuso, finalmente, di fidarsi della sua squadra. Ci siamo quasi.