Nola, gli studenti in piazza per Gaza: “Non siamo ignoranti, non cediamo alle offese e siamo orgogliosi di quanto fatto”

Intervista a uno dei promotori, Carlotta Colucci

di Nello Cassese

Il 3 ottobre l’Italia si è fermata per Gaza e la Flotilla, l’iniziativa umanitaria di 50 barche fermata da Israele in acque internazionali alle porte di Gaza. In strada tantissimi studenti. Nelle grandi città ma anche nei centri urbani di periferia. A Nola sono stati tanti i giovani studenti a scendere in strada. Il corteo si è fermato in Piazza Duomo davanti al Municipio. Tra essi anche Carlotta Colucci, studentessa di 18 anni del Liceo Linguistico “Medi” di Cicciano. Con lei abbiamo indagato le motivazioni della protesta e le intenzioni dei partecipanti.

Chi ha organizzato la protesta e in cosa è consistita?

Questo corteo studentesco è nato grazie alla CGIL che ha promosso lo sciopero nazionale del 3 ottobre, nonché grazie all’UDS (Unione Degli Studenti) Campania che ho conosciuto di recente nella persona di Nadia Paolini. Mi occupo di sociale già da tempo e con lei c’è stata subito connessione. Quando qualche giorno fa mi sono svegliata con un peso sul cuore che deriva da tutto ciò che ci circonda, ho deciso di organizzare una manifestazione anche in una realtà più di perferia come Nola. Siamo partiti dal Liceo Albertini, per poi arrivare in Piazza Duomo e riunirci in assemblea. Non pensavo che potesse funzionare così bene, e questo mi rincuora”.

Qual è stato il tuo ruolo e chi ha partecipato?

“Ho usato tutti i mezzi a mia disposizione per ottenere quanti più consensi possibili, soprattutto nel mio istituto, dove sono stata seguita da diversi ragazzi che ringrazio dal profondo della mia anima. Ho organizzato l’intero piano della mattinata e insieme a Nadia ho animato la manifestazione. Sono stata un po’ la promotrice di tutto, diciamo così. Hanno partecipato studenti di diversi Istituti superiori, tra cui il già citato Liceo Albertini, il Carducci di Nola e noi del Medi di Cicciano. Durante l’assemblea conclusiva ho notato anche l’aggregazione di persone adulte che hanno ascoltato con interesse ciò che noi giovani studenti avevamo da dire”.

Quali sono state le reazioni dei cittadini e delle istituzioni?

“Nella vita o si è bianchi o si è neri, le vie di mezzo le prendono quelle persone che Dante avrebbe collocato tra gli ignavi. Infatti, le provocazioni da parte di chi ci guardava durante il percorso non sono mancate, ma grazie a loro siamo stati spronati ad alzare ancora di più la nostra voce. Tra commercianti e cittadini c’era chi ci osservava con la speranza negli occhi, la stessa che le varie istituzioni hanno voluto condividere con noi. Un ringraziamento speciale va al Comune di Nola e alla Polizia Locale”.

Quali motivi vi hanno spinto a protestare?

“Da ormai 77 anni il popolo palestinese non conosce pace e questo deve rimanere interamente sulle coscienze di chi ci governa. Siamo scesi in piazza perché mobilitazione vuol dire prima di tutto far svegliare le coscienze umane affinchè la società tutta sappia cosa sta succedendo e inizi a capire che grave non è soltanto ciò che accade sulla soglia del proprio naso. Non è mai troppo tardi, bisogna ricordarlo sempre”.

Come avete avuto modo di informarvi su quanto accaduto in questi quasi due anni?

“Siamo nati nell’era digitale, dove tutto è a portata di click, anche l’attualità. Giornali online, blog, social media, piattaforme che usiamo quotidianamente e che possono diventare un’arma potentissima se usate debitamente. Se da un lato ci siamo noi ragazzi che non ci fermiamo mai, dall’altro c’è chi preferisce trascorrere il proprio tempo in quella che io chiamo bolla, lontano da tutto ciò che è reale. Ma noi siamo qui anche per loro”.

Avete avuto accuse o offese?

“Tristemente, sì. Durante la giornata ho letto diversi commenti negativi sotto dei post in cui si parla di noi. Siamo stati definiti studenti ignoranti da persone qualunque, che preferiscono indignarsi del troppo traffico durante gli scioperi, dei binari occupati e del chiasso per le strade, ma scarseggiano di coraggio e personalità per metterci la faccia e parlare con cognizione di causa”.

A chi dice che siete troppo giovani e che state sbagliando a protestare, cosa rispondete?

“Curioso come l’unico modo per tacitare le voci sia la sola età. Vi citerò qualche nome. Giovanna D’Arco, alla guida dell’esercito francese a soli 17 anni. Malala Yousafzai, che ha lottato per l’istruzione delle ragazze pakistane a 15 anni. Greta Thunberg, che ha acceso la miccia per la lotta al cambiamento climatico. L’età non è un limite per chi ha una visione e il coraggio di lottare per essa. Non sono troppo giovane, sono parte di una generazione che non si arrende”.

Come vi ha fatto sentire impegnarvi in prima persona per una questione sociale mondiale?

“L’impegno per una causa sociale di questa portata ci ha fatto sentire vivi, come se ogni nostra azione avesse un impatto reale. Ci ha dato una direzione, un senso di appartenenza a qualcosa di più grande di noi stessi. Questo è stato un viaggio fatto di speranza, frustrazioni e tanta energia, ma soprattutto ci ha insegnato che il mondo può e deve essere cambiato, un passo alla volta, tutti uniti”.

Alla luce di questo momento storico di forte coinvolgimento sociale, quale può essere il ruolo della vostra generazione nel futuro prossimo di questa terra e, in generale, dell’Italia?

Abbiamo un ruolo che per me è cruciale. Stiamo ereditando i problemi del passato, ma dovremo affrontare anche le sfide del futuro. Dobbiamo essere innovatori, proporre soluzioni sostenibili e lottare per l’uguaglianza. In Italia, dobbiamo portare avanti l’arte, la cultura e l’ingegno che ci contraddistinguono, ma rompendo schemi ormai obsoleti e creando nuove opportunità, perché solo così la diversità diventerà finalmente un tesoro inestimabile e smetterà di far paura a chi non riesce ad andare oltre l’orizzonte“.

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