Niamey: un miracolo della Natura

di Luca Marro

Qual è il posto più bello in cui sono stato? Questa domanda me l’hanno fatta qualche giorno fa e c’ho messo un po’ di tempo a trovare una risposta. Ci sono un sacco di posti che mi sono piaciuti. Ma pensandoci bene, se proprio devo sceglierne uno, uno solo, quello in cui mi sono trovato meglio, quello che m’ è piaciuto di più, quello più magico. Quel posto è sicuramente Niamey. Si tratta di una città in mezzo al deserto con un grande fiume, il Niger, che la attraversa e la taglia a metà. Una città in cui la sabbia del deserto fa contrasto alla vita floreale che si sviluppa alle rive del fiume.

E’ incredibile vivere in questo miracolo naturale dove i tramonti sono mozzafiato e la luna e le stelle sembrano più grandi di qualsiasi altro posto in cui sia mai stato. Mi è piaciuto un sacco vivere a Niamey, per un milione di ragioni. Per le sue bellezze naturali, per la sua multietnicità, ma anche e soprattutto perché a Niamey tutto era diverso, le strade, il cibo, i mezzi di trasporto e per osmosi anche io ero diventato diverso. Più recettivo, più interessato al mondo che mi circondava. Ero finalmente quello che avevo sempre voluto essere. Mi sembrava di essere finalmente nel posto giusto al momento giusto. Sapete quell’istante in cui giochi a GTA e dopo un po’ di missioni arrivi a sbloccare una parte nuova della mappa e ti butti a capofitto a esplorare tutti gli angoli della nuova città?! Ecco, questa stessa sensazione di euforia la vivevo ogni giorno a Niamey.

Tutto quello che facevo laggiù mi sembrava incredibile, fuori da ogni concezione logica che conoscevo. Tutto aveva il sapore di una grande avventura. Ogni azione, anche la più stupida come fare la spesa, nascondeva una serie di imprevisti impensabili per uno come me, abituato alle regole di vita del mondo occidentale. E quindi tutto diventava più complicato ma anche più divertente e intrigante. Niamey è stata affascinante per tutta questa serie di piccoli e grandi imprevisti, per tutto l’inatteso che m’ha fatto vivere. La normalità laggiù aveva una forma diversa a quella a cui ero abituato e l’inaspettato che ho vissuto m’ha fatto riprovare delle sensazioni che non pensavo fosse possibile riprovare alla mia età.

Niamey, e il Niger in generale, mi hanno aiutato a sentirmi nuovamente all’avventura, alla scoperta di un mondo che non sapevo di non conoscere. Un mondo non raccontato abbastanza o forse troppo spesso raccontato male. Ma se Niamey è così incredibile, allora perché sono partito? Perché non restare? Io queste domande me le so fatte un milione di volte. Purtroppo, una risposta seria ancora non sono riuscito a trovarla.

Nel caso di Niamey, penso che a un certo punto il fisico mi abbia abbandonato. Il caldo infernale, la malaria, il cibo orrendo e il fatto di vivere in mezzo al deserto m’hanno affaticato talmente tanto che non ce la facevo più a restare. Ma credo che la verità sia più complessa di così, più profonda. Non so bene perché non mi riesco a fermare per più di un anno in un posto. Mi piacerebbe farlo, ma non ce la faccio. Forse sono alla ricerca di qualcosa che non ho ancora trovato e forse non troverò mai. Non lo so.

Quello che so è che a Niamey ho ritrovato una parte di me che non sapevo di avere. Scoprendo la città, la cultura, le persone, il loro modo di vivere, mi sono riscoperto. Mi sono sentito parte integrante di una realtà che inizialmente pensavo troppo lontano da me. Ecco allora per rispondere ancora una volta alla domanda del titolo, lo confermo. Non sono pazzo, ma Niamey è indubbiamente il posto più bello in cui ho vissuto.

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