“Il giardino segreto”: Natura, amicizia e guarigione in una trasposizione suggestiva

di Vittorio Paolino Pasciari

Il giardino segreto (The Secret Garden) è un film di genere drammatico del 1993 diretto da Agnieszka Holland e prodotto da Francis Ford Coppola per Warner Bros. La pellicola costituisce la terza trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di Frances Hodgson Burnett del 1910, dopo un film muto del 1919, un film sonoro del 1949 e prima di una quarta edizione nel 2020.

Il cast è formato dai giovani protagonisti Kate Maberly (Mary Lennox), Heydon Prowse (Colin Craven) e Andrew Knott (Dickon) che affiancano gli attori affermati Maggie Smith (Sig.ra Medlock), John Lynch (Lord Archibald Craven), Laura Crossley (Martha Sowerby), Walter Sparrow (Ben Weatherstaff), Iréne Jacob (Lilias Craven / madre di Mary), Frank Baker (ufficiale del Governo) e Colin Bruce (maggiore Lennox).

Prodotto con un budget di 18 milioni di dollari il film ha incassato un totale di circa 40 milioni risultando un buon successo di botteghino mentre la critica si divide fra chi ne apprezza la rappresentazione grafica e chi ne disdegna l’azione lenta. Il film vanta fra i riconoscimenti la nomination al Premio BAFTA 1994 “miglior attrice non protagonista” (Maggie Smith), il premio Evening Standard British Film Awards “miglior regia tecnica” (Stuart Craig) e la posizione n. 38 nella lista “50 film BFI da vedere entro i 14 anni” stabilita nel 2005 dal British Film Institute.

TRAMA   Primi anni del ‘900. Mary Lennox è una bambina di origini inglesi di 10 anni che vive in India insieme ai suoi genitori. Questi ultimi, un maggiore dell’esercito britannico ed una ricca ereditiera amante dei ricevimenti, non si occupano mai della bambina che cresce viziata con la sua cameriera e sviluppa un carattere scorbutico alleviato dalle letture e dal contatto con la natura. Quando entrambi i genitori di Mary muoiono in tragiche circostanze la piccola viene spedita in Inghilterra presso il suo nuovo tutore, nonché zio materno, il ricco vedovo Archibald Craven che vive a Misselthwaite Manor, una villa situata nel cuore della brughiera inglese. In questa nuova residenza Mary fa subito i conti con la vita inglese rappresentata dalla signora Medlock, arcigna governante della casa che le proibisce di andare in giro a curiosare, e da Martha, giovane domestica che senza difficoltà iniziali insegna alla piccola ad essere più autonoma. Spinta da un’irrefrenabile curiosità e da misteriosi lamenti che sente di notte attraverso le pareti, Mary scopre dietro un drappo una porta segreta che conduce in una parte abbandonata della casa e nella camera della zia Lilias, defunta moglie di Archibald Craven, trova una vecchia e strana chiave. Dopo aver ottenuto dallo zio il permesso di girare per i giardini della villa, Mary un giorno segue un pettirosso che la conduce alle mura di un giardino segreto la cui porta, nascosta dall’edera, è chiusa a chiave e realizza che la vecchia chiave trovata è quella che apre quella porta. Una volta entrata nel giardino rimasto incolto per dieci anni Mary decide, aiutata da Dickon, giovane fratello di Martha che lavora come giardiniere presso la villa, di prendersene cura e farlo tornare in vita all’insaputa di tutti. Al segreto del giardino se ne aggiunge presto un altro quando Mary scopre, una notte in cui i lamenti e i pianti nelle pareti sono più forti, che in una stanza a lei proibita vive un bambino suo coetaneo: è il piccolo Colin, figlio di Archibald e quindi cugino di Mary. Il bambino è cresciuto viziato, con il timore di essere malato e prossimo alla morte con il padre che, sconvolto dalla morte della moglie nel darlo alla luce, ha preferito viaggiare invece di assistere alla crescita del figlio lasciato ai domestici della casa. Sarà proprio Mary, con l’aiuto di Dickon e del giardino segreto, a convincere il cugino a guarire dalle sue paure restituendo la voglia di vivere a chi si era ormai rassegnato ad un destino di tristezza e abbandono. 

ANALISI   L’azione scorre lenta nella voce narrante della piccola protagonista e alterna panoramiche sul contesto, chiuso e soprattutto aperto, a primi piani che, merito anche della spontaneità dei giovani ed impeccabili interpreti, ben delineano i caratteri messi a confronto. Tre animi provati da traumi familiari, due bambini ed un adulto, covano una rabbia che si riflette in atteggiamenti fra insofferenza, altezzosità e rassegnazione di facciata per nascondere un profondo e legittimo bisogno di amore negato. La curiosità infantile porta ad esplorare un nuovo contesto e si rivela la via che conduce alla scoperta della natura e del suo dimenticato potere terapeutico per affrontare e superare verità dolorose da troppo tempo ignorate. La fedeltà al Classico di riferimento lascia spazio a qualche innocente licenza poetica ma risulta più che rispettata ed il commovente finale restituisce pienamente le emozioni che solo le immortali pagine da sfogliare possono offrire sempre a chi non ha ancora cuore e menti inaridite da un presente sempre più crudele.

DALLE PAGINE…  Il romanzo della scrittrice anglo-americana Frances Hodgson Burnett (1849-1924) viene pubblicato, dopo una prima edizione a puntate nel 1910 su un periodico americano destinato a lettori adulti, in due edizioni integrali nel 1911, una a New York dall’editore F. A. Stokes e l’altra a Londra per Heinemann editore. La trama ha per oggetto il processo di maturazione di due fanciulli, Mary e Colin, grazie alle cure da essi fornite ad un giardino circondato da mura che, teatro di un grave incidente dieci anni prima, era stato chiuso dal suo padrone traumatizzato dall’evento tragico. Le prime edizioni integrali Penguin in lingua inglese evidenziano nell’introduzione quanto l’autrice coltivava interessi per lo spiritualismo, il simbolismo sacro, la teosofia e il Cristianesimo scientista. La prima edizione italiana con il titolo Il giardino misterioso risale al 1921, tradotta da Maria Ettlinger Fano per l’editore Paravia (Torino) e la più recente edizione integrale, traduzione di Giancarlo Carlotti per Gribaudo-Feltrinelli editore, è del 2018.

L’ispirazione della Burnett è da cercare nella passione per il giardinaggio, attività che ella praticò nei giardini delle sue abitazioni private di Manhasset (New York) e soprattutto di Maytham Hall (Kent). La scrittrice considerava questa attività altamente pedagogica se non addirittura terapeutica per il corpo e per la mente. Nonostante l’immediato successo presso i ragazzi anglofoni e fra i giovanissimi soldati adolescenti impegnati nella Prima Guerra Mondiale, il romanzo non fu inizialmente considerato un capolavoro dell’autrice rispetto ai “fratelli maggiori” Il piccolo Lord (1886) e La piccola principessa (1905). Il motivo di questa diffidenza si può ricercare nell’essenza rivoluzionaria della storia in cui i bambini e i ragazzi si possono educare da soli grazie all’amicizia fra animi segnati da tragici eventi e al potere terapeutico del lavoro e della vita all’aperto che garantiscono la crescita di un corpo sano e un buon equilibrio psicologico. Una tesi di questo genere risultava in netto contrasto con le convinzioni pedagogiche diffuse in Europa e in USA ai primi del XX secolo (ben rappresentate dalla signora MedLock) in base alle quali solo la guida, l’insegnamento e la vigilanza costante degli adulti potevano garantire l’educazione di bambini e adolescenti laddove l’amicizia, in particolare fra ragazzi di sesso opposto, appariva pericolosa e da tenere sotto controllo così come la vita all’aperto a stretto contatto con gli animali, causa la scarsa curabilità di patologie in larga diffusione, doveva essere sottoposta a rigide norme igieniche per evitare malattie gravi (la paura della malattia di Lord Craven riflessa sul figlio Colin). Negli anni ’70 del XX secolo il libro viene completamente rivalutato e tutt’oggi è ritenuto il romanzo più popolare della scrittrice anglo-americana reperibilissimo, sugli scaffali e sul web, in ogni sezione “Classici per ragazzi” da leggere almeno una volta.

… ALLA CELLULOIDE  La regista polacca Agnieszka Holland (Varsavia, 28 novembre 1948) inizia la sua carriera negli anni ’70 e del 1978 è il suo primo grande successo, Attori provinciali, premio della critica al Festival di Cannes 1980. Ebrea per parte di padre, con i drammi Raccolto amaro (1985) ed Europa Europa (1990) la regista affronta il tema delle persecuzioni razziali ad opera dei nazisti durante la 2^ Guerra Mondiale e ottiene due nomination agli Oscar, rispettivamente miglior film straniero e migliore sceneggiatura originale. Nel film Poeti dall’Inferno (1995) dirige un sempre bravissimo Leonardo di Caprio in una riuscita e tormentata vicenda sentimentale mentre dirige sul piccolo schermo alcuni episodi di serie televisive. Nell’adattare il romanzo della Burnett la Holland si avvale di un perfetto equilibrio di prospettive: dai primi piani sui volti per delineare il confronto fra i personaggi fino alle panoramiche sugli ambienti interni e soprattutto esterni in cui si riflettono le azioni e le emozioni dei protagonisti. Qualche licenza poetica si scosta dal testo (la morte dei genitori di Mary in un terremoto e non per un’epidemia di colera) ma non sminuisce affatto l’essenza della storia originale che nel complesso viene rispettata per offrire allo spettatore un risultato suggestivo che soddisfa anche i lettori dotati di mente acuta.  

“La magia è in me, la magia mi farà star bene”

NATURA CHE GUARISCE   Il romanzo-simbolo della Burnett negli adattamenti per il piccolo (6) e grande schermo (6) va sicuramente ricordato, oltre che in quello qui analizzato, nel primo lungometraggio sonoro (1949) in cui il volto della piccola protagonista fu dell’allora bambina-prodigio Margaret O’Brien – già indimenticabile e sventurata Beth March nel contemporaneo adattamento Piccole donne diretto da Mervyn LeRoi – e in due adattamenti animati, un film di produzione anglo-americano per la tv diretto da Dave Edwards (1994) trasmesso in Italia su reti private locali e la serie nipponica Mary e il giardino dei misteri (1993) trasmessa in Italia su rete Mediaset. L’adattamento del 2020 diretto da Marc Munden pur offrendo un prodotto visivamente suggestivo con interpretazioni impeccabili soffre di un’azione troppo veloce e di una tendenza al fantasy (il produttore è quello di Harry Potter) che può sminuire le emozioni legate alla maturazione dei personaggi rendendo di fatto la versione della Holland di gran lunga più vicina alla Burnett.

La diffidenza della critica che accolse libro nella sua epoca di appartenenza a ben guardare non si discosta tanto dal nostro triste presente dove – basta illudersi!  – ancora dominano la paura di quello che sta fuori dalla porta di casa. Più che comprensibile dopo 3 anni di pandemia ma non se diventa una prolungata, deviata e malata ossessione a danno della crescita di bambini e adolescenti e soprattutto di un mondo che dopo anni di abusi in nome del venefico profitto ha tutto il diritto di farci sentire prossimi all’estinzione!

Omaggio al potere benefico della natura, al valore dell’amicizia, alla forza dei sentimenti, tre pilastri fondamentali per la crescita fisica e la maturazione psicologica, Il giardino segreto è una favola moderna capace di emozionare e commuovere ricordando ai grandi ed insegnando ai piccini che spesso, per non dire sempre e forse mai come adesso, riscoprire la bellezza della Natura incontaminata da curare e salvare – NON DA DOMINARE E SFRUTTARE! – insieme all’entusiasmo della fanciullezza perduta che vuole soprattutto amore e amicizia sono le uniche terapie che davvero guariscono dalla paura di superare traumi e dolori e ritrovare la voglia di vivere e andare avanti con rediviva speranza.

PIÙ NATURA E MENO PROFITTO!

EMOZIONANTE E SUGGESTIVO CLASSICO DA RISCOPRIRE.

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